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Introduzione 19

già state ricavate e pubblicate per saggio, sparsamente da altri1.

Narrata così, per sommi capi, la storia esterna del Canzoniere, vediamo di chiarirne sobriamente quella interna. Tenteremo da ultimo la valutazione di questa sua arte del verso, dichiarando altresì le ragioni che ci indussero a riporre in luce, con breve commento, le sue rime.

Il contenuto del Canzoniere è il seguente.

Aprono la silloge delle rime, due dediche: una in prosa ed altra in versi, rivolte ambedue a Margherita di Francia, figliuola di Francesco I. All’opera fa propriamente da proemio un sonetto — rivolto all’ipotetico lettore — di puro stampo petrarchesco, che dà l’intonazione generale, e che contiene un ammonimento, frutto della dura, e a lungo durata, esperienza dell’autore, contro le illusioni e le inevitabili conseguenti delusioni d’amore.

Espone, quindi, il poeta, come fu che egli d’improvviso s’invaghì di donna mantovana sulle rive fiorite del Mincio. Sorgono e s’effondono dal cuor

  1. Ireneo Affò, Memorie, cit., pp. 80-83, nel 1787 la Canzone in lode di Lucrezia con la quale si chiude il Canzoniere. — F. G. Napione, già aveva allestito per la stampa nel 1783-84, e pubblicava poi nel 1787 in Piemontesi, cit., t. V, indi ripubblicava nell’agosto 1818, in Vita, cit., t. II, pp. 295-299: «Alcuni sonetti per saggio delle rime manoscritte del Bandello», precisamente gli otto seguenti, che dobbiamo ritenere gli paressero i migliori, o almeno i più rappresentativi dell’arte del Bandello: quelli segnati nell’autografo VIII, XLII, XCVI, CX, CXXII, CXL, CXXIX, LXXVIII che nel presente volume prendono rispettivamente questa numerazione: X, XLIX, CXV, CXXXVII, CLII, CLXXII, CLX, XCV. — Giovanni Lami, Catalogo, cit., p. 57, il son. XLVII, ora qui LIV, ricavandolo però non dall’autografo torinese, ma da un Codice della Riccardiana di Firenze. Finchè metteva a stampa l’intero autografo il Costa, cit., nel 1816.