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NOTA STORICA

Gli applausi al Momolo cortesan incoraggiarono Goldoni a scrivere un’altra commedia (v. a pag 237), conservando la figura principale del giovane veneziano; e abbozzò per l’anno comico 1739-40, com’egli afferma, il Momolo sulla Brenta. Anche la storia di questa nuova composizione si legge nella lettera di dedica, nell’avvertenza ai lettori, nelle prefazioni Pasquali (t. XVI: V. qui a pagg. 131-2) e nelle Memorie francesi. Fra i personaggi ricompariscono, accanto a Momolo, le tre maschere del Dottore bolognese, di Brighella e di Truffaldino: ma il carattere del protagonista si è un altro poco modificato, onde il titolo letterario di Prodigo, che assunse più tardi nella stampa la commedia. Già nel teatro greco-romano più volte i giovani prodighi sorgono di contro ai vecchi avari, e di nuovo nel teatro classico del Cinquecento: pur senza spandere, o di rado, sulla scena stessa, la spensierata follia. Ne’ tempi più vicini convien ricordare a Bologna il Prodigo ricreduto (ed. 1652), commedia in prosa di Guidobaldo Benamati, e a Venezia la Prodigalità di Arlechino, Mercante opulentissimo (Lovisa, s. a.) del dottor Bonvicino Gioanelli: per tacere Il Prodigo del conte Giorgio Giulini (1714-1780) di Milano, recitato nel 1745 e ancora inedito (v. Fabroni, Vitae Italorum ecc., Pisis, t. XIII, 1787; e Paglicci Brozzi, Il R. D. Teatro di Mil. ecc., 1894). Uno scenario col titolo di Lelio prodigo, attribuito a G. B. Boccabadati (1634-96), dottor modenese, portò nel 1716 a Parigi l’attore Riccoboni; e in Francia, poco prima di Goldoni, l’anno 1736, quasi a un tempo col Figliuol prodigo (l’Enfant prodigue, rec. ai 10 d’ott.) di Voltaire, usciva per le stampe il Dissipatore (le Dissipateur ou l’Honnête friponne) di Destouches, che per il colore non lieto di alcune scene fece risovvenire a un critico moderno il Timone di Shakespeare. Questi esempi servono a mostrare la vera originalità del commediografo veneziano. Fu detto, non a caso, che l’autore prendesse un po’ di mira la nobiltà di que’ tempi e i concittadini credettero forse di ravvisare, nella pittura di Momolo, S. E. Grimani (v. Mémoires, ed. per cura di E. von Loenher, Venezia 1883: P. 1e ch. XLI: Antonio Razzetta chiamerebbesi il fattore), proprietario dei teatri di S. Samuele e di S. Gio. Crisostomo. Ma Goldoni poteva un poco ridere anche d’un suo proprio difetto (pref. Pasquali, t. X: v. qui a p. 63): e certo l’invenzione dell’anello ci ricorda pure un episodio della sua vita, raccontato nelle prefazioni Pasquali (e. s.: qui a pp. 57-58). In quell’umile curioso poemetto, di ignota mano, che uscì nel 1765 a Venezia (presso P. Bassaglia), col titoto di Le