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del credito, fu l’ultima, ch’io trattai in Venezia, da dove non istetti molto ad allontanarmi. Il cambiamento totale della mia situazione, quel cambiamento che mi ha portato in seguito a consacrarmi al Teatro, merita bene, Lettor gentilissimo, ch’io ti narri distesamente i motivi che l’han prodotto. Vorrei che tu avessi tanto piacere nel leggerli, quanto io mi diverto nel raccontarli.

Un amore, o per meglio dire, un impegno ha originato questa catastrofe, non so s’io dica per me sfortunata o felice. S’io mi fondo sulle speranze d’allora e su i prognostici favorevoli degli amici, ho perduto uno stato comodo e decoroso, ho perduto, può essere, dodici, quindici o venti mila ducati l’anno: frutto delle onorate fatiche dei primarj Avvocati del mio paese; ma siccome non era io inclinato al risparmio, avrei fatto anch’io probabilmente come fanno tant’altri, che profondono con magnificenza i loro profitti, e in capo all’anno si trovano, come io mi trovo presentemente, e forse peggio di me, poichè io non ho danari, ma non ho debiti, o almeno pochi. Tutti non hanno il talento ed economia giudiziosa del famosissimo avvocato Vecchia di onorevole ricordanza. Mi sovviene aver pranzato un giorno con esso lui, in casa di un suo Collega di professione, suo Compare e suo Amico, uomo anch’egli di merito e di fortuna, ma che aveva fama di essere troppo prodigo e soverchiamente magnifico. Il Vecchia avea volontà di rimproverarlo, con idea di correggerlo, e lo fece con arte e con buona grazia. Propose ai commensali l' istoria della sua vita. Ne fece in pochi periodi un epilogo delizioso, con quella energia e con quel tuono di voce, che furono le sorgenti della sua fortuna. Disse come avea principiato dal niente, come aveasi lungo tempo contentato del poco, e come era arrivato al molto ch’ei possedeva. Narrò che dei piccioli, come dei grandi guadagni, aveva fatte sempre tre parti. Una parte per il proprio mantenimento, che aumentò a misura che aumentavano i suoi profitti. Una parte per i prossimi suoi parenti, tutti da lui resi comodi e ben collocati; indi soggiunse col suo vernacolo Veneziano: La terza parte la metteva da banda per aver un pero da cavarme la sé co son vecchio; e rivoltosi verso l’amico, che dato aveagli un


sontuoso