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scondere la verità! Siccome il gioco era stato la causa di tal disordine, me ne son ricordato nella mia Commedia del Giocatore, allora quando Florindo impegna il giojello di Rosaura. Ritornato in Venezia, e consolata sopra tutti mia Madre, ricorse ella a mio Zio Indrich, di cui altrove ho parlato, acciò mi mettesse nello Studio di qualche buon Avvocato, affine ch’io facessi la pratica necessaria per esercitare tal professione, e necessaria per ottenere il Mandato, cioè la permissione di esercitarla in Venezia. Mio Zio in fatti mi appoggiò ad uno de’ più accreditati e de’ più onesti Avvocati di quel tempo, il Signor Carlo Terzi. Consumati i due anni di pratica, dalla legge voluti, mi esposi all’esame ordinario, al Magistrato Eccellentissimo de’ Censori; ottenni subito il mio Mandato; vestii la Toga Forense, e furono miei Compari, cioè assistenti amichevoli, in tal funzione il celeberrimo Signor Avvocato Sebastiano Uccelli, ed il Signor Fiscale Roberti, e presi alloggio nella Parrocchia di San Paterniano, in una casa del fu Signor Andrea Ceroni Interveniente, o sia Sollecitatore, situata sopra il Ponte Storto, e sopra il Rio, cioè sul Canale detto di San Paterniano, coll’entrata in una piccola strada che, per di dietro alla casa stessa, conduce al Canale, e dove abitava in quel tempo il prefato Signor Sebastiano Uccelli.

Osserva, Lettore mio gentilissimo, osserva il tuo Goldoni nel Frontispizio di questo Tomo, e vedilo colla Toga Forense, all’uso degli Avvocati del suo Paese. Se tu non sei Veneziano, e se mai ti trovassi in detta Città, sappi che il vestimento, onde la figura è abbigliata, è quello che usasi nella Primavera e nell’Estate, e si prende ordinariamente a Pasqua, e portasi sino tutto il mese di Ottobre. Un Avvocato, vestito come tu vedi, dicesi essere in ormesini, tratta la parola dall’ormesino, ch’è il drappo di seta, con cui si forma la sottoveste ed il gonnellino, e con cui si fodera la lunga e vasta Toga, che in detto tempo si porta aperta, come tu vedi. Negli altri tempi portasi la toga affibbiata con una cintura di velluto nero, adornata di varie lamine lavorate d’argento, e con larghe liste di pelli attaccate dall’alto al basso all’orlo della parte diritta, che copre l’altra, ed alle maniche di detta Toga, le quali


pelli