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320 indice analitico dei nomi


Quarengo (mons.) (pp. 294-8).

Quattromani (Sertorio), detto «Montano» nell’Accademia cosentina, a cui apparteneva; autore di un compendio di filosofia telesiana (p. 111, n. 68).


Richelieu (A. J. du Plessis, cardinale di). Protettore del Campanella (pp. 197, vv. 67 sgg.).

Roccella (principe di), v. Carafa.

Ruffo. Potente famiglia di feudatari calabresi, imparentati con Carlo Spinelli (v. q. n.) persecutrice del Campanella e degli altri congiurati; principalmente:
 Carlo R., barone di Bagnara, vice-duca nel feudo di Ettore Pignatelli duca di Monteleone;
 Vincenzo R., principe di Scilla, che entrò in campagna con forze armate da lui raccolte e comandate (p. 223, n. 7).


«Sacro manto». La tonaca, che il Campanella tolse in casa del Musuraca (v. q. n.) per occultarsi. V. sotto Campanella, ad ann. 1599 (p. 226, n. 13).

Sanchez (don Giovanni, de Luna). Di nobile famiglia oriunda spagnuola, cadetto del marchese di Grottola; consigliere nel Consiglio di S. Chiara. Attraverso matrimoni i S. erano imparentati ai Morano (v. q. n.). Nominato avvocato fiscale sia nel tribunale pel processo dei laici che in quello del processo degli ecclesiastici. Fu lui che, assistito probabilmente dal p. Mendoza, indusse il De Rinaldis (v. q. n.) alla spettacolosa confessione davanti al patibolo.

Scalèa (principe di), v. Spinelli.

«Schiavone». Allusione ad Aristotile (p. 87, madr. 4).

Schoppe (Caspar, latinamente Scioppius). Filologo e controversista tedesco (n. Neumarkt, 1576, m. Padova,
1649). Convertitosi dal luteranismo al cattolicismo entrò in fierissime polemiche con gli antichi correligionari. Al servizio di Ferdinando arciduca di Stiria (1607); poi in Italia, in stretti rapporti con la Curia romana. Avuta conoscenza, specialmente attraverso il Pflug (v. q. n.) del Campanella e di alcune sue opere, pensa di utilizzarlo nelle sue polemiche contro i luterani e contro la Repubblica di Venezia in lotta con Paolo V; va a Napoli (aprileagosto 1607); cerca inutilmente d’incontrare il Campanella, ma carteggia con lui ed ottiene parecchi suoi scritti. Lo incita a scrivere contro Venezia. Grandi promesse, non tutte sincere, di adoperarsi in suo favore. Interessa i Fugger (v. q. n.) alla sua sorte. Poi, intorno al 1610, si raffredda e lo abbandona (pp. 267-269; 271; 281; 285; 293; 295-8).

Sciarava; v. Xarava.

Scilla (principe di), v. Ruffo.

Scioppio, v. Schoppe.

«Serpentin bilingue». Allusione a G. B. Cortese (v. q. n.) (p. 227, n. 16, vv. 7-9).

«Setta traditoresca». Altra allusione a G. B. Cortese (p. 227, n. 16, vv. 7-9).

«Settimontana testa». Con la parola «settimontana» il Campanella spesso allude, come a cosa prodigiosa e speciale favore divino, alle sette protuberanze del suo cranio, quali si possono vedere nella ricostruzione fatta eseguire con scientifica precisione dall’Amabile (che di professione era medico) in un busto, che trovasi ora nel Museo di S. Martino in Napoli. Cfr. 1, Studi campanelliani, cit., p. 105 (pp. 137, madr. 8; 138, madr. 9).

«Settimontano Squilla», v. Squilla.

Silvestro (fra, di Lauriana). Sco-

  1. R. de Mattei