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nota 281


nel 1887, nella parte documentaria dell’opera, con cui si chiude la biografia del Campanella (Am. Cast., II, Docc., pp. 347-55), e nel testo la illustrò ampiamente con molte curiose notizie aneddotiche sull’oroscopo del Delfino1, e mise in chiaro inoltre che quel «discepolo», a cui nel titolo si attribuiscono le note, e che l’Echard identificava per il giovane Filippo Borelli, al Campanella molto diletto, che lo seguì da Roma a Parigi e che lo serviva da amanuense ed amava chiamarsi suo nipote — e forse era fratello di chi fu forse figlio naturale del frate, cioè l’insigne matematico Giov. Alfonso Borelli —, era messo innanzi per ragioni di opportunitá, mentre anche le note sono in realtá di mano dell’autore2.

Dopo le indefesse e tanto fruttuose fatiche dell’Amabile la bibliografia campanelliana non ha potuto segnalare altro di nuovo che la duplice scoperta nella Biblioteca estense di Modena, da parte di Edmondo Solmi, e nella giá Biblioteca imperiale di Pietroburgo, da parte di J. Kvacala, dei frammenti degli Antiveneti, il sesto dei quali comprende la «palinodia», con relativo sonetto, che è a pp. 251-4 della presente edizione3.

  1. Tratte la piú parte dai Mèmoires del conte di Brienne pubblicati dal Barrière (Paris, 1828): vediAm. Cast., II, pp. 132-35.
  2. Am. Cast., II, pp. 135-37. Di tutte le questioni connesse coi due Borelli tratta esaurientementeAm. Cast., II, Docc., p. 361 sgg. e Am. T. C., III, p. 649 sgg.
  3. Pubblicati dal Solmi nella sua ed. della Cittá del sole, Modena, tip. della «Provincia», 1904, p. 52 sgg.; da J. Kvacala comunicati in una nota Intorno ad alcuni niss. finora non considerati di opp. di T. C., presentata all’Acead. pontaniana dal socio B. Croce (Atti Acc. pont., Napoli, 1913, mem. n. 3, pp. 4-9) e in Neue Nachträge Z. d. Abhandlung: Ueb. d. Genese der Schriften Th. C., in Acta et Commentationes Imp. Univ. Iurievensis, 1913, pp. xx-xxiii; rived. e ripubbl. da R. de Mattei in Studi campanelliani, Firenze, Sansoni [1934], pp. 125-51 (e cfr. il cap. C. e Venezia, pp. 21-31). Gli Antiveneti sono l’opera polemica contro Venezia, di cui fa menzione ed espone l’argom. il C. in Syntg., 3, p. 33 («... tres libros, videlicet Monarchiam Messiae Venetis... Item libellum Pro papa iuxta canones et politicam optimam; ac demum alium libellum, Lamentationes vocatum, instar Threnorum Hieremiae, mala futura in toto orbe, si dissidium illud amplius duraret, nunciantem per oraculorum et Scripturarum enucleationes»: i framm. sopra citt. appartengono a questa terza parte). Scritta dal C. intorno al 1606 per istigazione dello Scioppio, e nella speranza d’ingraziarsi Paolo V sostenendo le ragioni papali nella lotta dell’interdetto, e consegnata al medesimo Scioppio per farne omaggio al papa e poi pubblicarla, non fu né presentata al papa né pubblicata né restituita, e probabilmente gli fu sequestrata una volta che si trovò sul territorio della Repubblica, la quale dette la caccia a quante piú copie di quest’opera si trovassero in circolazione. Cfr.Am. T. C., II, p. 396 sgg.;Am. Cast., pp. 43, 78.