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cio, che ignora la causa. Ma spuntato, che fu il novo giorno, la furia de’ venti cresceva sempre più, nè mancava aumentarsi il contrasto de’ nugoli, che confusamente giravano uno per un vento, e l’altro per l’altro. Il vento, che dominava con sommo impeto in terra era Borea, e verso l’ora di mezzo giorno, in cui si fe sentir il terremoto, incalzò ancora di più. I coperti delle case, s’eran di coppi, o pietre scissili volavano per l’aria, e si potea ben dir senza esagerare, che i sassi piovevano. Molti enormissimi massi di pietre dalle cime de’ monti precipitarono alle radici. Non saprei determinar, quanto tempo durò il terremoto, ma mi sembra, che sia arrivato ad un minuto, se non l’oltrepassò ancora; e tosto, ch’ebbe a cessare, non si vedeva altro, che polvere, e fumo, che pareva ardessero i tetti delle case. Non in ogni luogo peraltro della Dalmazia il terremoto si fece sentir ugualmente, ma ove più, ed ove meno. In nessun luogo però si fece sentir tanto, quanto ne’ contorni della Cettina, e ciò senza dubbio per le molte Caverne, che ivi esistono. Dopo un simil successo chi avesse veduti i Morlacchi, avrebbe trovata in essi più contrizione per placar l’ira Divina, che negli abitanti di Ninive, allorchè il Profeta Giona loro predisse la sommersione della Città in termine di quaranta giorni, se non si convertivano. Questa però era una cosa santa, e lodevole. Ma le invenzioni assurde, inventate dalla ignoranza, e confermate dalla malizia, che non meritavano, se non se dispregio, le aveano preso tal concetto, che si credevano verità Evangeliche. Tutti dicevano, ch’era già venuto il fin del Mondo. Un Profeta lo avea predetto, che in capo ai dieci anni ciò doveva succedere, e questo appunto era il decimo. Nè