Orlando furioso (sec. la stampa 1532)/Canto 4

Canto 4

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Canto 3 Canto 5

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CANTO QVARTO



Q
Vantunque il ſimular ſia le piu volte

Ripreſo, e dia di mala mente indici,
Si truoua pur i molte coſe, e molte
Hauer fatti euidenti beneſici,
E dāni, e biaſmi, e morti hauer giā tolte
Che non couerſiam Tempre co gli amici
In (|iR’ſta assai piū oſcura che ſerena
Vita mortai tutta d’inuidia piena.

[2]
Se dopo lunga proua a gran fatica
     Trouar ſi può chi ti ſia amico vero,
     Et a chi ſenza alcun ſoſpetto dica,
     E diſcoperto moſtri il tuo penſiero,
     Che de far di Ruggier la bella amica?
     Con quel Brunel nò puro, e DO (Incero,
     Ma tutto ſimulato e tutto ſinto,
     Come la Maga le l’hauea dipinto.

[3]
Simula anch’ella, e coſi far conuiene
     Con eſſo lui, di ſintioni padre,
     E come io ciiffi, ſpeffo ella gli tiene
     Gliocchi alle ma, ch’era rapaci e ladre,
     Ecco all’orecchie vn gra ruor lor viene,
     Diſſe la Donna o glorioſa madre,
     O Re del ciel, che coſa farā queſta?
     E doue era il rumor ſi trouo preſta.

[4]
E vede l’hoſte e tutta la famiglia
     E chi a fineſtre, e chi ſuor ne la via,
     Tener Ieuati al ciel gliocchi e le ciglia,
     Come l’Eccliſſe o la Cometa ſia
     Vede la donna vn’alta marauiglia
     Che di leggier creduta non farla
     Vede paſſar vn gran deſtriero alato,
     Che porta in aria vn Caualiero armato.

[5]
Grandi eran l’ale, e di color diuerſo
     F. vi ſedea nel mezo vn caualliero
     Di ferro armato luminoſo e terſo,
     E ver Ponente hauea dritto il ſentiero,
     Caloſſi, e ſu tra le montagne immerſo
     E come dicea l’hoſte, e dicea il vero,
     Quel era vn Negromāte, e facea ſpeffo
     ql varco hor piū da lugi hor piū da pſſo

[6]
Volando tal’hor s’alza ne le ſtelle
     E poi quaſi tal’hor la terra rade,
     E ne porta con lui tutte le belle
     Donne, che troua per quelle contrade,
     Talmente che le miſere donzelle
     C’habbino, o hauer ſi credano beltade,
     (Come affato coſtui tutte le inuole)
     Non eſcon ſuor ſi che le veggia il Sole.

[7]
E gli ſui Pyreneo tiene vn cartello
     (Narraua l’hoſte) fatto per incanto,
     Tutto d’acciaio, e ſi lucente e bello
     Ch’altro al mòdo non e mirabil tanto,
     Giā molti cauallier ſono iti a quello,
     E neſſun del ritorno ſi da vanto,
     Si ch’io penſo Signore, e temo ſorte,
     O che ſian preſi, o ſian codotti a morte.

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[8]
La Donna il tutto aſcolta, e le ne gioua,
     Credendo far, come fará per certo,
     Con l’annello mirabile tal proua
     Ch ne fía il Mago e il ſuo caſtel deſerto
     E dice a lhoſte, hor vn de tuoi mi troua
     Che piú di me ſia del viaggio eſperto,
     Ch’io no poſſo durar, ta toho il cor vago
     Di far battaglia contra a queſto Mago

[9]
Non ti mancherá guida le riſpofe
     Brunello allhora, e ne verro teco io,
     Meco ho la ſtrada í ferino & altre coſe,
     Che ti faran piacer il venire mio.
     Volſe dir de lannel, ma non l’eſpofe
     Ne chiari piú per non pagarne il ſio,
     Grato mi ſia (diſſe ella) il venir tuo,
     Volendo dir ch’indi l’annel ſia ſuo.

[10]
Quel ch’era vtile a dir diſſe: e ql tacqj
     Che nuocer le potea col ſaracino,
     Hauea l’hoſte ú dſtrier: ch’a coſtei piacque
     Ch’era buon da battaglia: e da camino,
     Comperollo: e partiſſi come nacque
     Del bel giorno ſeguente il matutino,
     Preſe la via per vna ſtretta valle
     Co Brunello hora inazi hora alle ſpalle

[11]
Di monte in mote e d’uno in altro boſco
     Giunſeno oue l’altezza di Pyrene
     Può dimoſtrar (ſé non e l’aer ſoſco)
     E Fracia: e Spagna: e due diuerſe arene,
     Coe Apènin feop il mar ſchiauo, e il Toſco
     Dal giogo òde a Camaldoli ſi viene
     Quindi per aſpro e faticofo calle
     Si diſcendea ne la profonda ualle.

[12]
Vi ſorge in mezo un ſaſſo: che la cima
     D’un bel muro d’acciar tutta ſi faſcia,
     E quella tanto in uerſo il ciel ſublima:
     Che quáto ha intorno inſerior ſi laſcia,
     No faccia (chi nò uola) andarui ſtima:
     Che ſpefa indarno ui faria ogni abaſcia
     Brunel diſſe: ecco doue prigionieri
     11 Mago tien le donne e i cauallieri.

[13]
Da quattro canti era tagliato: e tale
     Che parea dritto a ſil de la ſinopia,
     Da neſſun lato ne ſentier ne ſcale
     V’eran che di ſalir faceſſer copia,
     E ben appar che d’ animai e’ habbia ale
     Sia quella ſtanza nido e tana propia,
     Quiui la Donna eſſer conoſce P hora
     Di tor Pannello e far che Brunel mora.

[14]
Ma le par atto vile a inſanguinarſi
     DO huò ſenza arme: e di ſi ignobil ſorte
     Che ben potrá poſſeditrice farſi
     Del ricco anello, e lui nò porre a morte,
     Brunel non hauea mente a riguardarſi
     Si ch’ella il pſe: e lo lego ben ſorte
     Ad vno abete ch’alta hauea la cima
     Ma di dito l’annel gli traſſe prima.

[15]
Ne per lachryme: gemiti: o lamenti
     Che faceſſe Brunel: lo volſe ſciorre,
     Smonto de la montagna a paſſi lenti
     Tanto che ſu nel pian ſotto la torre,
     E perche alla battaglia s’ appreſenti
     Il Negromante: al corno ſuo ricorre,
     E dopo il ſuon con minaccioſe grida
     Lo chiama al capo: & alla pugna ’l sfida.

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[16]
Nò ſtette molto a vſcir ſuor de la porta
     l’Incantator: ch’udí ’l ſuono e la voce.
     L’alato corridor per l’aria il porta
     Cótra coſtei: ch ſembra huomo feroce,
     La Donna da principio ſi conforta
     Che vede che colui poco le nuoce,
     Non porta lancia ne ſpada ne mazza
     Ch’a ſorar l’habbia o ròper la corazza.

[17]
Da la finiſtra ſol lo ſcudo hauea
     Tutto coperto di ſeta vermiglia,
     Ne la man deſtra vn libro: onde facea
     Naſcer leggendo l’alta marauiglia:
     Che la lancia talhor correr parea
     E fatto hauea a piú d’un batter le ciglia,
     Tal’hor parea ferir co mazza o ſtocco,
     E lótano era: e non hauea alcun tocco.

[18]
Non e ſinto il deſtrier ma naturale
     Ch’una giumenta genero d’un Gryfo
     Simile al padre hauea la piuma: e l’ale:
     Li piedi anteriori: il capo: e il griſo
     In tutte l’alte membra parea quale
     Era la madre: e chiamaſi Hippogryfo,
     Che ne i moti Rhiphei vegon: ma rari:
     Molto di la dagli aghiacciati mari.

[19]
Quiui per ſorza lo tiro d’ incanto
     E poi che l’hebbe: ad altro non atteſe,
     E con ſtudio e fatica opero tanto
     Ch’ aſella e briglia il caualco i vn meſe:
     Coſi ch’in terra: e in aria: e in ogni cato
     Lo facea volteggiar ſenza cóteſe
     Non ſintion d’incanto: come il reſto:
     Ma vero e naturai ſi vedea queſto.

[20]
Del Mago ogn’ altra coſa era ſigmento:
     Che comparir facea pel roſſo il giallo,
     Ma con la Donna non ſu di momento:
     Che per l’annel non puovedere in fallo,
     Piú colpi tuttauia diſerra al vento,
     E quinci e quindi ſpinge il ſuo cauallo,
     E ſi dibatte e ſi trauaglia tutta,
     Come era inanzi che veniſſe inſtrutta.

[21]
E poi che eſercitata ſi ſu alquanto
     Sopra il dſtrier: ſmotar volſe acho a piede
     Per poter meglio al ſin venir di quanto
     La cauta Maga inſtruttion le diede,
     Il Mago vien per far l’eſtremo incanto,
     Che del fatto ripar ne fa ne crede,
     Scuopre lo ſcudo e certo ſi profume,
     Earla cadere con l’incantato lume.

[22]
Potea coſi ſcoprirlo al primo tratto
     Senza tenere i cauallieri abada,
     Ma gli piacea veder qualche bel tratto
     Di correr 1* naſta, o di girar la ſpada,
     Come ſi vede ch’all’attuto Gatto
     Scherzar col topo alcua volta aggrada,
     E poi che quel piacer gli viene a noia
     Dargli di morſo e al ſin voler ch muoia.

[23]
dico che ’l mago al gato e glialtri al topo
     S’ aſſimigliar ne le battaglie dianzi,
     Ma non s’ aſſimigliar giá coſi: dopo
     Che con l’annel ſi ſé la Donna inanzi,
     Attenta e ſiſſa ſtaua a quel ch’era vopo
     Accio che nulla ſeco il Mago auanzi:
     E come vide che lo ſcudo aperſe:
     Chiuſe gli occhi e laſcio quiui caderſe.

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[24]
Non che il ſulgor del lucido metallo
     Come ſoleua agli altri, a lei noceſſe,
     Ma coſi fece: accio che dal cauallo
     Contra ſé il vano incantator ſcendeſſe,
     Ne parte andò del ſuo diſegno in fallo,
     Che toſto ch’ella il capo in terra meſſe,
     Accelerando il volator le penne:
     Con larghe ruote in terra apor ſi vene.

[25]
Laſcia all’arcion lo ſcudo che giá poſto
     Hauea ne la coperta, e a pie diſcende
     Verſo la Donna, che come repoſto
     Lupo alla macchia il Capriolo attende:
     Senza piú indugio ella ſi leua toſto
     Che l’ha vicino, e ben ſtretto lo prède:
     Hauea laſciato quel miſero in terra
     11 libro che facea tutta la guerra.

[26]
E con vna cathena ne correa
     Che ſolea portar cinta a ſimiFuſo,
     Perche non men legar colei credea,
     Che per adietro altri legare era vſo,
     La Donna in terra poſto giá l’hauea,
     Se quel non ſi difeſe, io ben l’eſcuſo:
     Che troppo era la coſa differente
     Tra vn debol vecchio e lei tato poffète.

[27]
Diſegnando leuargli ella la teſta
     Alza la man vittorioſa in fretta:
     Ma poi che ’l viſo mira il colpo arreſta,
     Quaſi ſdegnando ſi baſſa vendetta,
     Vn venerabil Vecchio in faccia meſta
     Vede eer ql: ch’ella ha giuto alla ſtretta
     Ch moſtra al viſo creſpo, e al pelo biáco
     Etá di fettanta anni o poco manco.

[28]
Tommi la vita Giouene per Dio
     Dicea il vecchio pien d’ ira e di diſpetto
     Ma quella a torla hauea ſi il cor reſtio
     Come quel di laſciarla hauria diletto,
     La Donna di ſapere hebbe diſio
     Chi foſſe il Negromate, & a che effetto
     Edificaffe i ql luogo ſeluaggio
     La Rocca: e faccia a tutto il mondo oltraggio

[29]
Ne per maligna intentione: ahi laſſo:
     (Diſſe piangèdo il vecchio incatatore)
     Feci la bella rocca in cima al ſaſſo:
     Ne per auidita ſon rubatore,
     Ma per ritrar ſol dall’eſtremo paſſo
     Vn caualier gentil: mi moſſe amore,
     Che eoe il ciel mi moſtra in tèpo breue
     Morir Chriſtiano a tradimento deue.

[30]
Nò vede il Sol tra qſto e il polo Auſtrio
     Vn giouene ſi bello, e ſi preſtante,
     Ruggiero ha nome: il qual da piccolio
     Da me nutrito ſu, ch’io ſono Atlante,
     Diſio d’ honore e ſuo fiero deſtino
     l’ha tratto i Fracia dietro al Re Agramate
     Et io che l’amai ſemp piú che figlio:
     Lo cerco trar di Francia e di periglio.

[31]
La bella Rocca ſolo edificai
     Per tenerui Ruggier ſicuramente,
     Che preſo ſu da me come ſperai
     Che ſoſſi hoggi tu preſo ſimilmente,
     E donne e cauallier che tu vedrai,
     Poi ci ho ridotti, & altra nobil gente,
     Accio che quando a voglia ſua no eſca
     Hauèdo compagnia, men gli rincreſca.

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[32]
Pur ch’uſcir di la ſu non ſi domande
     D’ ognaltro gaudio lor cura mi tocca:
     Che quanto hauerne da tutte le bande
     Si può del modo: e tutto in qlla Rocca:
     Suoni: canti: veſtir: giuochi: viuande:
     Quatopuo cor péſar, può chieder bocca
     Be feminato hauea, bè cogliea il ſrutto,
     Ma tu fei giunto a diſturbarmi il tutto.

[33]
Deh ſé non hai del viſo il cor me bello
     Non impedir il mio conſiglio honeſto,
     Piglia lo ſcudo (ch’io tei dono) e qllo
     Deſtrier, che va per l’aria coſi preſto,
     E non t’impacciar oltra nel cartello
     O trane vno, o duo amici, e laſcia il reſto
     O tranne tutti glialtri, e piú non chero
     Se non che tu mi laſci il mio Ruggiero.

[34]
E ſé diſpoſto fei volermel torre
     Deh prima al me che tu ’l rimèi í Fracia,
     Piacciati queſta afflitta anima ſciorre
     De la ſua ſcorza, hormai putrida e rada
     Riſpoſe la Donzella, lui vo porre
     In liberta, tu ſé fai gracchia e ciancia,
     Ne mi oſſerir di dar lo ſcudo in dono
     O ql deſtrier, che miei nò piú tuoi ſono.

[35]
Ne s’ ancho ſteſſe a te di torre e darli
     Mi parrebbe che ’l cambio conueniſſe,
     Tu di che Ruggier tieni, per vietarli
     Il male influſſo di ſue ſtelle ſiſſe,
     O che no puoi ſaperlo, o non ſchiuarli
     Sappiédol: ciò che ’I ciel di lui preſeriſſe
     Ma se ’l mal tuo e’ hai ſi vicin non vedi,
     Peggio l’altrui, c’ha da venir preuedi.

[36]
No pgar ch’io t’ uccida, ch’i tuoi pghi
     Sariano indarno, e ſé pur vuoi la morte,
     Anchor che tutto il modo dar la nieghi
     Da ſé la può hauer ſempre animo ſorte,
     Ma pria che l’alma da la carne ſleghi
     A tutti i tuoi prigioni apri le porte,
     Coſi dice la Donna, e tuttauia
     Il Mago preſo incontra al ſaſſo inuia.

[37]
Legato de la ſua propria cathena
     Andaua Atlate, e la Dózella appreſſo,
     Che coſi anchor ſé ne ſidaua apena,
     Benché in viſta parea tutto rimeſſo
     Non molti parti dietro felo mena
     Ch’a pie del mote han ritrouato il feſſo
     E li ſcaglioni onde ſi monta in giro
     Fin ch’alla porta del caſtel ſaliro.

[38]
Di ſu la ſoglia Athlante vn ſaſſo tolle
     Di caratteri, e ſtrani ſegni inſculto,
     Sotto vali vi ſon, che chiamano Olle:
     Ch ſuma femp, e dètro ha ſoco occulto
     l’Icatator le ſpezza, e a vn tratto il colle
     Riman deſerto, inhoſpite, & inculto
     Ne muro appar ne torre in alcun lato:
     Come ſé mai caſtel non vi ſia ſtato.

[39]
Sbrigoſſi dalla Donna il Mago alhora
     Come fa ſpeffo il Tordo da la ragna,
     E co lui ſparue il ſuo cartello a vn’hora
     E laſcio in liberta quella compagna,
     Le donne e i cauallier ſi trouar ſuora
     De le ſuperbe ſtanze alla campagna,
     E ſuron di lor molte a chi ne dolſe:
     Ch tal frachezza vn gra piacer lor tolſe

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[40]
Quiui e Gradaflb, quiui e Sacripante,
     Quiui e Praſildo, il nobil caualliero
     Che con Rinaldo venne di Leuante,
     E ſeco Iroldo il par d’ amici vero
     Al ſin trouo la bella Bradamante
     Quiui il deſiderato ſuo Ruggiero
     Che poi che n’ hebbe certa conoſcenza
     Le ſé buona e gratiffima accoglienza.

[41]
Come a colei che piú che gliocchi ſui
     Piú chel ſuo cor, piú ch la propria vita,
     Ruggiero amo, dal di ch’effa per lui
     Si traſſe l’elmo: onde ne ſu ferita,
     Lungo farebbe a dir come, e da cui
     Et quanto ne la ſelua aſpra e romita
     Si cercar poi la notte e il giorno chiaro
     Ne ſé non qui, mai piú ſi ritrouaro.

[42]
Hor che quiui la vede, e fa ben ch’ella
     E ſtata ſola la ſua redentrice,
     Di tato gaudio ha pieno il cor, ch appella
     Se fortunato, & vnico felice,
     Sceſero il monte, e diſmòtaro in quella
     Valle, oue ſu la donna vincitrice,
     E doue l’Hippogrypho trouaro ancho
     C hauea lo ſcudo, ma coperto al ſianco.

[43]
La donna va per prenderlo nel ſreno,
     E quel l’aſpetta ſin che ſé gli accoſta,
     Poi ſpiega l’ale per l’aer ſereno,
     E ſi ripon non lungi a meza coſta,
     Ella lo ſegue, e quel ne piú ne meno
     Si leua in aria, e non troppo ſi feoſta
     Come fa la Cornacchia in fecca arena,
     Ch dietro il Cane hor qua hor la ſi m§a.

[44]
Ruggier, Gradaſſo, Sacripante, e tutti
     Quei cauallier, che ſcefi erano inſieme
     Chi di ſu, chi di giú, ſi ſon ridutti
     Doue che torni il volatore han ſpeme,
     Quel poi ch glialtri Ivano hebbe 9dutti
     Piú volte, e fopra le cime ſupreme,
     E ne gli humidi fondi tra quei faſſi.
     Preſſo a Ruggiero al ſin ritenne i paſſi.

[45]
E queſta opera ſu del vecchio Athlante
     Di cui non ceſſa la pietoſa voglia,
     Di trar Ruggier del gra periglio iſtate,
     di ciò ſol péſa, e di ciò ſolo ha doglia
     Perho gli máda hor l’Hippogripho auáte
     Perche d’Europa con qſta arte il toglia,
     Ruggier lo piglia: e ſeco penſa trarlo,
     Ma quel s’ arretra: e nò vuol ſeguitarlo.

[46]
Hor di Frontin quel animoſo ſmonta
     (Frontino era nomato il ſuo deſtriero)
     E fopra quel che va per l’aria monta,
     E co li ſpron gli adizza il core altiero
     Quel corre alquáto, & indi i piedi pota
     E ſale in verſo il ciel, via piú leggiero
     Che ’l Giriphalco, a cui lieua il capello
     Il maſtro a tempo, e fa veder l’augello.

[47]
La bella Donna, che ſi in alto vede
     E con tanto periglio il ſuo Ruggiero,
     Reſta attonita in modo, che non riede
     Per lungo ſpatio al ſentimento vero,
     Ciò che giá inteſo hauea di Ganimede,
     Ch’ al ciel ſu aſſunto dal paterno impero
     Dubita assai, che non accada a quello
     Non men gentil di Ganimede e bello,

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[48]
Con gliocchi ſiſſi al ciel lo ſegue, quato
     Baſta il veder, ma poi che ſi dilegua
     Si che la viſta non può correr tanto,
     Laſcia che Tempre l’animo Io ſegua,
     Tuttauia con ſoſpir gemito e pianto
     Non ha, ne vuol hauer pace ne triegua,
     Poi che Ruggier di viſta ſé le tolſe
     ÀI buò deſtrier Frótin gliocchi riuolſe.

[49]
Et ſi delibero di non laſciarlo
     Che foſſe in preda, a chi veniſſe prima,
     Ma di condurlo ſeco, e di poi darlo
     Al ſuo Signor, ch’achoveder pur ſtima,
     Poggia l’augel, ne può Ruggier ſrenarlo,
     Diſotto rimaner vede ogni cima
     Et abbaffarfi in guiſa: che non ſcorge
     Doue e piano il terren, ne doue ſorge.

[50]
Poi ch ſi ad alto vien ch’un picciol púto
     Lo può ſtimar chi da la terra il mira:
     Prende la via verſo oue cade a punto
     Il Sol: quando col Granchio ſi raggira,
     E per V aria ne va come legno vnto
     A cui nel mar propitio vento ſpira,
     Laſtianlo andar che fará buon camino,
     E torniamo a Rinaldo paladino.

[51]
Rinaldo l’altro e l’altro giorno ſcorſe
     Spinto dal veto, vn gran ſpatio di mare,
     Quádo a ponete, e quado contra l’Orfe,
     Che notte e di non ceſſa mai foſtiare
     Sopra la Scotia vltimamente ſorſè,
     Doue la ſelua Calydonia appare,
     Che ſpeffo ſra gli antiqui ombroſi cerri
     S’ode ſonar di bellicofi ferri.

[52]
Vanno per quella i cauallieri erranti
     Inclyti in arme di tutta Bretagna,
     Et de protrimi luoghi, e de diſtanti,
     Di Frácia, di Noruegia, e de Lamagna:
     Chi non ha gran valor non vada inanti,
     Ch doue cerca honor, morte guadagna,
     Gran coſe in eſſa giá fece Triſtano,
     Lancilotto, Galano, Artu, e Galuano.

[53]
Et altri cauallieri, e de la nuoua
     E de la vecchia tauola famoſi,
     Reſtano achor di piú d’ una lor pruoua
     Li Monumenti, e li Trophei pompoſi,
     L’arme Rinaldo e il ſuo Baiardo truoua
     Et toſto ſi fa por ne i liti ombroſi,
     Et al nochier comanda che ſi ſpicche
     E lo vada aſpettar a Beroicche.

[54]
Senza feudiero e ſenza compagnia
     Va il cauallier per quella ſelua imméſa
     Facendo hor vna, & hor vnaltra via,
     Doue piú hauer ſtrane auenture penſa
     Capito il primo giorno a vna Badia:
     Che buona parte del ſuo hauer diſpèfa
     In honorar nel ſuo Cenobio adorno
     Le donne e i cauallier che vano attorno

[55]
Bella accoglieva i Monachi e l’Abbate
     Fero a Rinaldo, il qua] domando loro
     (Non prima giá, che con viuande grate
     Haueſſe hauuto il vètre ampio riſtoro)
     Come da i cauallier ſien ritrouate
     Speſſo auenture per quel tenitoro,
     Doue ſi poſſa i qualche fatto eggregio,
     Lhuo dimoſtrar ſé merta biaſmo o pgio

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[58]
Riſpofongli ch’errado in quelli boſchi
     Trouar potria ſtrane auenture, e molte,
     Ma eoe i luoghi, i fatti achor ſon foſchi
     Che non ſé n’ ha notitia le piú volte:
     Cerca (diceano) andar doue conoſchi
     Che V opre tue non reſtino ſepolte
     Accio dietro al periglio, e alla fatica
     Segua la fama, e il debito ne dica.

[57]
E ſé del tuo valor cerchi far proua,
     T’e pparata la piú degna impreſa
     Che ne l’antiqua etade, o ne la noua
     Giamai da cauallier ſia ſtata preſa,
     La ſiglia del Re noſtro hor ſé ritroua
     Biſognoſa d’ aiuto, e di difeſa,
     Contra un Baron ch Lurcanio ſi chiama
     Che tor le cerca e la vita e la fama.

[58]
Queſto Lurcanio al padre l’ha accuſata
     (Forſè per odio piú che per ragione)
     Hauerla a meza notte ritrouata
     Trarr’ vn ſuo amate a ſé fopra vnverroe
     Per le leggi del Regno condannata
     Al fuoco ſia, ſé non truoua campione
     Che ſra vn meſe, hoggimai pſſo a ſinire,
     l’iniquo accufator faccia mentire.

[59]
L’aſpra legge di Scotia empia e ſeuera
     Vuol ch’ogni dona, e di ciaſcuna ſorte:
     Ch’ad huo ſi giuga, e no gli ſia mogliera
     S’ accuſata ne viene, habbia la morte:
     Ne riparar ſi può ch’ella non pera,
     Quado p lei no vèga vn guerrier ſorte
     Che tolga la difeſa, e che foſtegna
     Che ſia innocente, e di morire indegna.

[60]
Il Re dolente per Gineura bella
     (Che coſi nominata e la ſua ſiglia)
     Ha publicato per citta e cartella:
     Che s’ alcun la diffeſa di lei piglia:
     E che l’eſtingua la calunnia fella
     (Pur che ſia nato di nobil famiglia)
     l’haura p moglie & vno ſtato quale
     Fia conueneuol dote a donna tale.

[61]
Ma ſé ſravn meſe, alcun per lei no viene
     O venendo non vince: fará vcciſa,
     Simile impreſa meglio ti conuiene
     Ch’adar pei boſchi errado a qſta guiſa
     Oltre e’ honor’ e fama: te n’ auiene
     Ch’ in eterno da te non ſia diuiſa:
     Guadagni il fior di quante belle donne,
     Da l’Indo ſono, all’Atlantee colonne.

[62]
E vna ricchezza appreſſo & vno ſtato
     Che ſempre far ti può viuer contento,
     E la gratia del Re: ſé ſuſcitato
     Per te gli ſia il ſuo honor, ch qſi ſpèto
     Poi per caualleria tu fé’ vbligato
     A vendicar di tanto tradimento
     Coſtei: che per commune opinione
     Di vera pudicitia e vn paragone.

[63]
Penſo Rinaldo alquanto, e poi riſpofe
     Vna donzella dunque de morire?
     Perche laſcio sfogar’ ne l’amoroſe
     Sue braccia, al ſuo amator tato deſire ?
     Sia maladetto chi tal legge poſe,
     E maladetto chi la può patire,
     Debitamente muore vna crudele
     Non chi da vita al ſuo amator fedele.

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[64]
Sia vero o falſo: che Gineura tolto
     S’habbia il ſuo amate: io nò riguardo a qſto
     D’ hauerlo fatto: la loderei molto
     Quando non foſſe ſtato manifeſto
     Ho in ſua diffeſa ogni pender riuolto
     Datemi pur vn chi mi guidi preſto
     E doue ſia l’accufator mi mene
     Ch’io ſpero í Dio: Gineura trar di pene.


[65]
Non vo giá dir ch’ella no l’habbia fatto
     Che noi ſappiendo il falſo dir potrei,
     Diro ben che non de per fimil’atto,
     Punition cadere alcuna in lei,
     E diro che ſu ingiuſto o che ſu matto
     Chi fece prima li ſtatuti rei
     E come iniqui riuocar ſi denno.
     E nuoua legge far con miglior ſenno.

[66]
S,un medeſimo ardor, s’ un diſir pare
     Inchina e sforza l’uno e l’altro feſſo
     A quel ſuaue ſin d’ amor, che pare
     All’ignorante vulgo vn graue ecceſſo:
     Perche ſi de punir donna o biaſmare
     Che co vno o piú d’uno habbia (jmeſſo
     Quel che l’huom fa co <gte n’ha appetito
     E lodato ne va: no che impunito?

[68]
Son fatti in queſta legge diſuguale
     Veramente alle donne eſpreffi torti,
     E ſpero í Dio moſtrar che glie gra male
     Che tanto lungamente ſi comporti.
     Rinaldo hebbe il conſenſo vniuerſale
     Che fur gli atiq ingiuſti: e male accorti:
     Che confentiro a coſi iniqua legge,
     E mal fa il Re che può ne la corregge.

[68]
Poi che la luce candida e vermiglia
     De l’altro giorno: aperſe l’Hemiſpero
     Rinaldo l’arme: e il ſuo Baiardo piglia,
     E di quella Badia tolle vn feudiero:
     Che co lui viene a molte leghe e miglia
     Sempre nel boſco horribilmente fiero,
     Verſo la terra: oue la lite nuoua
     De la Donzella de venir’ in pruoua.

[69]
Hauean cercando abbreuiar camino
     Laſciato pel ſentier la maggior via,
     Quado vn gra pianto vdir ſonar vicino
     Che la foreſta d’ognintorno empia,
     Baiardo ſpinfe l’un: l’altro il Ronzino:
     Verſovna valle: onde quel gridovſcia,
     F. ſra dui maſcalzoni vna donzella
     Vider che di lontan parea assai bella.

[70]
Ma lachrymoſa e addolorata quanto
     Donna o donzella, o mai perſona foſſe,
     Le ſono dui col ferro nudo a canto
     Per farle far l’herbe di ſangue roſſe,
     Ella con preghi differendo alquanto
     Gina il morir: ſin che pietá ſi moſſe.
     Venne Rinaldo, e come ſé n’accorfe
     Co alti gridi e gra minaccie accorſe.

[71]
Voltaro i Malandrin toſto le ſpalle
     Che ’l ſoccorſo lontan vider venire.
     E ſé appiattar ne la profonda valle,
     Il paladin non li curo ſeguire,
     Véne a la dona, e qual gran colpa dalle
     Tanta punition, cerca d’udire,
     E per tèpo auanzar: fa allo feudiero
     Leuarla i groppa: e torna al ſuo ſentiero

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[72]
E caualcando poi meglio la guata
     Molto eſſer bella: e di maniere accorte
     Anchor che foſſe tutta ſpauentata
     Per la paura e’ hebbe de la morte,
     Poi ch’ella ſu di nuouo domandata
     Chi l’hauea tratta a ſi inſelice ſorte,
     Incomincio con humil voce a dire
     Quel ch’io vo all’altro canto differire.