Oreste (Alfieri, 1946)/Atto quinto

Atto quinto

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Atto quarto

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ATTO QUINTO

SCENA PRIMA

Egisto, Soldati.

Egisto Oh inaspettato tradimento! oh rabbia!

Oreste sciolto? Or si vedrá.


SCENA SECONDA

Clitennestra, Egisto.

Cliten.   Deh! volgi

addietro i passi.
Egisto   Ah scellerata! all’armi
corri tu pure?
Cliten.   Io vo’ salvarti: ah! m’odi;
non son piú quella...
Egisto   Perfida...
Cliten.   T’arresta.
Egisto Darmi, perfida, vivo promettesti
a quel fellon tu forse?
Cliten.   A lui sottrarti,
perir dovessi, io giuro. Ah! quí rimani;
in securo ti cela; al furor suo
argin son io frattanto.
Egisto   Al furor suo
argin miglior fian l’armi. Or va; mi lascia.
Io corro...

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Cliten.   Ahi! dove?

Egisto   A trucidarlo.
Cliten.   A morte
tu corri. Oimè! che fai? del popol tutto
non odi gli urli, il minacciar? t’arresta;
io non ti lascio.
Egisto   Invan l’empio tuo figlio
speri a morte sottrar. Scostati, taci,
lasciami, o ch’io...
Cliten.   Tu sí, svenami, Egisto,
se a me non credi. «Oreste». Odi tu? «Oreste».
Qual d’ogni intorno quel terribil nome
alto risuona? ah! piú non sono io madre,
se tu in periglio stai: contro il mio sangue
giá ridivengo io cruda.
Egisto   Il sai, gli Argivi
odian l’aspetto tuo: nei loro petti,
or col mostrarti, addoppieresti l’ira.
Ma il fragor cresce. Ah! tu ne fosti, iniqua,
tu la cagion: per te indugiai vendetta,
ch’or torna in me.
Cliten.   Me dunque uccidi.
Egisto   Scampo
io troverò per altra via.
Cliten.   Ti sieguo.
Egisto Mal ti fai scudo a me; lasciami: vanne:
a niun patto al mio fianco te non voglio.


SCENA TERZA

Clitennestra.

Mi scaccian tutti!... Oh doloroso stato!

Me non conosce piú per madre il figlio;
né per moglie il marito: e moglie, e madre
io son pur anco. Ahi misera! da lungi
pur vo’ seguirlo, e non ne perder l’orme.

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SCENA QUARTA

Elettra, Clitennestra.

Elet. Madre, ove vai? deh! nella reggia il piede

ritorci: alto periglio...
Cliten.   Oreste, narra,
dov’è? che fa?
Elet.   Pilade, Oreste, ed io,
salvi siam tutti. Ebber pietá gli stessi
satelliti d’Egisto. «Oreste è questi.»
Grida primier Dimante; il popol quindi:
«Oreste viva; Egisto, Egisto muoja».
Cliten. Che sento!
Elet.   Ah madre! acquetati; il tuo figlio
rivedrai tosto; e delle spoglie infami
del tiranno...
Cliten.   Ahi crudel! Lasciami, io volo...
Elet. No, no; rimani: il popol freme; e ad alta
voce ti appella parricida moglie.
Non ti mostrar per or; correr potresti
periglio grave: a ciò venn’io. Di madre
in te il dolor, nel veder trarci a morte,
tutto appariva: del tuo fallo omai
l’ammenda festi. A te il fratel mi manda,
a consolarti, assisterti, sottrarti
da vista atroce. A ricercar d’Egisto
trascorron ratti in ogni parte intanto
Pilade ed egli, in armi. Ov’è l’iniquo?
Cliten. L’iniquo è Oreste.
Elet.   Oh ciel! che ascolto?
Cliten.   Io corro
a salvarlo; o a morir con esso io corro.
Elet. No, madre, non v’andrai. Fremon gli spirti...
Cliten. Mi è dovuta la pena; androvvi...
Elet.   O madre,

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quel vil, che i figli tuoi poc’anzi a morte

traea, tu vuoi?...
Cliten.   Sí, lo vo’ salvo, io stessa.
Sgombrami il passo: il mio terribil fato
seguir m’è forza. Ei mi è consorte; ei troppo
mi costa: perder nol vogl’io, né posso.
Voi traditori a me non figli abborro:
a lui n’andrò: lasciami, iniqua; ad ogni
costo v’andrò: deh! pur ch’io giunga in tempo!


SCENA QUINTA

Elettra.

Va, corri dunque al tuo destin, se il vuoi...

ma tardi fien, spero, i suoi passi. — Armarmi
che non poss’io la destra anco d’un ferro,
per trapassar di mille colpi il petto
d’Egisto infame! Oh cieca madre! oh come
affascinata da quel vil tu sei! —
Ma, pure... io tremo;... or se l’irata plebe
fare in lei del suo re vendetta?... oh cielo!
Seguasi. — Ma chi vien? Pilade! e seco
il fratello non è?


SCENA SESTA

Pilade, Elettra, Seguaci di Pilade.

Elet.   Deh! dimmi: Oreste?...

Pilade D’armi ei cinge la reggia: è certa omai
la preda nostra. Ove si appiatta Egisto?
Vedestil tu?
Elet.   Vidi, e rattenni indarno
la forsennata sua consorte: fuori,
per questa porta, ella scagliossi; e disse,

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che volea di se fare a Egisto scudo.

Ito era dunque ei pria fuor della reggia.
Pilade Che agli Argivi mostrarsi osato egli abbia?
Dunque a quest’ora ucciso egli è: felice
chi primiero il fería! — Ma, piú dappresso,
maggiori odo le strida...
Elet.   «Oreste»? Ah fosse!...
Pilade Eccolo, ei vien nel furor suo.


SCENA SETTIMA

Oreste, Pilade, Elettra, Seguaci d’Oreste, e di Pilade.

Oreste   Null’uomo

di voi si attenti or trucidarmi Egisto:
brando non v’ha quí feritor, che il mio. —
Egisto, olá; dove se’ tu, codardo?
Egisto ove sei tu? Vieni; ti appella
voce di morte: ove se’ tu?... Non esci?
Ahi vil! ti ascondi? Invan; né del profondo
Erebo il centro asil ti fia. Vedrai,
tosto il vedrai, s’io son d’Atride il figlio.
Elet. ... Ei... quí non è.
Oreste   Perfidi, voi, voi forse
senza me l’uccideste?
Pilade   Ei della reggia
fuggí, pria ch’io venissi.
Oreste   Ei nella reggia
si asconde: io nel trarrò. — Quí per la molle
chioma con man strascinerotti: preghi
non v’ha; né ciel, né forza havvi d’averno,
che ti sottragga a me. Solcar la polve
farotti io fino alla paterna tomba
col vil tuo corpo: ivi a versar trarrotti,
tutto a versar l’adultero tuo sangue.
Elet. Oreste, a me non credi? a me?...

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Oreste   Chi sei?

Egisto io voglio.
Pilade   Ei fugge.
Oreste   Ei fugge? e voi,
vili, quí state? il troverò ben io.


SCENA OTTAVA

Clitennestra, Elettra, Pilade, Oreste,

Seguaci d’Oreste, e di Pilade.

Cliten. Figlio, pietá.

Oreste   Pietá?... Di chi son figlio?
Io son d’Atride figlio.
Cliten.   È di catene
giá carco Egisto.
Oreste   Ancor respira? oh gioja!
A trucidarlo vò.
Cliten.   T’arresta. Io sola
il tuo padre svenai; svenami:... Egisto
reo non ne fu.
Oreste   Chi, chi mi afferra il braccio?
chi mi rattiene? oh rabbia! Egisto... io ’l veggo;
quí strascinato ei vien;... togliti...
Cliten.   Oreste,
non conosci la madre?
Oreste   Egisto pera.
Muori fellon; di man d’Oreste or muori.


SCENA NONA

Clitennestra, Elettra, Pilade, Seguaci di Pilade.

Cliten. Ahi! mi sfuggí!... Tu svenerai me pria.
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SCENA DECIMA

Elettra, Pilade, Seguaci di Pilade.

Elet. Pilade, va; corri, trattienla, vola;

quí la ritraggi.


SCENA UNDECIMA

Elettra.

  Io tremo... Ella è pur sempre

madre: pietade aver sen dee. — Ma i figli
vedea pur ella sulle soglie or dianzi
di morte infame; e il duolo in lei, l’ardire
era allor quanto è per costui? — Ma giunto
è il giorno al fin sí sospirato. Esangue
tu cadi al fin, tiranno. — Un’altra volta
la reggia tutta rimbombare io sento
de’ pianti, e gridi, onde eccheggiar la udia
in quella orribil sanguinosa notte,
che fu l’estrema al padre mio. — Giá il colpo,
vibrò il gran colpo Oreste. Egisto cadde;
giá me lo annunzia il popolar tumulto:
eccolo, Oreste vincitor: grondante
di sangue ha il ferro.


SCENA DUODECIMA

Elettra, Oreste.

Elet.   O fratel mio, deh! vieni;

vendicator del re dei re, del padre,
d’Argo, di me; vieni al mio sen...
Oreste   Sorella,...
me degno figlio al fin d’Atride vedi.

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Mira, è sangue d’Egisto. Io ’l vidi appena,

corsi a ucciderlo lá; né rimembrai
di trascinarlo alla tomba del padre.
Ben sette e sette volte entro all’imbelle
tremante cor fitto e rifitto ho il brando: —
pur non ho sazia la mia lunga sete.
Elet. In tempo dunque a rattenerti il braccio
non giungea Clitennestra.
Oreste   E chi da tanto
fora? a me il braccio rattener? Sovr’esso
io mi scagliai; non è piú ratto il lampo.
Piangea il codardo, e piú m’empiea di rabbia
quel pianto infame. Ahi padre! uom che non osa
morir, ti uccise?
Elet.   Or vendicato è il padre;
tuoi spirti acqueta; e dimmi: agli occhi tuoi
Pilade non occorse?
Oreste   Egisto io vidi,
null’altro. — Ov’è Pilade amato? e come
a tanta impresa non l’ebb’io secondo?
Elet. A lui la disperata madre insana
dianzi affidai.
Oreste   Nulla di loro io seppi.
Elet. Ecco, Pilade torna;... oh ciel! che veggio?
solo ei ritorna?
Oreste   E mesto!


SCENA ULTIMA

Oreste, Pilade, Elettra.

Oreste   Oh! perché mesto,

parte di me, se’ tu? non sai che ho spento
io quel fellone? vedi; ancor di sangue
è stillante il mio ferro. Ah, tu diviso
meco i colpi non hai! pasciti dunque

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di questa vista gli occhi.

Pilade   Oh vista! — Oreste,
dammi quel brando.
Oreste   A che?
Pilade   Dammelo.
Oreste   Il prendi.
Pilade Odimi. — A noi non lice in questa terra
piú rimaner: vieni...
Oreste   Ma qual?...
Elet.   Deh! parla:
Clitennestra dov’è?
Oreste   Lasciala: or forse
al traditor marito ella arde il rogo.
Pilade Piú che compiuta hai la vendetta: or vieni;
non cercar oltre...
Oreste   Oh! che di’ tu?...
Elet.   La madre
ti ridomando, Pilade. — Oh, qual m’entra
gel nelle vene!
Pilade   Il cielo...
Elet.   Ah! spenta forse...
Oreste Volte in se stessa infuriata ha l’armi?...
Elet. — Pilade; oimè!... tu non rispondi?
Oreste   Narra;
che fu?
Pilade   Trafitta...
Oreste   E da qual mano?
Pilade   — Ah! vieni...
Elet. Tu la uccidesti.
Oreste   Io parricida?...
Pilade   Il ferro
vibrasti in lei, senza avvederten, cieco
d’ira, correndo a Egisto incontro...
Oreste   Oh quale
orror mi prende! Io parricida? — Il brando,
Pilade, dammi: io ’l vo’...

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Pilade   Non fia.

Elet.   Fratello...
Pilade Misero Oreste!
Oreste   Or, chi fratel mi noma?
Empia, tu forse, che serbato a vita,
e al matricidio m’hai? — Rendimi il brando,
il brando;... oh rabbia! — Ove son io? che feci?...
Chi mi trattien?... Chi mi persegue?... Ahi! dove,
dove men fuggo?... ove mi ascondo? — O padre,
torvo mi guardi? a me chiedesti sangue:
e questo è sangue;... e sol per te il versai.
Elet. Oreste, Oreste... Ahi misero fratello!...
giá piú non ci ode;... è fuor di se... Noi sempre,
Pilade, al fianco a lui staremo...
Pilade   Oh dura
d’orrendo fato inevitabil legge!