Opere di Procopio di Cesarea/L'editore

L'editore

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Opere di Procopio di Cesarea Storia segreta

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L’EDITORE



L’importanza della famosa Istoria Segreta di Procopio pienamente è dimostrata nella Prefazione, che il chiarissimo Volgarizzatore della medesima ha qui premessa: importanza, di cui senza dubbio partecipa la traduzione e pubblicazione di essa. Essendo poi quella Storia Segreta il compimento di quanto appartiene ai fatti avvenuti nell’Imperio romano regnando Giustiniano Augusto, dal gravissimo e diligentissimo Scrittore trattati negli otto libri, che delle guerre, persiana, vandalica, e gotica, egli ha lasciati; [p. vi modifica]potrà essa a quelli ottimamente essere aggiunta, come libro IX, siccome di fatto essa n’è, ove, dandomi Iddio il suo aiuto, m’avvenga, come spero, di pubblicarli. E perchè a quel miglior tempo la edizione degli otto libri delle guerre a questo collegata non soffra incongruente interposizione, ho avuta la precauzione di aggiungere in questo volume i sei libri degli Edifizii di Giustiniano scritti da Procopio medesimo, i quali manifestamente fanno corpo da sè; così che nella compiuta edizione delle opere di quell’Autore non debbono avere altro posto che quello che qui io assegno ad essi.

Del merito intanto di questi libri non istando bene a me ragionare, a conforto di chi non sia ancora versato negli studii di questo genere, poichè il volgarizzamento loro non è accompagnato da prefazione od illustrazione alcuna, mi prendo la [p. vii modifica]libertà di qui riferire uno squarcio di lettera dell’illustre volgarizzatore della Storia Segreta, tanto più che contiene qualche schiarimento nascente dal confronto delle due Opere. Egli si esprime di questa maniera.

«I dotti uomini che le opere degli antichi scrittori dopo la fatale rovina delle lettere diligentemente raccolsero; che le ridussero a buona lezione, e a comodo degli studiosi con somma cura, se greci, in latina lingua traslatarono, giustamente ne rilevarono i pregi ben più che oggigiorno facciasi dalla maggior parte de’ nostri letterati. E perciò, se tale è il pensier vostro, sig. Sonzogno, di aggiungere alla edizione della Storia Segreta di Procopio i sei libri di lui concernenti gli Edifizii di Giustiniano, opera, che quel Valentuomo scrisse ad istanza dell’imperadore medesimo; io non dubito punto che non [p. viii modifica]siate per fare bella ed utile cosa. E basterà qui rispetto ad essa ricordare quanto ne dissero il dottissimo Maltret nel suo Avviso al lettore premesso alla edizione sì del testo, che della traduzione latina, da lui fatta in Parigi l’anno 1663. «Preparati (dic’egli al lettore) a lungo viaggio, che ti si presenta da scorrere tutto quanto fu lungo e largo l’Orbe romano sotto il regno di Giustiniano Augusto, se ne eccettui l’Italia. Ecco che te n’è guida Procopio. Dappertutto tu incontrerai gli Edifizii di quell’Imperadore, da questo scrittor diligente tanto rassicurati, che non pioggia discioglitrice, non furor di aquilone può distruggerli; nè può rovesciarli qualunque siasi a serie innumerabile d’anni, e corso di tempi. Per lo che vedrai quanto contra la vetustà possano le lettere: perciocchè meglio stanno e conservansi ne’ libri, di quelle che [p. ix modifica]facciansi ne’ luoghi ove pur furono con saldissime opere un giorno costrutti, i portici, i tempii, i palazzi, i bagni, i ponti, le castella, le città, le colonne, e tante altre fabbriche di reale potenza. Altrove queste o giacciono miseramente mutilate, e sono affatto perite sicchè non se ne vede vestigio: ma qui conservano e nome, e sito, e forma. Vero è che qualche volta è paruto che il tempo abbia fatto sparire anche gli scritti che tali cose riferivano: ma egli è vero altresì che dopo essere questi stati coperti dalla polvere de’ tempi, a poco a poco vennero fuori, come succede di quegli archi trionfali, i quali dopo essere stati per lungo tratto di anni sepolti in terra, in fine a mano a mano si discoprono; e mentre da principio incominciando ad apparire il vertice dell’arcata si potrebbe credere di [p. x modifica]non avere a vedere che il ricovero di qualche cadavere, poi toltone via il terreno sorge maestoso l’antico monumento, e tutti ne ammirano la solidità, la grandezza e la magnificenza. Di questa maniera questi libri degli Edifizii, primieramente pubblicati in Basilea, poscia a Parigi cento venti anni sono, incominciarono a far vedere, dirò così, alcuna parte di loro cima; indi per opera di Davide Eschelio più ampii del doppio presentaronsi; ed ora io li dò interi, eccetto che in due passi, ov’è rimasta piccola lacuna.»

«Così quel Valentuomo, il quale in appresso accenna di che mezzi si fosse aiutato per la sua bella edizione, che io veggo essersi giustamente seguita da chi, signor Sonzogno, vi ha somministrato il volgarizzamento, che intendete aggiungere alla Storia Segreta. Non ha il Maltret stimato [p. xi modifica]necessario discendere a particolarità per far sentire il pregio di questi libri, perciocchè chiarissimamente per loro stessi lo dimostrano a chiunque li legga. Imperciocchè, se io non m’inganno, una gran parte svolgono della geografia dell’Imperio romano al tempo in cui Procopio scriveva; e molta luce spandono sulla storia, che per diversi rispetti rimarrebbesi oscura senza l’aiuto ch’essi prestano, Egli è per questo titolo singolarmente ch’essi diventano importanti per noi.»

«Ma nel comunicarmi sì graziosamente e la idea vostra, e questo volgarizzamento degli Edifizii, mi avete data occasione di fare parecchie considerazioni, due delle quali qui brevemente indicherò. La prima si è che, come nella mia Prefazione alla Storia Segreta dissi, molti passi per brevità omettere io in prova dela religione di Procopio, in questi libri degli Edifizii può ognuno incontrarne [p. xii modifica]esuberantemente, i quali non sarebbero mai caduti dalla penna di chi non avesse professata la religione cristiana ortodossa. E ciò pienamente dimostra i delirii calunniosi di chi contra la verità ha preteso di levare a Procopio la fede circa quanto egli scrisse in quell’opera. Ma la seconda mia considerazione è di diverso carattere. Procopio in questi libri degli Edifizii pubblicamente e ripetutamente esalta, ove la pietà religiosa di Giustiniano in edificare, o ristaurare ed ornare tanti tempii e monasterii, ove la sollecitudine sua in assicurare l’imperio romano contra le nazioni nemiche con tante costruzioni di mura, di torri, di castella, e di città, e con tante fortificazioni di ogni genere, ove di provvedere con paterna cura ai bisogni de’ suoi popoli con acquidotti, con fontane, con ponti, con istrade, e portici, e porti, e moli d’innegabile utilità pubblica. [p. xiii modifica]Perlochè stando a quanto qui leggesi, ben altro uomo in quell’imperadore si vede da quello che vien descritto nella Storia Segreta, ed altro spirito in chi scrisse questa, confrontato all’apparente spirito di chi scrisse i libri degli Edifizii. Ma non rimarrà esitante sulla sostanza della verità se non chi per avventura legga queste due Opere senza troppa attenzione alle diverse circostanze, che ne costituiscono il carattere. Quando Procopio ne’ libri degli Edifizii riferiva le varie opere da Giustiniano ordinate e fatte eseguire, diceva il vero; e diceva pur vero quando le supponeva dirette le une a pietà, le altre a buon governo, perchè ad entrambi questi fini esse erano materialmente destinate di loro natura: quindi spontanea offerivasi sotto la penna dello scrittore l’allusione. Se non che potrebbesi anche aggiungere verificato in lui quanto si è [p. xiv modifica]congetturato di Plinio a proposito del suo famoso Panegirico a Traiano. E siccome di Plinio si è detto che tante virtù attribuì a Traiano per fargli sentire la necessità che quell’imperadore avea di possederle; e quel suo Panegirico, se non era una finissima satira, era per lo meno un sapientissimo sforzo diretto a correggere il principe di tale maniera lodato; così ad altro più giusto senso voglionsi interpretate l’espressioni di Procopio, le quali altrimenti prese alla lettera parrebbero presentare ciò che verrebbe smentito dalla Storia Segreta. E che lode infatti è mai quella di empiere di Chiese e di Monasterii senza bisogno, e con immensa profusione di spese, l’Imperio romano, quando per queste a generale povertà riducevansi i cittadini di tutte le classi; quando per avere di che far tante e sì disorbitanti spese, di fraudi, di spogliamenti, di confiscazioni, di [p. xv modifica]concussioni, di monopolii, si empirono la capitale, e le provincie? Che era il fortificar tanti luoghi, il mettere tanti presidii, quando o que’ luoghi si lasciavano poi sguerniti, o que’ presidii si abbandonavano a sè medesimi senza provvigioni e senza stipendio? Nè per rilevare codeste contraddizioni era già uopo, che chi leggeva i libri degli Edifizii sapesse ciò che narravasi nella Storia Segreta, perchè fu ben segreta quella storia in quanto non si pubblicò come le altre che Procopio scrisse; ma non erano segrete le cose in essa contenute: che anzi a tutti quei che vivevano allora, eran notissime. Perciò Procopio, mentre nei libri degli Edifizii non mancava alla verità riferendo ciò che Giustiniano avea fatto, sapeva ottimamente il giusto giudizio che doveano farne tutti quelli, che li avrebbero letti. Diciamo adunque che il complesso di tante cose operate, e la conformità de’ fini, a cui [p. xvi modifica]tutte erano dirette, avrebbero potuto formare argomento di onore a Giustiniano; ma che le singole, alle quali il debito fine non corrispondeva, ne formavano un giusto argomento di colpa. Procopio adunque, che co’ suoi libri sugli Edifizii non poteva trarre in inganno i contemporanei, senza la Storia Segreta con que’ libri avrebbe affidata al tempo una fraude detestabile anche riferendo fatti verissimi; e molto sarebbesi pregiudicato nella opinione de’ posteri, che dalle testificazioni d’altri scrittori, o contemporanei, o vivuti nel tempo immediatamente susseguito, non avrebbero mancato di averlo sospetto. Colla Storia Segreta adunque mise nel suo vero lume la verità per l’eminente oggetto, che la storia si propone, il quale non è solamente di comunicare ai posteri ciò che si è fatto, ma inoltre d’istruirli del come e del perchè si è fatto. Laonde vanità e [p. xvii modifica]dissipazione da un canto, astuzie e crudeltà dall’altro; e avarizia, e spensieratezza in aggiunta, e contraddizione perpetua nella intera amministrazione; questo è ciò che dalla ben attenta lettura di queste due opere di Procopio risulta. Se l’una riferisse fatti, che ben combinati coi retti fini sarebbero laudevoli; l’altra presta la chiave per vederli nel loro naturale e giusto valore. Ond’è che io penso, e meco penseranno tutti quelli che abbandonando le prevenzioni riguardano alla sostanza delle cose, che l’opera degli Edifizii lungi dall’indebolire la fede alla Storia Segreta, mirabilmente viene a confermarla.»

«Adunque io sinceramente lodo il pensier vostro, signor Sonzogno, di aggiungere, siccome divisate di fare, alla Storia Segreta volgarizzata da me, i sei libri degli Edifizii, perciocchè non credo esservi timore di vedere da quest’ultima Opera di lui [p. xviii modifica]turbato per nulla il giudizio che intorno al carattere di Giustiniano, e agli atti del suo governo sul fondamento dell’altra ognuno e tratto a formare ec.» Fin qui egli.

Dopo di che, pieno di fiducia nella benevolenza de’ miei associati metto fuori francamente questo volume, tenendomi per assoluto presso loro di quanto potesse attribuirsi alla particolare sua condizione; e contando fermamente che della irregolarità stessa, a cui le circostanze m’hanno condotto, per la qualità degli argomenti in esso trattati, volentieri approfitteranno con ispeziale diletto.