Novellette ed esempi morali (Bernardino da Siena)/Pensieri varii

Pensieri varii

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PENSIERI VARII


I.


Ecci niuno di quelli che vendano gli agli e le cipolle? che non ne vorranno vèndare se non vi si giura su: — Io ne voglio cotanti denari. — Io te ne vo’ dare cotanti. — A le vagnèle, io non te la darò. — A le vagnèle, tu me la darai. — A le vagnèle, non darò. — Oimmé, non vedete voi quello che voi fate; mettervi a rinegare Iddio per un capo d’aglio!


II.


Piglia uno essemplo d’uno signore, il quale era molto ricco e aveva uno grandissimo stato. Aveva molte terre, grande famiglia, molti cavalli, molti donzelli, molti figliuoli, molti ornamenti d’argenterie, come s’aparteneva a uno grande signore. Questo signore, essendo con uno suo intimo amico, disse; “Oh! dimmi che ti pare de’ fatti miei?” Egli rispose: “Bene.” Dice questo signore: “Doh! dimmi il vero; parti che mi manchi nulla?” Rispose colui: “Sí, signore, egli vi manca chi vi dica il vero: però che, per compiacervi o per paura, non è nissuno che vi dica il vero.” Or cosí voglio io dire a voi: egli pare che ognuno abbi giurato di non dire nulla se non a [p. 158 modifica]piacere. E però, cittadini miei, quando vi ritrovate in Palazzo, dite il vero, e non parlate mai a piacimento. E cosí vogliate che vi sia detto il vero.


III.


Io veggo colà uno porcello salvatico, ch’è stato condotto a la città, e per la pratica del vedere tanto le genti, non fugge come faceva nel bosco; e per la tanta usanza de le persone, uno che andasse a darli qualche cosa, si lassarebbe toccare e grattare, e farestene ciò che tu volesse. E questo addiviene solo per la dimesticheza de la tanta gente ch’elli vede tutto dí. Or va’ al bosco, e alletta uno di quelli che stanno ine; che come e’ ti vedrà, subito fuggirà via. Mostrali de le ghiande e va’ verso lui, peggio. Alettalo: ciro, ciro! Tu potrai ben cantare, che mai elli t’aspetti.


IV.


L’ira è un fuoco già acceso dentro e arde per modo, ch’egli devora ogni cosa che egli trova. — Ché per l’ira che tu avevi in te, che volevi male a colui, quando elli parlava, non parlava di te, e tu pensavi ch’egli dicesse male di te. L’odio che tu gli portavi, ti fece venire quello sospetto. E ’l sospetto che tu hai, adopera tanto nella mente tua, che tutta volta ti pare èssare alle mani; che eziandio dormendo, se una gatta facesse un busso, el farà levar del letto sbalordito, e nel suo [p. 159 modifica]cuore non dice altro, che “arme, arme, arme.” Questo non viene, se non dal sospetto: come fece colui che sarchiava uno suo campo, e aveva il suo barletto vuoto, e uno moscone v’entrò dentro e andava volando per uscirne fuore: us, us, us, us. Come costui ode cosí, subito piglia la via fra gambe col barletto, credendo che quello fusse una trombetta, perché egli era tempo di guerra; e andavasene a casa tutta volta gridando: “arme, arme, arme; ecco i nemici.” Quelli della terra, tutti so’ sotto l’arme: “che è, che è?” Ed in tutto era un moscone.


V.


Io ti voglio stamane insegnare a orare. Se tu fili con buona intenzione, tu òri con operazione. Oh nuova cosa, che mentre che tu lavori, tu puoi orare, e non te n’avedi! O tu che fai la tua arte e fâla lecitamente, sempre òri. Fai le scarpette? Fai l’arte della lana? Fai la maestria del legname o della pietra? O se’ fabro, o qualunque altro mestiero fai? Se tu il fai lecitamente, sempre òri; e questo è l’opera.


VI.


Se tu ôri solo co la bocca, non ti varrà nulla. Doh, io ti voglio dire quello che intervenne a uno nostro frate. Uno nostro frate orava co la bocca solamente, non avendo il cuore a niuna cosa che elli dicesse; unde che orando a questo modo, egli [p. 160 modifica]gli aparve uno capo di cane che menava la bocca come faceva lui significando che il suo orare non era megliore che uno cane che menasse la bocca. Sai, quando tu dici l’avemaria o ’l paternostro, non avendovi il cuore, proprio fai come uno cane che mena la bocca. Cosí dico a te che dici l’ufizio, o frate o prete o qualunque religioso, se non v’hai il cuore, non fai nulla.


VII.


Nota bene. Piglia le bandiere e spiegale, e a chi non tocca stamani, sí si segni col carbon bianco. Elli ci so’ di coloro che diranno: “No, questo non tocca già a me; ma elli tocca al tale.” E l’altra dirà: “Elli tocca alla mia nuora.” L’altra: “Elli tocca alla mia vicina.” E la donna dirà: “Elli tocca al marito.” E ’l marito dirà: “Elli tocca alla moglie;” e l’uno uomo dirà: “Elli non tocca a me, ma tocca al tale.” Ed io ti prometto che quello a cui non tocca stamane, si potrà dire che elli non ci sia.


VIII.


Uno sta colà da canto, e dice: “Costui ce la caccia molto calda. Doh, che bisogna tanto dire!” L’altro dice: “Che bisogna tante prediche!” Io rispondo a te che dici — che bisogna tante prediche? — che bisogna tanto camparti, e dicoti che mai non bisognarono tanto le prediche, quanto bisognano ora. Cosí voglia Iddio che come voi avete il bisogno d’udire, che voi udiate e poi [p. 161 modifica]mettiate in operazione, acciò che voi siate campati da’ pericoli che sònno apparecchiati dalli uomini del mondo.


IX.


Doh, avete voi mai veduto pescare a lenza? Sí, elli si piglia uno lombrico, e mettesi nell’amo, e il pesce va per pigliare el lombrico, e rimane preso lui. Vedi che per avere il cibo rimane preso il pesce. Che significa il cibo? Significa la parola; che per andare a pigliare la parola, rimane presa l’anima, imperoché il corpo ha il diletto di pigliare quel cibo della parola.


X.


O voi, i quali siete freddi e morti, andate alla fonte della vita. O donna, sai, la mattina quando tu vieni alla fonte della vita e della dottrina di Dio, alla predica, non lassare il tuo marito nel letto, né il tuo figliuolo, né il tuo fratello; ma fa’ che tu lo svegli e fa’ che elli venga anco lui a udire quello che, se elli è morto, il farà vivo.


XI.


Che sarebbe elli il mondo, cioè la fede cristiana, se elli non si predicasse? In poco tempo la fede nostra sarebbe venuta meno, ché non credaremo a nulla di quello che noi crediamo. E per questo ha ordinato la santa Chiesa che ogni domenica si predichi, o poco o assai, pure che si [p. 162 modifica]predichi. E a te ha comandato che tu vada a udire la messa. E se di queste due cose tu non potessi fare altro che l’una, o udire la messa o udire la predica, tu debbi piuttosto lassare la messa che la predica.


XII.


Fusti tu mai a Vinegia? Egli è talvolta da sera che egli traie uno venticello e dà nelle onde, el quale dà uno suono, e questa è la voce che fanno l’acque. Questo non significa se non le grazie e le spirazioni che manda Iddio. El ventarello, erano le parole sue le quali l’aveva da lo Spirito Santo tutte piene di tanta melodia, l’acque si erano coloro che lo stavano a udire.


XIII.


O vecchio avaro e pusillanimo, che ti trovi ricco, piena la casa di grano, di vino, d’olio, di carne e d’ogni cosa, e credi morire nelle miserie, e ogni assai ti pare poco, e sempre stai in affanno de’ denari, sotterrandoli quando in sala e quando in camera, quando in uno cantone e quando nella stalla; credemi che tu te ne anderai, ed ellino rimarranno, che credi che il mondo ti venga meno!


XIV.


Colui che ama se medesimo, e ha la mente alta, gli pare meritare; e però alza il capo, e empiesi di questo fumo; ma voi avete una cosa che v’aita, che i vostri capucci so’ sí grandi, che vi cape del [p. 163 modifica]fumo assai, e non n’esce fuore, tanto ne tiene. Sai che fa il fumo, quando elli non ha uscita? Pone mente in casa tua, quando elli non v’è ciminea né finestre dove elli possa uscirsene; e elli affumica tutta la casa. A casa. Dico che ’l fumo saglie per la levazione tua. O tu che seguiti la via del Lucifaro, volendoti levare in alto, guarda in Job al xlj cap.: De naribus eius procedit fumus, sicut ollae magnae: De le nare del Lucifaro saliva el fumo come d’una grande pignatta.


XV.


Colui che mira nella mensa del compagno, cioè vede la pocissione o la casa del vicino e desidera, dicendo: “Oh, ella mi starebbe bene e cosí mi si affarebbe questa casa; e la vigna del tale, oh, quanto mi s’atagliarebbe!” Simile: “O quella bottiga mi starebbe quanto bene! S’io la potesse avere, io l’aconciarei per modo, ch’io mettarei questa con quella, e non mi sarebbe in mezzo persona! Cosí il tale orto ch’è allato al mio, io gli mettarei insieme. Non vedi povaretto che tu non vorresti avere vicino appresso, che tutto il mondo abbracciaresti!


XVI.


Ecci niuno fabro, o niuno orafo, o niuno spadaio? Cosí fa l’uomo all’anima sua, quando e’ fa penitenzia, come fa lo spadaio. Sapete quando voi passate dalli Spadai, e vollete colassú da’ Tolomei, coloro che bruniscono l’arme, che hanno [p. 164 modifica]un legno ed anco hanno una spada, e con essi un poca di pòlvare, e posta in sull’arme rugginosa, e dàlle, dàlle, dàlle, e brunisce, e tanto fa cosí, che la fa bella e pulita e chiara come una bambola. Cosí fa l’orafo quando ha una croce vecchia o un calice. Elli el brunisce, e fallo bello col suo burino piú che non era prima. Cosí simile fa il fabro colla sua lima, e fanno coloro magisterio per modo, che diventano piú belle che quando erano nuove. E cosí fa la penitenzia all’anima nostra: ella la brunisce e falla pulita e chiara. Simile la lima della astinenzia, de’ digiuni, e ’l brunire e disolidarsi in essa penitenzia; e questa tal penitenzia fatta con perfetto cuore, con fervente volontà ella fa l’anima tanto splendida e tanto rilucente e chiara, che è una cosa mirabile.


XVII.


Elli fu uno il quale aveva costumato e costumava di dire l’ufizio suo: io non l’affermo però donde si fusse. E uno dí avendo avute molte faccende, dimenticò di dire compieta. La sera costui se ne va al letto come era usato. Egli sta una ora, sta due; costui non s’adormenta: sta tre ore, anco non si può adormentare. Egli comincia a pensare: “O che vorebbe dir questo? Questo non mi suole adivenire.” E cosí pensando aveva grande meraviglia, ché soleva come giogneva al letto, subito a èssare adormentato. In tutto, pensando e ripensando, elli si ricorda come elli non aveva detta compieta. Subito elli si leva su, e disse compieta: e ritornato poi a letto, non [p. 165 modifica]prima sotto, che elli cominciò a sarnacare. Chi poteva èssare stato a fare che costui non dormisse? Poteva èssare l’angiolo, e anco Iddio, e anco la virtú propria per la consuetudine sua; che non pare che l’anima si possa riposare, s’ella non fa la sua usanza.


XVIII.


Le genti so’ il popolo gentile; cioè il popolo di Dio. Quando tu odi ne la Scrittura nominare questi popoli, sappili intendere: e cosí il popolo pagano s’intende il popolo che vuole andare dietro a’ vizi e a’ peccati. Dice che saranno retti in verga di ferro. La verga s’intende che sia dritta; e perciò si dà la verga in mano al signore, la quale sempre si die tenere dritta. Non la tenere torta, che tu e lei cadrete poi. Tiella dritta, come vedi la Torre. Perché sta dritta questa Torre? Perché ella non pende: perché se pendesse, cadrebbe. Vuoi ti dica quando uno muro non può fare che non caggia? Ogni volta che la grossezza del muro pende tanto che ella esce fuora del fondamento, non potrà stare che ella non caggi. Vuoi vedere quando ella die cadere? Piglia uno piombino, e pòllo dritto, e pon mente al muro forte. Se tu vedi che la faccia di là pende tanto, che ella risponda a quella di qua, non avere mai fidanza a quel muro: va’, apuntellalo, se non ch’e’ cadrebbe. Cosí vedi de la soma de l’asino: quando ella pende, ella sta per cadere, e guasta l’asino. Cosí dico de la volontà. Vuoi perseverare? — Sí.— [p. 166 modifica]Fa’ che la tua volontà sia dritta a Dio. Se ella non sarà dritta a Dio, credimi, credimi che ella cadrà a terra.


XIX.


Tutte l’operazioni che noi facciamo sònno palesi a Dio. Aguattisi l’uomo quanto elli vuole, che Iddio vede ogni cosa che egli fa. E però se tu fai peccati, guàrdati, che il giudicio di Dio è presso. Sai tu come fa chi fa il fieno? Elli si reca la falce in mano, e arruota arruota. Oimé, oimé, oimé Siena! Quando elli arruota colui che sega, guarditi, dich’io. Che anco poi ch’elli avrà segato, un pezzo, elli riaruota da capo; e come è cosí segato, e elli guarda d’atorno da ogni parte dove è da segare. Elli guarda atorno dal levante, dal ponente, dal mezzodí e dal settentrione. Vedi che egli ha già segato in ogni parte, salvo che qui. Però ti dico: guarda, guarda, ben guarda. Siena Siena è piú indugiata, che niuna altra patria. Doh, guarda che elli non affili la falce, o che elli non la batta per te! Tu sai che d’ogni cosa so’ prima cotali parlari, e poi so’ i fatti. Tu vedi già qui a Siena l’arrotatore de’ cuori. Doh, non diciamo piú, che dovarebbe bastare a inten dare.


XX.


Io predicai già in luogo che elli mi fu detto: “Predica della tale cosa, e non della tale; che se tu predichi della tale, tu farai irare la tal parte;” mi diceva: “Fa’ che tu dica sopra la tal cosa.” E [p. 167 modifica]l’uno mi diceva che io dicessi una cosa; e l’altro mi diceva che io non dicesse di quello, ma di quello che toccava all’altra parte. Ed io che mi vedevo infra due estremi, che feci? Dissi in me medesimo: elli mi conviene avere una buona avvertenzia. Tenni sí fatto modo, ch’io salvai la capra e’ cavoli; che io cominciai a parlare delle cose altissime, e dèi l’ordine a tutte; e cosí a poco a poco sciesi giú abasso alle terrene, intanto ch’io insegnai, e dèi l’ordine a tutte quelle cose che erano di bisogno a loro, per insino come si die dare beccare alle galline, sí che in fine a ognuno insegnai il loro bisogno.


XXI.


Sai come è fatta la mente nostra quando ella non cognosce una cosa che gli viene nella mente? È come il mare quando è in fortuna, o come una acqua quando v’è del loto. Se tu vorrai vedere dentro ne l’acqua torba quello che v’è, tu nol potrai vedere di subito. Sai che ti convien fare? Convienti aspettare tanto che ella schiari. Come ella sarà riposata, tu la vederai chiara e bella, che ogni piccola cosa vi potrai discernare. Cosí è proprio la tua mente, quando è torba: non puoi cognoscere la verità che v’è nascosa: convienti aspettare tanto che ella sia riposata, e vedrâvi dentro ogni chiarità, e potrai seguire il bene e lassare il male. Se tu ti mettessi a fare una cosa quando la mente tua è in tanto travaglio, non è possibile e pena a farla bene. Pensa: quando il mare ha fortuna, chi sarebbe quello che allora [p. 168 modifica]volesse navicare? Colui che v’è dentro va ora in qua, ora in là, quando in su, quando in giú, e in ogni modo che ella va, elli è a pericolo. Cosí dico d’uno che sia in questo affanno: non cognoscendo quale è buono a fare sta in grandissimo affanno e paura.


XXII.


Guarda, guarda, guarda, popolo sanese; guarda che ’l diabolo fabrica de’ mali assai e in molti modi per li peccati nostri. Elli vengono delle pestilenzie, le quai poi toccano a te a te e a te. Elli ha poste l’uova, acciò che elleno naschino, e non hanno se non a scoppiare el guscio; e se elleno scoppiano, subito il giudizio di Dio è nato. Sai che so’ questi pulcini che nascono dall’uova che elli ha poste a covare? È morte in molti modi: rubbagioni di case, di butighe, di fuore e dentro; ardare case, ardare vigne, amazare l’uno uomo l’altro; amazare similmente le donne, amazare figliuoli, pigliare fanciulli piccoli, darlo del capo nel muro, sforzare le donne, le figliuole a’ tuoi occhi veggienti, usare tradimenti l’uno coll’altro, furare ciò che può l’uno all’altro, venire discordie infra voi l’uno coll’altro, il padre col figliuolo, l’uno fratello coll’altro, per modo che niuno non si può fidare l’uno coll’altro; e cosí vengono in tanto sterminio, che altro che male l’uno coll’altro non pensate di volere fare, E però dico: Guarda, guarda, Siena!


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XXIII.


O Siena, se’ bella, sí; non quanto fu Jerusalem! Hai pace, sí; non quanta n’aveva Jerusalem! Se’ in altura, sí; non quanto fu Jerusalem! E io ti dico: Guarda, guarda; ché come il peccato di quelli popoli fece muòvare Iddio a ira, cosí dico che tu li guardi tu, che li peccati tuoi non faccino muòvare Iddio. Elli aspetta, aspetta: quando elli avrà aspettato, e riaspettato tiene a mente che elli fece a Jerusalem, sí che non rimase pietra che stesse nel suo difizio, che tutte andarono a sterminio.