Novelle d'ambo i sessi/Il telegramma
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IL TELEGRAMMA.
Appena aperto il giornale, mi saltò agli occhi questo annunzio: morte del ragioniere Eliodoro Marcoleni.
Eh?
Non era un’omonimia. Era proprio Eliodoro Marcoleni; o, come scriveva lui, Marcoleni ragionier Eliodoro, di anni quaranta, uno dei più stimati professionisti, come diceva il giornale, benvoluto da tutti, cittadino egregio, marito esemplare, ecc., ecc., e condoglianze profonde alla vedova.
“In tale caso, — esclamai, — non è più vivo, ma è morto;„ e questa esclamazione era motivata perchè, da qualche tempo, non riesco più a stabilire una esatta linea di separazione tra uomini vivi e uomini morti: “Uomini vivi — voi tutto mi insegnate — sono quelli che si alzano, si vestono, mangiano, ridono, piangono, fanno affari, si spogliano, vanno a letto, ecc., uomini morti quelli che non compiono più nessuna di queste operazioni„. Lo so: ma non mi basta: “Vivi sono quelli che esprimono con energia la loro vita, che fanno sentire che sono vivi„. Lo so; come mia moglie, ad esempio: ma non basta.
— Tuttavia, — dissi con fronte bassa, — povero Eliodoro! uomo quasi felice, con tutte le sue carte in ordine, il suo stomaco in ordine, la moglie in ordine: un buon uomo amabilmente gravacciuolo, che sorrideva coi denti bianchi, sotto i suoi baffetti biondi: un uomo prudentemente bilanciato nelle opinioni, e che se poteva farvi un piacere, non diceva di no.
Deve essere morto d’improvviso, forse senza accorgersene; forse per visitationem Dei. Ma le sue carte, ad ogni modo erano in ordine.
*
Noi eravamo stati in una certa dimestichezza, o anche amicizia, molti, molti anni addietro.
Però quando lui si innamorò, come si innamorò, della bella donna che poi sposò; quando con aria di superiorità mise in non cale il mio disinteressato consiglio di non prendere moglie; quando dopo avere sposata quella pupàttola, fu più innamorato di prima; quando lo vidi occupato dietro quella moglie, “Rosina, lo sciallettino, Rosina, hai dimenticato il crayon per l’emicrania....„ (quella moglie che si lasciava servire come dicesse: “Che cosa è un marito? È un cameriere che non si paga„); quando poi mia moglie — (perchè io ho preceduto Eliodoro Marcoleni in questa operazione del matrimonio) mi diceva: “Marcoleni! quello, sì, è un perfetto gentiluomo, un vero marito„, ebbene, da quel tempo le mie relazioni col ragionier Eliodoro Marcoleni furono ridotte a semplici relazioni di buon vicinato.
*
Spesso però ci venivano a trovare. Ma non per me: per mia moglie.
Lei, la signora Marcoleni, avanti, lui dietro, con i servizi logistici: ombrello, fiori, scialletto, cagnolino! Lei, ogni anno, più pomposa, più voluminosa, più pàpera: lui ogni anno più innamorato, più felice, più lacchè.
La signora Marcoleni parlava anche: anzi aveva una sua signorilità matronale di loquela. Di che parlasse non so, perchè io avevo l’abitudine di ritirarmi appena potevo farlo decentemente, ma ricordo molto bene che parlava.
Parlava delle sue carni bianche, delle paste per i suoi denti bianchi, dei condimenti per i suoi capelli neri, della sarta, delle stoffe, della modista, delle amiche, degli amici delle amiche, ecc.
Poi parlava del suo Eliodoro. “Sempre senza figli?„ “Sì, sempre senza figli!„ ma, povero Eliodoro!, in educazione fisica era degno di promozione, quando si fa tutto il proprio dovere. In condotta, poi, dieci con lode; e nelle altre materie, molto bene: tutti otto e nove. “Per il mio onomàstico mi ha comperato questo salta in petto di perle; per Pasqua siamo andati a Firenze (e la signora Marcoleni osa imperterrita descrivere la galleria degli Uffizi). Quest’inverno il mio Eliodoro mi ha messo il thermosiphon! Eliodoro mi ha messo il gabinetto di toilette. (Descrizione del gabinetto.) Ah sì, non mi posso lamentare.„
“Felice lei!„ esclama con voce patetica mia moglie.
Eliodoro Marcoleni sorrideva beato. Promozione ogni anno con lode.
*
Ma io so che cosa vogliono dire le visite della signora Marcoleni con la esposizione dello specchietto dei punti del ragionier Marcoleni; io so quale procella si forma, poi, ogni volta che mia moglie fa la voce patetica!
E perciò io taccio. La lunga esperienza mi ha provato che il tacere o per lo meno il ridurre le parole al numero delle parole indispensabili, è il sistema migliore per abbreviare il periodo ciclonico.
Povera moglie mia! È buona, ma è ciclònica. Inoltre mia moglie odia la filosofia, o almeno la mia filosofia. La mia filosofia si va sempre più accentuando in questo senso: semplificare la vita. La filosofia di mia moglie, invece è un’altra: complicare la vita.
Mia moglie, quando usa espressioni gentili a mio riguardo, dice: imbecille, stupido, cretino.
È un omaggio reso alla mia intelligenza. E siccome i fatti si incaricano di darmi ragione, così io dico sempre, quando converso con altri: imbecille, stupido, cretino, come dice mia moglie. Questa cosa la esaspera in modo atroce, e a me fa piacere. Dice: lo dico a te, ma non mica perchè tu lo deva andare a dire. Ed io dico: stupido, imbecille, cretino, come dice mia moglie, che non vorrebbe che lo dicessi. Ma se è la verità, — dico a mia moglie, — perchè devo nascondere la verità? Perchè devo temere il ridicolo?
E benchè — dopo aver letto l’annunzio funebre — provassi una certa tristezza nel ripetere Marcoleni era, Marcoleni sorrideva, invece di Marcoleni è, Marcoleni sorride, tacqui. Non dissi: “Sai, moglie mia, quel povero Marcoleni è morto. Forse, morto per uno sforzo di educazione fisica„. Tacqui.
*
Ma quando fu sera — e io ero nel mio studio — ecco la porta si spalanca: entra mia moglie atterrita, col giornale in mano ed esclama:
— Hai letto?
— Cosa?
— Eliodoro Marcoleni è morto.
— Be’? E se è morto?
Un uomo che è morto, è come un uomo che ha fatto colazione, che ha dormito, che ha fatto una passeggiata, insomma come uno che ha adempiuto una delle sue funzioni organiche: probabilmente l’ultima. Anche la Chiesa è della mia opinione: battesimo, cresima, eucaristia, ordine sacro, matrimonio, olio santo.
Mi guardai bene dall’esporre queste successioni logiche a mia moglie, e mi limitai a dire: — Be’? E se è morto?
Mia moglie non ha paura di me: bensì ha paura della morte.
Anche in questo, quasi il contrario fra me e lei.
Ella rimaneva lì nel mio studio col giornale in mano.
— Desiderate altro, signora?
— Ma è morto!
— È colpa mia forse se Eliodoro Marcoleni è morto?
— Ma non aveva ancora quaranta anni....
“Vorreste forse dire, signora, che voi dovreste essere morta da anni?„ Questa osservazione venne al sommo della lingua; ma la rimandai giù, sempre per quella specie di sorveglianza che esèrcito su me stesso, quando devo conferire con mia moglie.
Lei disse infine:
— Bisognerà che mandiamo insieme un telegramma di condoglianze.
— Ma perchè un telegramma? — dissi. — Manderemo una lettera.
— Le lettere, — dice la mia signora, — non usano più. Adesso nelle condoglianze usa il telegramma.
— Bene, signora, voi mandate il telegramma ed io mando una lettera.
— Voi lo fate per quella grettezza e tirchieria che vi si aumenta con gli anni.
— No, signora, — risposi con la calma abituale, - non è per grettezza, e la vostra deduzione è erronea. È perchè in una lettera si possono dire alcune cose più sentite e profonde che non nelle quattro convenzionali parole del dispaccio. Io odio la convenzionalità.
— Io vi dico, — insistette ella, — che adesso nelle condoglianze tutti usano il telegramma.
Risposi con soavità, ma con fermezza:
— Signora, vi prego di non insistere davvantaggio: io mando una lettera e voi fate quello che più vi talenta.
Anche in queste cose della morte la mia signora ed io non andiamo d’accordo.
La signora si allontanò col foglio del giornale in mano: io mi riebbi un po’, presi un foglio intestato, una busta intestata, e scrissi la lettera.
*
Senonchè dopo quattro giorni, con mia somma sorpresa, rivedo la mia lettera. Respinta al mittente, come diceva una nota dell’ufficio postale.
Apro e leggo.
“Mio caro e buon Marcoleni, oggi ho veduto nel giornale che tu, con un atto energico, ti sei liberato dal vincolo matrimoniale. Tu, comunque siano le cose, certamente ti devi trovare in luogo dove la tua signora non c’è! e ciò dà a credere all’esistenza di una provvidenza riparatrice. Felicitiamo i morti! come dicevano i greci antichi con tanta saggezza. E perciò accogli con le mie condoglianze anche le mie più vive felicitazioni.
*
Io avevo scritto al morto. Il postino non aveva potuto recapitare la lettera, ed essa era stata respinta al mittente.