Novelle (Sercambi)/Novella LXIIII

Novella LXIIII

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LXIIII


D>itta la bella sentenzia udita da Salamone, li stormenti incominciaro sonare; le danze cominciate e venuti frutti e confezioni con vini grechi in abundanzia, e fatto alquante danz’e restati li stormenti, si puoseno a sedere e con vini e confezioni si confortarono. E dapoi il preposto comandato che l’altore una moralità dica e poi una novella fine che l’ora serà della cena, e voltosi l’altore alla brigata disse:

«In ogni stato si cognosce donna,
com’è vestita o nuda,
che si dimostri per costumi donna;
dirò io per questo che una sia donna
che ’l corpo in drappi chiuda
con feminili efetti e non di donna,
dichinandosi a quel che dé esser cruda?
No, ma dirò che contrafaccia donna,
che veste come donna
e falsa l’opra sotto questa vesta.
E dirò <donna> d’una poverella,
cui la natura bella
ha fatto, come ch’abbi vesta trista,
pur che conservi al mondo netta fama
e voglia sol di sé quel che legge ama».

E dipoi l’altore disse: [p. 289 modifica]


DE MERETRICE ET JUSTO JUDICIO

Di Salamone e di quelle ii meretrici e de’ figliuoli.


P>oi che abbiamo trattato del senno di Salamone innelle du’ sentenzie per lui date, è di necessità al presente dire come, essendo in Ierusalem David re con Salamone fanciullo, fu una donna nomata Belluccia et una giovana chiamata Divizia; la quale Belluccia avea un figliuolo piccolo a petto, avuto di un suo amico, e la ditta Divizia che d’un prete avea auto uno fanciullo maschio del tempo di quello di Belluccia. E stando le ditte donne povere, per poter meno spendere, sapendo l’una dell’altra la vita teneano — cioè che Belluccia tenea uno amico bagascio e Divizia tenea uno prete — , disseno insieme se piacea loro di prendere una casa e fare una vita, che tanto mettesse l’una quanto l’altra, e con quella spesa < . . . . . . . . . . . . . . . . >

Acordate le donne tra loro di dirlo a’ loro bagasci, lo prete e l’altro contenti sperando potere senza infamia meglio il loro fatto seguire colle donne, consentirono. E presa la casa, in uno letto dormìano con quelli fanciulli ciascuna lattando il suo. E per questo modo dimoronno alquanti mesi.

Et una sera infra l’altre, essendo un dì soli e penati, lo prete e l’altro diliberonno d’andare a darsi piacere con Belluccia e con Divizia; e fenno d’aver di buone vivande e di molto vino, e così andarono lo giorno ciascuno sollacciandosi colla sua più volte, tenendo tra lor gran festa. E perché le vivande erano buone e calde, e per lo buon vino e per lo traficare della femmina, si riscaldarono li omini e le donne intanto che pare loro esser innel paradiso terreste. E cenato, perch’era di state, e ciascuno prima che si partisse una volta, oltra quello che innanti cena fatto aveano, contentaro le donne e poi si partiro lassando Divizia e Beliuccia co’ figliuoli.

Venuta la sera, Beliuccia calda col figliuolo da l’uno lato de’ letto si coricò, Divizia col suo da l’altra proda si misse. E subito adormentati, e mentre che <’n> tal maniera dimoravano, Belluccia rivoltasi senza sentimento, a dosso al fanciullo andò. Lo [p. 290 modifica]fanciullo, piccolo, di spasimo morìo senza che la trista di Belluccia si sentisse. E stata alquanto, svegliandosi e trovandosi sotto il figliuolo, tastandolo trovò lui esser morto. Senza dire niente, subito prese il morto suo figliuolo et al lato a Divizia lo puose, et il suo figliuolo vivo prende et a sé l’acosta. Divizia, che niente sente perché il vino ancora uscito non li era, stava cheta.

E venuto il giorno. Divizia isvegliatasi viddesi morto il fanciullo a lato; guardandolo cognove esser quello di Beliuccia e disse: «O Beliuccia, che vuol dire? Il tuo figliuolo è morto: io l’ho trovato apresso di me, e tu hai il mio in braccio». Belluccia fa vista di dormire et a niente risponde. Divizia la dimena, dicendo: «Stà su che ’l tuo figliuolo è morto». Belluccia fa atto di svegliarsi, dicendo: «Che vuoi?» Divizia dice: «Non vedi che hai il tuo figliuolo morto?» Belluccia dice: «Il mio figliuolo ho in braccio, e se tu come cattiva hai il tuo morto, non ti darò però il mio vivo». Divizia, che cognosce il suo figliuolo, affermando dice lo vivo esser suo e ’l morto di Belluccia. E volselo prendere gridando: «Accur’uomo!» Li vicini traggano, la quistione è grande tra costoro, ché ognuna volea il vivo per sé.

David re sentito la quistione nata, fatto venire le donne col fanciullo vivo e <col> morto, essendo Salamone presente David re disse che la ragione dicessero che ’l fanciullo vivo ognuna lo domanda, e ’l morto ognuna nega esser suo. Salamone, udite le donne, disse a David re: «Padre perfetto, se a voi fusse in piacere che la quistione di questo fanciullo vivo io determini». David re disse: «Io contento sono».

E preso Salamone di braccio a Beliuccia lo fanciullo vivo, dicendole: «Questo fanciullo di chi è figliuolo?», Beliuccia dice: «Mio». E voltosi Salamone a Divizia disse: «Di chi è questo fanciullo?» Divizia dice: «Mio». Salamone dice: «Questo fanciullo è di voi due, e pertanto vo’ che con una spada si divida, e la metà sia di Beliuccia e l’altra sia di Divizia». Prese una spada nuda tenendo lo fanciullo da l’uno de’ lati e la spada da l’altra mano. Belluccia dice: «Io sono contenta». Divizia, che vede la spada alta, dice: «O Salamone, prima che io voglia che ’l mio figliuolo sia morto, [p. 291 modifica]io voglio che voi lo diate tutto vivo a Belluccia». Salamone, vedendo questo fatto, giudicò il fanciullo esser di Divizia e non di Belluccia.

E per questo modo Salamone diè il terzo giudicio.

Ex.º lxiiii.