Novelle (Sercambi)/Novella LXIII

Novella LXIII

../Novella LXII ../Novella LXIIII IncludiIntestazione 5 maggio 2023 75% Da definire

Novella LXII Novella LXIIII
[p. 284 modifica]

LXIII


Venuta l’ora del desnare colla bella novella e trovato in una piacevole villa aparecchiato, desnaron di vantagio. Lo preposto comandò a’ danzatori et a’ sonatori che prendano le danze et innun bel prato che quine presso era vadano, e quando quine saranno comandò a l’altore che una piacevole novella dica. Li quali ubidendo fenno come comandato fu, e le danze (prese) colli stormenti, giunti al prato, là u’ l’altore, presto, disse:


DE JUSTA SENTENTIA

Di Salamone garzone e di Samuella de’ Maccabei, bella,
donna di Melchisedech, omo di gran vertù.


Nella terra santa di Ierusalem, al tempo di David re e di Salamone garzone, fu una donna de’ Maccabei nomata Samuella, bella e giovana e donna di uno nomato Merchisedech, omo di gran vertù; la quale Samuella doppo l’usare è di lui ingravidata in uno fanciullo e quello parturío.

E sentendo Samuella che du’ lo fanno più che uno, desiderosa di provare se due omini fanno quel fatto più che uno, deliberò prendere uno che a lei piacesse: e veduto uno giovano dell’età del marito nomato Abram, quello da parte trasse dicendoli che in tutto li avea il suo amore posto e che li piacesse star contento di voler usare con lei, e che il fatto terre’ secreto. Abram, che altro non arè’ <desiderato>, tenendosi a gran ventura le parole che Samuella dicea, li rispuose: «Io sono presto».

E dato l’ordine d’esser insieme, si ritrovarono al fatto <a> [p. 285 modifica]tempo e luogo; e prima che Abram del corpo li discendesse, du’ volte la contentò. Samuella, che n’avea volontà et avendo già du’ volte sentito la dolcezza, disse fra se medesma: «Il mio concetto è stato buono, che bene cognosco che du’ lo fanno più che uno». E voltosi a Abram, e’ di nuovo il fatto rifornìo; né prima da lei si partìo che cinque volte diè l’acqua al molino.

E dato l’ordine per altre volte di ritrovarsi secretamente insieme, divenne che l’arte che faceano adoperò in Samuella che gravida si sentìo; e senza niente dime, steo contenta. E venuto il tempo del parturire, parturìo uno fanciullo, dicendo a Melchisedech; «Ora hai du’ belli figliuoli, l’uno de’ quali ha nome Adamo, e l’altro che ora è nato ha nome Zaccaria». E così dimorano.

E non molto tempo dimorò che Abram morìo: Samuella dolente e niente dice. Stando fine che’ figlioli funno in età d’anni xv, il padre, cioè Melchisedech, di questa vita si partìo, lassando il suo a’ suoi figliuoli.

Rimasa Samuella vedova, per alcuna malatia sopravenutoli si vidde esser in caso di morte. E sentendosi il pecato commesso dell’acquisto fatto di Zaccaria, pensò di volersene confessare che mai confessato se n’era. Et avuto uno sacerdote, disse: «Io porto una grande passione nell’animo di uno peccato che ho a dosso, il quale è che la robba del mio marito consento che sia di <chi> aver non la dé, e colui che debitamente la dé godere, con vituperio della mia persona lil fo perdere». Lo sacerdote disse: «Dimmelo». Samuella disse: «Di vero l’uno de’ miei figliuoli fu dirittamente di Melchisedech, l’altro fu di Abram; li quali padri meco più tempo stenno, et io con loro presi mio piacere. E però quello che fu di Abram niente della robba di Melchisedech dé possedere». Lo sacerdote domandandola disse: «Quale è quello di Abram acciò che doppo la morte tua lo possa apalesare?» Samuella disse: «Io vel dirò». E come volse dire, l’anima del corpo se li partìo, morta fu.

Lo sacerdote, ciò vedendo, tratto le persone e’ figliuoli, disse tutto ciò che Samuella avea ditto, Adamo e Zaccaria, fratelli di madre, diceano ciascuno esser quello che la robba di Melchisedech possedere dovea. E fu tanta quistione fra loro che più volte si [p. 286 modifica]percosseno insieme; e di vero si serenno morti se non che li amici preseno pensiero che David re determinasse tale quistione.

E così davanti da David re funno. Essendo Salamone alla presenzia et udendo il dire del sacerdote e de’ giovani, disse al padre: «<Padre> ottimo, concedete che Salamone vostro figliuolo della quistione di questi giovani ne sia asolutore». David lel concedéo. E subito Salamon fe’ scavare il corpo di Melchisedech, dicendo a’ du’ fratelli: «Qualunca di voi trarrà con una saetta più presso al cuore di Melchisedech, quello serà erede di lui». E fatto venire il corpo e dato loro ii archi con ii saette in mano, e messo il corpo di Melchisedech un pogo da lungi, presente David re e tutti quelli che quine erano, presente lo sacerdote, Salamon disse che l’arco tendessero e che ognuno s’ingegni di trare diritto.

Zaccaria volontaroso disse: «Per certo io debbo la robba godere». E tira l’arco quanto la saetta è lunga, e percuote il corpo di Melchisedech, dicendo Zaccaria a Adamo: «Omai si vedrà chi dé aver la robba». E questo dicea con allegrezza, però che vedea aver dato presso al cuore a poco. Adamo con lagrime di passione disse: «O padre Melchisedech, il quale mi deste l’essere e che in corpo di mia madre Samuella m’ingenerasti, posto che mia madre a te fallisse dapoi, pure innel concetto di me a te non fallìo. Or come serò sì malvagio che tu che m’hai creato di carne e datomi l’essere, che sono tenuto di difendere e combattere quelli che t’offendessero, et io come debbia esser quello che ti percuota? Non piaccia al sommo Idio, ché per tutto ’l tesoro del mondo tal fallo non farei!» E volsesi a David re e Salamone dicendo: «Prima che io voglia il mio padre percuotere vo’ che tutta la sua robba sia di Zaccaria, et eziandio vo’ che di cruda morte mi faccia morire».

E gittato via l’arco e la saetta, gittatosi a’ piè di Zaccaria dicendo: «La robba sia tua, e me uccide, prima che mio padre vegga con quella saetta che innel corpo l’hai fitta»; Salamone, veduto il modo di Zaccaria del balestrare e veduto il modo tenuto per Adamo, subito sentenziò che Adamo era vero e legitimo figliuolo di Melchisedech e che Zaccaria era veramente quello bastardo adultero che Samuella avea di Abraam generato, assegnando la robba a Adamo et a Zaccaria posto silenzio. [p. 287 modifica]

Adamo con lagrime levatosi e trattosi li suoi vestimenti, al padre li misse et onorevilmente di nuovo, come se allora morto fusse, lo fe’ soppellire, avendoli la saetta tratta del corpo, dicendo a Zaccaria: «Per amor di Dio e di mio padre ti perdono il colpo dato, e per ricompensazione di loro, sono contento che la casa mia in sussiduo della tua vita non ti vegna meno».

David re lodando Adamo di quello avea fatto, e dice a Salamone figliuolo lodo.

Ex.º lxiii.