Novelle (Sercambi)/Novella CIIII

Novella CIIII

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Novella CIII Novella CV
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CIIII


Riposati la sera a Pesale fine alla mattina che il proposto comandò che l’altore una novella dica alla brigata fine a Fossambruno e prima dica una canzone, al quale lui disse: «Volentieri»; e voltatosi alla brigata disse:

«Canzon, perch’io m’avegio dello ’nganno
ch’i’ ricevo da costei,
all’altre donne vá senza restare
con dir ciò loro, e torsi ti diranno
per l’errore di me
al dover me faranno su tornare;
che inganno inneU’amor non si dé usare,
ma dé l’altro voler quel che vuol l’uno
poi che du’ corpi den du’ cuor far uno».

E volendo piú ubidir disse: «A voi, omini savi a ricoprire la vostra vergogna, et a voi che a gran pericoli per amore vi mettete, ad exemplo dirò una novella la quale incomincia in questo modo, cioè:

DE INGANNO IN AMORE

Innel tempo di Grimaldo giudici di Arborea, e di monna Mante donna del signore di Castri.

Al tempo di Grimaldo giudici di Arborea fu una donna vedova nomata madonna Mante, donna giá stata del signore di Castri; la quale donna per la sua bellezza e senno entrò d’amore [p. 456 modifica]innell’animo del ditto Grimaldo giudici d’Arborea, intanto che, fattala domandare per moglie, lei prese, dandosi piacere con madonna Mante alquanto tempo.

Et essendo lo ditto signore di grande stato, tenendo corte grande con cavalieri e famigli com’e’ grandi signori far sogliono, avenne quello che Dante mette, che l’amore che al cuor gentile ratto s’aprende, tale amor al cuor d’uno aconciatore di cavalli s’aprese; intanto che non guardando ta’ ragazzo sua condizione, della donna di Grimaldo s’innamorò per tal modo che altro che pensare quello che alla ditta donna fusse in piacere non era <innell’>animo suo. Et allora li parea esser beato quando la donna cavalcava il cavallo che lui conciava, andandoli a piè sempre alla staffa; e come le toccava i panni, l’amore più rinfiammava: intanto che non potendo all’amor durare, diliberò dover più tosto morire che in tale stato rimanere. E cognoscendo per léttora o imbasciata che a lei mandasse niente li sarè’ valuto, et anco se da sé li avesse il suo desiderio apalesato più tosto la speranza li sarè’ fallita, per altro modo pensò adempiere il suo desiderio.

Et una sera, senza lume nascoso in una sala, dove di quella innella camera del signore et innella camera della donna entrar si potea, si puose spettando rimedio al suo fatto. E non molto tempo dimorò della notte che Grimaldo uscio della sua camera involto in uno mantello grande con uno candello acceso in mano e con una mazzuola; e giunto a l’uscio della camera della donna, con la bacchetta ii volte percosse l’uscio della camera. La camera da una cameriera aperta, lui entrato, prese i’ lume. Grimaldo entrato indel letto colla donna si diè piacere.

I’ ragazzo, che tutto ha veduto, dà ordine d’avere uno mantello et una candella et una mazzuola, e la notte seguente, non potendo più l’amor celare, innella preditta sala di dì si nascose. E venuta la notte, con una pietra e con acciaio che portato seco avea fece del fuoco e la candella accese. Et involto nudo innel mantello, colla mazzuola alla camera della donna di Grimaldo n’andò, e percosso ii volte, una cameriera tutta sornacchiosa la camera aperse et i’ lume di mano a’ ragazzo levò, credendo che fusse Grimaldo. Entrato innel letto mostrando alquanto [p. 457 modifica]curiccioso, senza parlare più volte la donna fornìo. E poi fra sé dicendo: «E’ mi potrè’ lo troppo star gostar caro»; posto che malvolentieri dal disiato diletto partir si sapea, diliberò una volta prender piacere con madonna Mante e poi partirsi. E cosìe fe’. Madonna Mante, che stima esser col marito, niente le dice, perché li pare sia alquanto pensoso. Lo ragazzo riprese il mantello e’ lume, della camera uscìo et in una gran sala sopra la stalla colli altri ragazzi a dormire se n’andò.

Grimaldo, stato alquanto, uscio fuor della sua camera et a quella di madonna Mante se n’andò, e picchiando li fu aperto. Et entrato innel letto, monna Mante disse: «Deh, messer, che avete in pensiero stanotte di fare, che poga ora è che qui veniste et oltra l’usato m’avete contenta? E pertanto vi prego che non vogliate tanto seguire la volontà che della persona vi guastiate, che vi dé vastare stanotte aver auto meco a fare vi volte, che non so quando vi divenisse, et io perché vi vedea malanconoso, senza parlare vi lassai fare tutto ciò che voleste; e però vi prego che per stanotte più far non vogliate». Grimaldo, che ode quello che la donna sua dice, stimò che altri in modo che lui venir dovea <venuto fusse>: per non vergognar sé né la donna, disse: «Tu dici bene, et io così vo’ fare».

E partitosi così, stimò della famiglia esser colui che tal cosa fatto avea; e pensò fra sé dicendo: «Quello tal cosa fatto ara non li serà ancora la paura uscita del petto». Et e’ subito se n’andò innella ditta sala dove molte letta erano, dove i ragazzi e li altri dormiano. E cominciando a cercare a uno a uno e non trovando quello che trovar volea, venne a quel ragazzo. <I’ ragazzo), il quale più volte avea deliberato fra sé molti pensieri, vedendo che ’l signore non avea arme, ultimamente deliberò far vista di dormire. Grimaldo, come la mano li misse al petto, trovò che ’l cuore li battea che parea volesse uscire del corpo. E subito fra sé disse: «Io ho trovato colui che io volea». E per non fare romore e per non vergognarsi, stimò per nuovo modo farlo morire. E subito preso dell’ongosto che in uno calamaio quine era, et in sul collo sopra a’ panni tinse, dicendo: «Domattina cognoscerò colui che Mante s’ha goduto in mio scambio». E partìsi. [p. 458 modifica]

Lo ragazzo, che ha sentito e veduto quello che Grimaldo avea fatto, pensò al suo scampo: ché levatosi e preso l’ongosto, tutti li altri ragazzi e famigli in quel medesmo luogo segnò.

La mattina, Grimaldo, prima che le porti del palagio siano aperte, fe’ davanti a sé venire tutta la famiglia; e raguardando per quello che segnato avea, vedendoli tutti segnati, disse fra sé: «Colui che in mio luogo con monna Mante si trovò, ha trovato savio modo che io non possa saper chi è». E cognoscendo che vergogna grande li era voler sapere chi stato fusse, et anco che simile vendetta non salvava lo suo onore — et anco stimò monna Mante non esser stata consenziente, e che sempre ella avea stimato e stimava con Grimaldo esser stata, <e> disse: «Se altro sentire volesse, le potrè’ dimostrare <più amore> per l’avenire, e serè’ contenta» — , diliberò tacere. E disse: «Chi l’ha fatto di voi noi faccia più».

Li ragazzi, che niente sanno, diceano fra loro: «Or che vorrà dire lo signore?». Colui che fatto l’avea tenne segreto, né mai si trovò che la fortuna l’avesse a sì fatto punto messo come fatto l’avea.

Ex.º ciiii.