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La chiesa di San Pier Forelli viene eretta in prioria. Serie de’Priori

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La chiesa di San Pier Forelli viene eretta in prioria. Serie de’Priori
Parte prima - Come i Gesuiti si offrissero di edificare al popolo di San Pier Forelli una nuova chiesa, per avere l’antica chiesa con la canonica; e come il trattato non avesse effetto Parte seconda
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La chiesa di San Pier Forelli viene eretta

in prioria. Serie de’ Priori.


Mancata ogni speranza di veder sorgere una nuova chiesa, il Troiani rivolse tutti i suoi pensieri all’antica. Fino da’ primi anni del suo governo aveva provveduto alla canonica perchè fosse meno inospite. Nel 1712 restaurò l’altar maggiore, e la tela, facendovi dipingere dintorno certe architetture, e scrivere questo ricordo:


IMAGINEM HANC D. PETRI A R. D. DOMINICO PANTANI R.
A. D. MDCXXXII POSITAM P. VINC. XYS. TROIANI R. IN
HANC FORMAM REDEGIT ET EXORNAVIT A. D. MDCCXII.


Sotto il povero baldacchino, nel pietrame delle finestre, negli altari e ne’ pochi vasi sacri, segnò il Troiani il proprio nome e gli anni, con tanta cura, che sarebbe parsa ostentazione, se non si fosse trattato di un po’ di scialbo e di rozzi sassi. Ma era quella piuttosto una dimostrazione di grande affetto per la sua chiesa, che a’ suoi occhi appariva forse bella, e che nel suo lungo governo vide decorata del titolo di prioria.

Il giorno settimo d’ottobre dell’anno 1717, in giovedì, dopo aver aperta la sacra visita nella cattedrale, il vescovo Colombino Bassi recavasi alla chiesa di San Pier Forelli, e alla presenza del canonico Girolamo Palli suo vicario generale, e dei canonici Girolamo Mannucci e Domenico Leonetti deputati alla visita, dichiarava, come delegato apostolico, eretta in prioria l’antica parrocchia di San Pier Forelli; e commetteva al suo cancelliere di stenderne solenne decreto1. I popolani fecero festa per due giorni, di fuochi e campane; e il novello priore cantò il sabato seguente una messa votiva alla Vergine [p. 35 modifica] pro gratiarum actione, e procurò che sulla porta maggiore, nella parete interna, restasse ai posteri la memoria del fatto, con questa iscrizione2:


ILL.mvs AC REV.mvs DD. COLVMBINVS BASSI
EPVS. PIST. ET PRATEN. IN ACTV VISITATIONIS
ECCLAM HANC TITVLO PRIORIA DECORAVIT ET
P. VINC. XYSTVM TROIANI CIV. PRATEN. EIVSQVE
SVCCESSORES PRIORES NOMINARI DECREVIT
A. D. MDCCXVII. DIE VII. OCTOBRIS


Il Troiani visse fino al 1742, sempre inteso al decoro della sua chiesa, e la lunga vita spendendo nel governo spirituale dei monasteri, com’egli accuratamente registrò ne’ suoi ricordi3. Quindi non è maraviglia se venisse prescelto a confessore ordinario, durante il viaggio, delle ventisette fanciulle che nel 1721 andettero dalla città di Prato loro patria a fondare il monastero di San Francesco degli Scarioni in Napoli; scortate da ventiquattro cavalieri di Santo Stefano sulle galere dell’Ordine, accompagnate da quattro matrone fiorentine nobilissime, e celebrate da quanti cigni abitavano in quell’età dall’Arno all’Ombrone4. Il Nunzio di Napoli volle che al Troiani fosse dato l’incarico di compilare le Costituzioni di quel nuovo monastero; le quali ebbero la fortuna di sopravvivere al ricco patrimonio di Leonardo Scarioni, ingoiato da’ vari governi che nei primi anni del secolo presente si successero nel Regno; mentre il convento delle fiorentine ancora sussiste nell’ameno borgo di Chiaia. [p. 36 modifica]

Dirò brevemente de’ successori del Troiani.

Pietro Caluri resse, come economo, la chiesa di San Piero dall’11 d’aprile al 14 giugno del 1742; nel qual giorno ne prese possesso il nuovo priore Lorenzo Bellosi, già rettore della chiesa di San Donato. Forse la povertà della prebenda fe’ lecito al Bellosi di tenere al tempo stesso un canonicato nella cattedrale. Alla sua morte, avvenuta il 16 gennaio del 1775, all’età di sessantaquattro anni, tornò l’economato nel Caluri, che lo tenne fino all’11 d’aprile del 1776: e in questo tempo non si mancò di trattare della soppressione5. In quel giorno peraltro, Francesco Maria Cecchi, nato a Coiano nel 1742, entrava al possesso della nostra chiesa, già ottenuta per motuproprio sovrano degli 8 febbraio6. Lasciò il Cecchi qualche memoria delle cose da lui operate7; ma niuna ne trovo, che meriti di essere qui registrata. Era questo priore un buon uomo, scarso di dottrina8, ma assai accetto ai popolani, perchè facile con tutti, e alle umane miserie indulgente. Era povero, e a pena campava con le scarse rendite; delle quali non è qui fuori di luogo il dare un cenno.

In un libro di Ricordi, su cui il Troiani e il Cecchi molto scrissero, è pure indicato il patrimonio della chiesa, proveniente da antichi livelli. Nel 1660 era portata fra i benefìzi di Prato per la rendita di centoventi misure tra grano e vino, e con l’aggravio di queste tasse: Studio, lire 16, 17, 6; Spoglie, lire 1, 19. Ma nel 1778 più nettamente si dimostra, che essendo lire 595 e soldi 6 l’entrata, e lire 485, 8, 4 l’uscita, solo di lire 109, 17, 8 poteva il parroco vantaggiarsi. Il [p. 37 modifica]Sovrano, con rescritto del 7 giugno 1780, crebbe la rendita di 24 scudi, ordinando ai Ceppi di pagarla, mentre che il Cecchi non fosse di un altro benefizio provveduto. Ma il Cecchi, avendo inteso come Pietro Leopoldo pensasse a provvedere i parrochi miserabili, e come avesse dotato già alcune povere chiese, ch’erano di collazione del Capitolo, coll’entrate dell’antica propositura, a’ 16 di luglio 1782 supplicò, e la istanza raccomandò al concittadino Antonio Martini arcivescovo di Firenze. Il Granduca però decretava a’ 22 luglio dell’anno appresso: che sette fossero solamente le cure della città di Prato (cioè, la Cattedrale, Santa Maria delle Carceri, la Madonna del Giglio, San Domenico, San Donato, la Nunziata e Sant’Agostino); che il vescovo assegnasse loro un nuovo circondario; che tutte l’altre cure s’intendessero soppresse. Ma i provvedimenti ispirati dal Ricci poca vita ebbero, quando pur vennero messi in opera. La parrocchia di San Piero restò, e solo alla morte del Cecchi, avvenuta il 3 luglio del 1799, si trattò di dare esecuzione al decreto Leopoldino. E i popolani allora si rivolsero alla Municipalità; e quei governanti repubblicani sospesero la regia sentenza. Ma la chiesa e la canonica di San Piero si trovavano in un estremo squallore. Era in quel tempo di settantasette scudi la congrua, su i quali posavano vari obblighi da sodisfare, le spese del culto e il mantenimento del sacerdote. Allora il Capitolo deliberò, che sulla cappella di sant’Antonio abate si assegnassero quaranta scudi al parroco, fin tanto che o egli non fosse in altro modo provvisto, o la chiesa non venisse soppressa. Non sembra che la deliberazione capitolare avesse effetto; perchè la Regina di proprio moto assegnava un soccorso di scudi cinquanta sulla cassa del Patrimonio ecclesiastico, e, derogando al precedente decreto, ordinava che la chiesa di San Piero dovesse sussistere9. [p. 38 modifica]

Ora come priori, ora come economi spirituali, ressero questa parrocchia, dal luglio 1799 al settembre del 1810, i sacerdoti Francesco Gaspero Brogi, Giuseppe Cini, Paolo Fenci e Luigi Carlesi. Nel settembre del 10 fu nominato priore, per decreto di Napoleone I, il sacerdote Giovanni Nistri, che visse fino al 31 agosto del 183210. Dopo cinque anni di economato, venne conferita al sacerdote Claudio Guasti11; il quale accettò per impedire la soppressione e procurare la ricostruzione di questa chiesa sette secoli avanti dedicata al Principe degli Apostoli.

Note

  1. Vedansi i Documenti ai numeri XI e XII.
  2. Per essere scritta sul muro, cadde nelle demolizioni.
  3. Libro manoscritto di Memorie, nell’archivio parrocchiale.
  4. Lettera del conte Giovambatista Casotti canonico pratese al n. h. Giovambatista Recanati patrizio veneto, intorno alla fondazione del regio monastero di San Francesco delli Scarioni della reale città di Napoli; Firenze, Manni, 1722. Le poesie sono in fine.
  5. Officiale del regio Diritto, de’4 aprile 1775.
  6. Filza d’Atti beneficiari, nell’archivio della Curia vescovile.
  7. Libro di Memorie più volte citato.
  8. Si legge fra i suoi Ricordi: «Dal dì 9 maggio 1777 a tutto il dì 29 di aprile 1778 tradussi le Omelie dei Vangeli delle domeniche di tutto l’anno; e i Vangeli suddetti li copiai secondo la volgata (voleva dire, il volgarizzamento) di Antonio Martini
  9. Rescritto de’ 14 novembre 1805. Vedi fra i Documenti, il n° XV.
  10. Nel chiostro di San Francesco leggesi questa memoria sul suo sepolcro

    a
    giovanni di lorenzo nistri
    sacerdote di raro esempio
    priore a s. pier forelli
    prebendario in cattedrale
    terziario teresiano
    uomo
    di dolce natura e di pietà commendato
    misericordioso ne’ poveri
    vivuto an. lii. m. vi.
    def. li xxxi d’agosto mdcccxxxii.
    tommaso nistri
    al fratello benemerito incomparabile

  11. Rescritto de’ 15 agosto 1836. Il 31 di dicembre n’entrò al possesso, e il primo giorno del 1837 fece l’entratura solenne.