Mirandola. Monete inedite o corrette
Questo testo è completo, ma ancora da rileggere. |
- Questo testo fa parte della rivista Rivista italiana di numismatica 1897
MIRANDOLA
MONETE INEDITE O CORRETTE
Fra le officine monetarie che ebbero vita in Italia nel secolo XVI, quella dei Pico, signori e poi duchi della Mirandola, tiene un posto distinto fra le altre, sia per il numero e la varietà dei suoi prodotti, come per la bellezza e rarità di alcuni di essi.
L’Argelati ed il Bellini, e più ancora il Litta, ed il Kunz, per non nominare che i principali fra quelli che si occuparono di questa zecca, diedero numerosi disegni di monete della Mirandola; non di tutte però, che molte ancor sconosciute si conservano in pubbliche e private raccolte, o trovansi menzionate in vecchie tariffe. E farebbe certamente opera utile per lo studio della numismatica moderna chi, ricercando gli archivi ed i musei imprendesse ad illustrare l’intera serie delle monete dei Pico.
In attesa che qualcuno s’accinga a trattare sì interessante argomento porterò un piccolo contributo alla conoscenza delle monete mirandolesi, pubblicando alcuni pezzi passati finora inosservati, o riprodotti con poca esattezza.
Qualcuno di questi mi fu cortesemente comunicato dai signori Rivani di Ferrara, Rizzini di Brescia, e Rizzoli di Padova, che mi favorirono le impronte di alcune rare monete della Mirandola che si trovano nei musei ai quali essi sono preposti, gentilmente concedendomi di renderle di pubblica ragione.
Giovanni Francesco Pico, signore della Mirandola, e conte di Concordia (1515-1533) aprì la zecca nella capitale dei suoi non vasti possessi.
Le belle monete d’oro che vi fece coniare sono in gran parte conosciute per opera degli autori che ebbi a ricordare; non così alcune d’argento di modulo maggiore, testoni, e mezze lire che s’incontrano raramente.
Di queste riporterò le seguenti:
1 — D/ — Piccola aquila bicipite e sotto in cinque linee
MI RANDV LÆ DOMINVS · · C · C
R/ — OM NIN O in tre linee sul primo foglio di un libro; sull’angolo inferiore del secondo foglio K e sotto BA. Nel campo a sinistra C e sotto I, a destra A.
Argento. Peso Gram. 4,37.
Questo pezzo di buon argento che si conserva nel museo di Brescia, è notevole per l’assenza del nome del principe, particolarità che si riscontra in un quattrino dello stesso tipo pubblicato dal Kunz1, e da esso pure attribuito a G. Francesco. Il libro coll’OMNINO si vede su tre altri pezzi che portano il suo nome e dovea essere una sua impresa, che ben conveniva a questo principe che godette a’ suoi tempi fama di valente letterato. " Huomo ai tempi suoi litteratissimo in greco, latino ed hebraico „ è detto in una cronaca anonima mirandolese2, e della sua operosità anche in questo campo lasciò testimonio in alcune opere di vario argomento.
L’OMNINO potrebbe forse ricordare l’Omnino animus fortis et magnus duabus rebus maxime cernitur, etc. del grande Arpinate3, ma le sigle nel campo possono prestarsi a diverse interpretazioni.
Certo si è che devoto all’impero, dal quale riconosceva le concessioni ed i privilegi avuti, segnò sempre coli’ aquila bicipite tutte le monete che egli fece coniare.
Ritengo che tanto questo pezzo come il quattrino illustrato dal Kunz siano da assegnarsi ai primi anni della sua signoria.
2. — D/ — IO · FRANCISCVS · PICVS · Testa con lunga chioma, volta a sinistra.
R/ — IO ’ FR ’ PICVS ' MIRANDVLÆ ’ D ’ CO ’ C e aquiletta a due teste che divide la scritta. Nel mezzo un libro con OM NIN O in tre linee; sull’angolo del secondo foglio · B · e sotto KA; nel campo a sinistra C e sotto I, a destra A.
Argento. Peso Gram. 3,95.
Fu pubblicata nel III vol. delle opere dell’Argelati che ne diede il disegno, ma sì rozzo ed incompleto che ho creduto opportuno di riprodurlo valendomi di un’impronta di questa moneta che si conserva nel museo di Ferrara. Se nella precedente mancava il nome del principe, in questa v’è ripetuto anche al rovescio, che è identico a quello di un altro pezzo d’argento (che trovasi pure in oro ed è del valore di tre zecchini) riportato al N. 9 delle tavole del Litta il cui peso, che desumo da un’esemplare ben conservato del museo di Ferrara, raggiunge i gram. 5,95.
E da notarsi la differente disposizione delle lettere B, K ed A, che vedonsi segnate nell’angolo inferiore del libro.
Moriva G. Francesco nel 1533 vittima di una congiura orditagli dal nipote Galeotto II che gli succedette nel dominio (1533-1550).
Di lui si conoscono soltanto 5 monete; lo scudo d’oro non per anco figurato, il mezzo paolo e due quattrini delle tavole del Litta, ed una moneta pubblicata dal Bellini, detta grosso dal Kunz, che qui riproduco più correttamente traendone il disegno da un’impronta di questo pezzo, il quale si trova nel museo Bottacin di Padova.
3. — D/ — GALEOTVS · PICVS · II * MIR · CONQ · DNS. Scudo coll’arme di Mirandola-Concordia e l’armetta Pico nel centro, sormontato da un’elmo con lambrecchini e col cimiero di un drago alato nascente.
R/ — Gallo rivolto a sinistra su d’un caduceo alato, il tutto entro ghirlanda d’alloro.
Argento. Peso Gram. 2,60.
È di buon argento e lavorata finamente; come m’avverte il chiar. conservatore del Museo Bottacin, potrebbe essere forse un giulio.
Il gallo sul caduceo alato sembra fosse l’impresa parlante di Galeotto II che si riscontra, oltreché su due suoi quattrini, anche sulla seguente.
4. — D/ — + GALEOTVS ·.· PICVS ·.· II. Scudo inquartato, e collo scudetto a scacchi nel mezzo.
R/ — ·.· MIRAN · CON · Q · DOMINVS. Gallo a sinistra su caduceo alato.
Argento. Peso Gram. 1,00.
Questa monetina di basso argento che serbo nella mia raccolta apparve alla vendita della collezione Morbio, e fu descritta al N. 2086 di quel catalogo. È verosimilmente un mezzo grosso.
A Galeotto II successe nel principato il figlio Lodovico (1550-1568) del quale si conoscono parecchie monete. Di Galeotto III che col concorso del fratello Federico, e sotto la tutela della madre Fulvia da Correggio, possedette la Mirandola (15681590 † 1592) è noto finora soltanto lo scudo d’oro pubblicato dal Kunz4. Federico II che, morta la madre, resse da solo il piccolo stato, sembra non abbia fatto lavorare la zecca.
Non avendo nulla da aggiungere a quanto fu pubblicato di questo periodo, passerò ad Alessandro I (1602-1637) terzo figlio di Lodovico II. Ottenne egli nel 1617 dall’imperatore Mattia il titolo di duca. Fece coniare moltissime monete, la maggior parte imitazioni di quelle di altri stati, specialmente tedeschi.
5. — D/ — * ALEXANDER * DVX * MIRANDVLÆ * I. Suo busto a destra.
R/ — CONCORDIÆ MARCHIO * III. Scudo coll’arme solita di Mirandola-Concordia, collo scudetto a scacchi nel centro.
Argento. Peso Gram. 7,67.
È un testone di basso argento della mia raccolta, fatto a somiglianza dei pezzi da 6 batzen del conte Giov. Reinardo di Hanau-Lichtenberg, e destinato ad essere spacciato nella Germania. Fu figurato, ma scorrettamente nel Hofmann5 che indica per questo pezzo il valore di 12 kreuzer, mentre a quello di Hanau ne assegna 23 1|2. Si può argomentare da questo esempio il lucro che questi principi traevano con tali disoneste speculazioni.
6. - D/ - ALE · P · M · DVX · I · CON · M · III S MAR · I · NSPD. Scudo colla solita arma di Mirandola-Concordia, e lo scudetto dei Pico sormontato da corona.
R/ — SVB . EIVS VMBRA · DESIDERAVI · TE · SEDI. Aquila bicipite coronata.
Argento. Peso Gram. 3,47.
Mezzo testone, esso pure contraffazione dei pezzi da tre batzen di diversi stati e città della Germania. Nel diritto l’iscrizione finisce col titolo di S. Martino in Spino, feudo dei Pico, che vedesi su qualche altra sua moneta, e che qui fu messo probabilmente per rendere meno facile l’interpretazione della scritta.
La leggenda del rovescio ricorda il SVB VMBRA ALARVM TVARVM usata in altre zecche che gareggiavano fra loro nell’emettere simili prodotti. Questa e la seguente si conservano nel museo di Trento.
7. — D/ — S · POSSIDO PROTE MIR. Busto di santo vescovo con pastorale, volto a destra.
R/ — SVB · EIVS · VMBRA · DESIDERAVI · TE · SEDI. Aquila bicipite coronata.
Argento. Peso Gram. 2,45.
È una moneta che imita nel diritto i dicken di Uri, e nel rovescio i pezzi tedeschi da sei batzen.
Quantunque non porti il nome del principe, ha però lo stesso, se non identico, rovescio della precedente e di altra simile pubblicata dal Litta al N. 3 della tavola fra le incerte, ma che spetta verosimilmente essa pure ad Alessandro I, il quale se fu buon principe, come è fama, d’altro canto non si peritò di contraffare largamente le altrui monete.
8. — D/ — ALEX · DVX · MIR · I · M · COQ · III. Busto con armatura volto a destra.
R/ — SVB · EIVS VMB · DESID · TE · SEDI. Aquila bicipite coronata fra le cui teste sorge una croce, e in petto ha un circolo con entrovi la cifra 3
Mistura. Peso Gram. 0,90.
Contraffazione anche questa di pezzi da tre kreuzer esistente nel museo di Ferrara.
9 — D/ — ALEX - DVX · MIR · * · INSI · ANTIQVA. Scudo portante un’aquila colle ali spiegate sormontato da elmo chiuso e coronato, ornato di lambrecchini, e col cimiero di un’aquila fra due piume.
R/ — + TVTISSIMA · QVIES +. Aquila bicipite coronata.
Argento. Peso Gram. 4,60.
Questa moneta che conservo nella mia raccolta, è figurata nelle tavole dell’Hofmann6 fra le sconosciute e valutata 4 kreuzer, mentre la moneta che servì per questa imitazione battuta nella Frisia era del valore di 7 1|2 — 6 kreuzer.
Simile contraffazione si ha della zecca di Dezana7.
L’INSIGNIA ANTIQVA ed altre simili leggende ricorrono pure sui talleri dello stesso Alessandro I, messevi per vantare le antiche origini della famiglia dei Pico.
La scritta del rovescio accenna alla protezione dell’impero, e si riscontra su altre monete della Mirandola fatte ad imitazione dei schilling di Campen due dei quali furono illustrati dal Kunz8.
10. - D/ — S · ANCT · AVGVSTINVS · ADVO *. Busto di santo vescovo con pastorale nel campo 16 — ... 9.
R/ — TVTISSIMA * QVIES . Aquila bicipite coronata.
Argento. Peso Gram. 7,19.
Testone anonimo simile a quelli emessi dalle zecche di Dezana, Messerano e Guastalla, parziali contraffazioni dei dicken di Uri.
Questo pezzo della mia collezione è alquanto liscio nel mezzo del diritto, nò si può rilevare la cifra che precede il 9. Credo però di non errare nel ritenerlo battuto nel 1619, epoca in cui furono eseguite queste e simili imitazioni.
Resterebbe a dimostrarsi se questa moneta appartenga veramente a Mirandola. Me ne persuaderebbe il motto e la rappresentazione del rovescio, eguale in tutto a quello della moneta precedentemente prodotta, ed il santo effigiato nel diritto in onore del quale Alessandro I eresse, nel 1606, una chiesa9.
In memoria anzi di questo avvenimento egli fece eseguire una medaglia che vedesi disegnata nell’opera del Litta.
L’attribuzione di questa moneta al duca Alessandro I parmi per ciò sufficentemente provata, ed il santo vescovo di Ippona sarebbe da aggiungersi alla serie dei santi invocati sulle monete mirandolesi.
11. — D/ — · ALEX · PI · · · VX · MIR · Scudo coronato inquartato ad I e 4 partito d’un’aquila e quattro fascie, a 2 e 3 leone.
R/ — IN · TE · DOMINE · CON · · · · 633. Croce in circolo ornato accantonata da quattro testine coronate.
Mistura. Peso Gram. 2,48.
Ho ricavato il disegno di questo soldo da un esemplare della mia collezione alquanto liscio, ma che pure serve a completare il disegno datone dal Litta al N. 9 della tavola. Anche questa è una contraffazione di altra moneta e precisamente del soldo ducale di Vittorio Amedeo I battuto nel 163110.
Gli succedette Alessandro II (1637-1691) abiatico di Alessandro I, figlio di Galeotto II premorto al padre.
12. — D/ — ALEX: PI · · · DVX: II · MIRAN. Testa con lunga chioma, volta a destra.
R/ — OMNIA · HI · · · E : HVIC Scudo coronato partito nel primo della solita arme di Mirandola-Concordia e nel centro lo scudetto dei Pico, nel secondo inquartato dei tre gigli e l’aquila degli estensi.
Mistura. Peso Gram. 1,18.
È una muragliola simile a quelle di Francesco I duca di Modena, diversa da quelle del Litta (N. 6 ed II della tav.) per lo stemma estense lccostato a quello dei Pico, unione che sembra giustificata, avendo Alessandro II contratto matrimonio con Anna Beatrice d’Este, figlia di Alfonso III duca di Modena.
Il primogenito di Alessandro II, Francesco morì nel 1689 due anni prima del padre, lasciando da Anna Camilla Borghese dei principi di Sulmona un figlio di nome Francesco Maria, che succedette all’avo nel 1691 sotto la tutela di Brigida Pico sua prozia.
Scoppiata la guerra per la successione di Spagna il ducato fu invaso dalle truppe gallo-ispane. Il giovanetto Francesco Maria essendosi lasciato indurre ad accettare la protezione della Francia, allorché gli imperiali occuparono la città fu dichiarato fellone e decaduto dal ducato. Vinti i francesi nel 1706 da Eugenio di Savoja, Luigi XIV s’affrettò a conchiudere un accordo cogli imperiali sacrificando i piccoli principi italiani, che aveano aderito alla sua causa.
Nel 1707 fu posta in esecuzione la sentenza di Vienna, e nel 1710 il ducato della Mirandola venduto agli Estensi.
Francesco Maria finì i suoi giorni a Madrid nel 1747.
Di questo principe non era conosciuta alcuna moneta, e gli autori che trattarono della zecca mirandolese non accennano ad alcun documento in prova della sua attività durante il dominio di questo duca.
Al chiar. prof. Mariani veniva fatto di scoprire recentemente una monetina di rame colla data del 1704 che egli attribuiva a questo principe11.
Il pezzo che egli potè avere mal battuto e di cattiva conservazione, come ebbe ad avvertire, non permetteva la lettura piena delle epigrafi.
Tengo io pure un esemplare di questa singolare moneta, e ne dò qui il disegno.
13. — D/ — ALEX · II DVX · M · · · · Scudo coronato coll’arme inquartata di Mirandola-Concordia, ed un capo d’aquila bicipite.
R/ — · IN · TE · DOMINE · SPE · · · : 1704: Croce accantonata da quattro testine e circondata da ornati.
Rame. Peso Grani. 1,23.
Le iscrizioni e la leggenda si completano coll’ aiuto della moneta precedentemente citata con: ALEX · II DVX . MIRANDV - · IN · TE · DOMINE · SPERAVI : 1704:
L’impronta del diritto è quella dei soliti quattrini di Alessandro II, morto nel 1691; il rovescio è fatto ad imitazione dei soldi di Savoja.
Evidentemente questa moneta ci fa certi che la zecca della Mirandola era aperta nel 1704; resta però sempre il grave anacronismo a cagione del nome del principe, perchè non si può ammettere senza difficoltà che il duca Francesco Maria non abbia voluto usare del proprio diritto e segnare col suo nome le monete che faceva battere.
Mancandomi ogni fondamento storico per dare una ragione di tale sconcordanza delle date, non mi rimane che attendere la spiegazione di questa anomalia da qualche studioso della storia della Mirandola.
Trento, Novembre 1896.
Note
- ↑ Periodico di Numismatica e Sfragistica, anno II, fasc. IV, tav. VIII, n. 6.
- ↑ Memorie storiche della città e dell’antico ducato della Mirandola, ivi 1874, pag. 80.
- ↑ M. Tullii Ciceronis, Officiorum, lib. I.
- ↑ Archeografo triestino. Vol. VIII, fasc. I-II, 1881, n. 5 della tav.
- ↑ Hofmann, Münzschlüssel. Norimberga, 1683.
- ↑ Hofmann, Münzschlüssel, 1. c.
- ↑ Promis, Monete di zecche italiane. Memoria IV, Torino, 1882, tav. III, n. 20.
- ↑ Archeografo triestino. Anno VIII, 1881, n. 6 e 7 della tavola.
- ↑ Restaurata da Alessandro II la chiesa di S. Agostino mi si disse essere andata in rovina in sul principio di questo secolo.
- ↑ D. Promis, Monete dei reali di Savoia. Torino, 1841, tav. XXXIX, n. 2.
- ↑ Rivista It. di Num., 1895, fasc. IV, pag. 469-470.