Memorie storiche della città e del territorio di Trento/Parte seconda/Capo IV

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CAPO IV.
Memorie Storiche dall’anno 1274
fino all’anno 1289.

Ad Egnone è succeduto nel Vescovato di Trento Enrico eletto l’anno 1274, ma di [p. 27 modifica]cui non sapiamo, qual fosse il paese, o quale la famiglia che gli diede i natali, e solo apparisce, ch’egli era, quando fu eletto, Protonotario dell’Imperatore Rodolfo I. Era già cessata allora l’occupazione de’ Veronesi, sebbene non ci sia noto, per quali cagioni, o per quali mezzi ciò sia avvenuto, e Trento era già ritornato nell’antico dominio de’ suoi Vescovi; perchè l’anno 1275 il popolo Trentino prestò al nuovo Vescovo Enrico solenne giuramento di fedeltà e d’ubbidienza, come consta dal seguente documento: «Anno Domini 1275 sexto intrante Decembri, Tridenti in Ecclesia B. Vigilii, sonata Campana Palatii ad Arengam pubblicam in presentia .... juravit ad Sancta Dei Evangelia universus Populus Tridentinus ibidem congregatus coram Crucifixo aureo D. N. J. X. .... promovere, conservare, et defendere personam, dignitatem, potentiam, et jura Ven. Patris Domini Fr. Henrici Dei gratia Episcopi Tridentini .... obedientiam, reverentiam, fidelitatem et honorificentiam omni tempore exhibere .... Quod si aliqui contra predicta fecerint, vel tractaverint, cognoscant se ex nunc L. Municip. et Statuto Civitatis ad capitis detruncationem, et ad bonorum omnium publicationem damnatos, medietate bonorum deferentibus assignata, alia vero medietate bonorum in Fiscum seu Dominum reservata.»

Il nostro Vescovo Enrico sostenne poi [p. 28 modifica]coraggiosamente lunga ed aspra guerra contro Mainardo Conte del Tirolo, che aveva invaso una parte dello Stato trentino. Per terminar questa guerra seguì primieramente tra di essi un accordo di tregua, ed un compromesso stipulato «Anno 1276 Indict. 4 octavo Kal. Junii in Valle Anania juxta Pontem Altum;» e nello stesso anno 1276 uscì poi sentenza dell’Imperatore Rodolfo I. nella città di Ulma in vigilia Beatæ Mariæ Magdalenæ Regni ejus anno tertio, colla quale ei decise le varie contese insorte tra il Vescovo di Trento e Mainardo Conte del Tirolo. Questa decisione però o sentenza dell’Imperatore Rodolfo non ebbe alcun effetto, ed il Conte Mainardo ruppe nuovamente la pace col muover l’armi contro Bolgiano spettante allora al Principato di Trento, come apparisce da un autentico documento dei 10 Settembre 1277, in cui leggesi, che i borghesi o cittadini di Bolgiano ivi nominati in gran numero hanno dichiarato e giurato, «quod D. Meinhardus Comes Tyrolensis post recessum Venerabilis D. Henrici Episcopi Tridentini, et postquam ipse fuit in legatione Domini Regis Romanorum, ipse D. Comes incepit facere werram et prelium cum hominibus de Tridento, et Burgensibus de Bozano cum incendiis, guastis, et excidit vineas ante Burgum Bozani, et incendit omnia ædificia ante Burgum Bozani, et hoc fecit ipse D. Comes et sui adjutores, antequam Homines de Bozano [p. 29 modifica]aliquod malum vel damnum fecissent D. Comiti, et id quod fecerunt dicti Burgenses, fecerunt in defensione rebus et personis eorum .... et quod ipse D. Comes fregit trevvam et pacem, que facta fuit inter eum, et Dominum Episcopum Tridentinum.» Ciò diede motivo ad un’altra sentenza, che l’Imperatore Rodolfo pronunziò nel mese di Novembre dello stesso anno 1277 del seguente tenore: «Rudolphus Dei gratia Romanorum Rex semper Augustus Universis Imperii Romani Fidelibus presentes Litteras inspecturis gratiam nostram et omne bonum. Super causa vel causis sive questionibus, que inter Venerabilem Fratrem Henricum Episcopum Tridentinum Principem nostrum dilectum ex una, et Spectabilem Virum Meinhardum Comitem Tyrolis ex parte altera vertebanter, in Nos utrinque tanquam in Arbitrum, Arbitratorem, et amicabilem Compositorem extitit Compromissum .... Nos autem finem litibus et odiose materie questionibus imponere cupientes in Nos hujusmodi recipientes Compromissum statuimus, ut uterque tam Episcopus, quam Comes, pacem et concordiam, quam inter eos novissime apud Ulmam ordinavimus, in singulis suis articulis inviolabiliter debeant observare .... Item omnia damna, que post tempus premisse pacis apud Ulmam a Nobis statute sunt alteri ab altero irrogata, similiter corrigi volumus, et etiam emendari, [p. 30 modifica]juxta quod Nos duxerimus moderandum. Item statuimus, ut omnia castra, munitiones, et oppida, que predicto Comiti vel ipsius Servitoribus a prefato Episcopo seu ipsius Servitoribus sunt ablata, vel e contra similiter hinc et inde restituantur. In quorum omnium testimonium presens scriptum nostro et predicti Episcopi, et Comitis sigillis mandavimus communiri. Datum Vienne tertio Nonas Novemb. Indict. 6. Anno Domini 1277 Regni vero nostri Anno quinto.»

Ma ad onta anche di questa sentenza il Conte Mainardo poco dopo invase nuovamente ed occupò varie terre le castella del Principato di Trento, e perchè alle invasioni del Conte Mainardo eransi pure unite dalla parte del mezzodì le aggressioni e le ostilità dei Signori di Castelbarco, il nostro Vescovo Enrico imbrandì contro di essi le armi spirituali, e pronunziò tanto contro il Conte Mainardo, quanto contro i Signori di Castelbarco una solenne sentenza di scomunica. Seguì poscia tra il Conte Mainardo ed il Vescovo Enrico l’anno 1279 li 3 Agosto un nuovo compromesso in otto arbitri concordemente eletti a fine di definire ed ultimare tutte le insorte contese. Questo documento è registrato per intero nel volume secondo delle Notizie istorico-critiche pag. 610 e segg., nel quale leggesi, che in seguito di tale compromesso il Vescovo Enrico assolve il Conte Mainardo [p. 31 modifica]dalla scomunica, che aveva contro di lui fulminata.

Eguale assoluzione dalla scomunica li 9 Agosto dello stesso anno 1279 fu conceduta dal Vescovo Enrico ai Signori di Castelbarco, i quali, come parla il documento, erano i seguenti, cioè «Nobiles Viri Domini Bonifacius et Fedricus Fratres Procuratores D. Gullielmi ejus Fratris de Castrobarcho, Ubertus et Azo de Brenthonico, Matheus de Castro Novo et Manuel de Nomio .... Petentes humiliter et devote beneficium absolutionis a sententia excomunicationis, quam ipse D. Episcopus tulerat in eosdem et sequaces ipsorum, ideo quod ipsi Domini de Castrobarco fecerunt injurias ipsi Domino Episcopo Tridentino et Ecclesie sue, et offensas commiserant multipliciter. Quare Dominus Episcopus Tridentinus gerens officium pii Patris, qui magis vult parcere quam punire, memoratos Dominos a vinculo excomunicationis, qua tenebantur astricti, absolvit .... Et eisdem Dominis prenominatis precepit sub debito presti juramenti, quod ipsum Dominum Episcopum Tridentinum vel Ecclesiam Tridentinam non offendent, sed eidem obediant humiliter et devote.» Anche questo documento è registrato interamente nel citato volume secondo pag. 613 e segg.

Non ci è noto con quai patti o convenzioni abbian avuto fine le differenze del [p. 32 modifica]Vescovo Enrico col Conte Mainardo, nè quali sieno state le cessioni fatte a Mainardo dal Vescovo; ma conchiusa la pace col Conte Mainardo il nostro Vescovo Enrico fu in guerra contro la repubblica o città di Verona, colla quale li 4 Ottobre 1279 seguì poi un solenne trattato di pace, come consta dal seguente documento: «In Dei nomine Amen. Die Mercurii quarto intrante Octobri, in Domo nova Communis Verone, presentibus .... In Consilio Ancianorum Communis Verone more solito congregato D. Glasezius de Carbonensibus de Bononia Potestas Verone, et Dominus Albertus de Schalis Capitaneus Generalis Populi Verone, nec non .... Anciani predicti Communis pro se, et dicto Communi Verone juraverunt ad Sancta Dei Evangelia coram Dominis Gerardo, et Maximiano, et Riprando Ambaxatoribus Domini Episcopi Tridentini pacem, concordiam, finem et remissionem .... Actum Anno Domini millesimo ducentesimo septuagesimo nono Indict. septima.» L’intero documento può leggersi nel libro Monumenta Ecclesiæ Tridentinæ1.

[p. 33 modifica]Lo stesso Vescovo Enrico tenne dappoi gli 11 Novembre 1279 un solenne Sinodo diocesano, nel quale espose le violenze e le usurpazioni fatte da Odorico Panzeria Conte d’Arco, e pubblicò contro di esso un monitorio contenente la minaccia di scomunica e d’interdetto di tutte le chiese d’Arco e di Riva. Avendo il Conte Odorico Panzeria tutto ciò disprezzato, il Vescovo Enrico pronunziò contro di esso li 16 Marzo 1280 l’effettiva sentenza di scomunica, come attesta il documento registrato nel volume secondo delle Notizie istorico-critiche pag. 616 e segg. Qual effetto poi abbia prodotto questa scomunica, e qual esito o fine abbia avuto l’affare col Conte Odorico Panzeria, alcun posteriore documento non trovasi, che ne dia contezza.

Dopo la pace dei 4 Ottobre 1279 tra i Veronesi ed il Vescovo Enrico una nuova guerra scoppiò tra di essi, ma questa volta colla peggio de’ Veronesi. Io qui riferirò brevemente ciò che di questa guerra ha scritto il sopraccitato Girolamo dalla Corte nella sua Storia di Verona volume secondo pag. 73. Standosi il Vescovo Enrico ben armato alla testa del suo esercito ai confini, Alberto dalla [p. 34 modifica]Scala mandò contro di lui alcune soldatesche; ma «queste nelle strettezze di quei passi, dice egli, tolte in mezzo da’ Trentini, da alcuni pochi in fuori, che rimasero prigioni, furono tutti miseramente tagliati a pezzi, per la qual vittoria il Vescovo ritornò trionfante in Trento conducendo seco col laccio al collo tutti i prigioni. Dopo questa vittoria continuando i Trentini, segue egli a dire, a danneggiare alcuni nostri luoghi contigui ai loro, il Signor Bartolammeo dalla Scala, ch’era in tutto alieno dalla guerra, fece con destro modo ricercar d’accordo il Vescovo, e così ben fu menata la cosa, e trattato il negozio, che alla fine il Vescovo mandò il signor Gulielmo da Castelbarco a Verona per accomodar con il signor Bartolammeo le differenze loro e stabilir la pace, la quale fu pure conchiusa con condizione, che fossero rilasciati tutti i prigioni e luoghi, che i Trentini avevano presi ed occupati de’ nostri. Delle quali cose dopo l’essere stato, come si conveniva, pubblicamente lodato e ringraziato il Signor Dio, furono fatte in Verona con fuochi, e suoni di campane e di trombe grandissime allegrezze.» Niuno deve maravigliarsi al vedere il nostro Vescovo Enrico fare la guerra personalmente alla testa della sua armata; perchè tal era il costume di quei tempi, ne’ quali i vescovi e gli ecclesiastici in dignità costituiti ad onta dei canoni de’ Concilj [p. 35 modifica]andavano armati, guidavano i lor soldati in campagna, e combattevano alla lor testa.

Il Vescovo Enrico dopo aver regnato gloriosamente anni quindici morì in Roma nell’anno 1289.

Note

  1. Verona, come le altre città italiche, continuava ancora a godere in tal tempo delle libertà acquistata colla pace di Costanza reggendosi a forma di città libera e di repubblica. Questo documento è una nuova prova, che Trento non era punto, come non fu mai, nel numero di codeste città; poichè, se tale fosse stato, la pace, di cui in esso si parla, sarebbe stata stipulata tra la città libera o la repubblica di Verona da una parte, e la città libera o repubblica di Trento dall’altra, e non già, come parla il detto documento, cum Ambaxatoribus Domini Episcopi Tridentini.