Lo sciopero generale, il partito e i sindacati/Verso la Dittatura del Proletariato

Verso la Dittatura del Proletariato

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Sciopero generale ed organizzazione di classe Partito Socialista e Sindacati
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Verso la Dittatura del Proletariato




Abbiamo veduto che in Russia lo sciopero generale è stato non il prodotto artificiale di una tattica voluta dalla social-democrazia, ma un fatto storico naturale, nato sul suolo della Rivoluzione. Ora, quali sono gli elementi che in Russia hanno determinato la forma nuova, sotto la quale è avvenuta la Rivoluzione?

Questa Rivoluzione Russa ha per primo scopo la soppressione dell’assolutismo e la costituzione di uno Stato moderno, parlamentare. Nella forma, è lo stesso scopo che avevano in Germania la Rivoluzione del Marzo 1848, in Francia ila grande Rivoluzione del XVIII secolo. Ma le condizioni, l’ambiente storico, nei quali sono avvenute queste rivoluzioni analoghe nella forma, differiscono profondamente dalle condizioni e dall’ambiente storico della Russia d’oggi.

La differenza decisiva è questa: tra le rivoluzioni d’occidente e la rivoluzione attuale d’oriente, si è svolto tutto il ciclo dell’evoluzione capitalista. E questa evoluzione non si è estesa soltanto ai paesi dell’Europa occidentale, ma anche alla Russia assolutista.

La grande industria, con tutte le sue conseguenze — la divisione moderna delle classi, i più accentuati contrasti sociali, la vita delle grandi città, il proletariato moderno — è divenuta in Russia la forma di produzione dominante, ossia decisiva nell’evoluzione sociale. Ne risulta la situazione storica stupefacente e contraddittoria, che la Rivoluzione, borghese secondo la sua missione formale, è compiuta in prima linea da un moderno proletariato cosciente ed in un ambiente internazionale, collocato sotto la costellazione della decadenza borghese. La borghesia non è oggi, come era nelle rivoluzioni di un tempo nell’Occidente, l’elemento rivoluzionario dirigente ed impulsivo; al contrario, parte della grande borghesia è direttamente contro-rivoluzionaria e parte debolmente liberale e soltanto la piccola borghesia agricola ed i piccoli borghesi intellettuali delle città sono risolutamente animati di spirito d’opposizione e persino rivoluzionario.

Ma il proletariato russo, destinato così all’ufficio dirigente nella Rivoluzione borghese, entra nella lotta già eman[p. 47 modifica]cipato di tutte le illusioni della democrazia borghese, ma dotato in compenso di una coscienza fortemente sviluppata dei suoi interessi specifici di classe, in una opposizione nettamente accentuata fra capitale e lavoro.

La contraddizione fra questi dati di fatto si manifesta in ciò, che durante questa rivoluzione formalmente borghese, l’opposizione della società borghese all’assolutismo e dominata dall’opposizione del proletariato alla società borghese; che la lotta del proletariato è rivolta nello stesso tempo, con la medesima energia, contro l’assolutismo e contro lo sfruttamento capitalista; che il programma delle lotte rivoluzionarie è orientato con eguale forza verso la libertà politica e verso la conquista della giornata di otto ore ed in generale di un’esistenza materiale più umana per il proletariato. Questo duplice carattere della Rivoluzione russa apparisce nell’unione intima e nella reazione reciproca fra la lotta economica e la lotta politica, che gli avvenimenti della Russia ci hanno fatto conoscere e che trovano precisamente la loro espressione nello sciopero generale.

Nelle antecedenti rivoluzioni borghesi erano i partiti borghesi che si occupavano della educazione e della direzione politica delle masse rivoluzionarie; non si trattava che di rovesciare il governo e la battaglia delle barricate, di breve durata, era la forma adatta della lotta rivoluzionaria. Oggi che la classe operaia deve istruirsi, riunirsi e dirigersi essa stessa nel corso della lotta rivoluzionaria e che la Rivoluzione è diretta tanto contro lo sfruttamento capitalista quanto contro lo Stato, lo sciopero generale apparisce il mezzo naturale per raccogliere, rivoluzionare, organizzare nell’azione stessa la più grande parte del proletariato, nello stesso tempo che esso è un mezzo per minare e per abbattere lo Stato e per arrestare lo sfruttamento capitalista.

Il proletariato industriale è attualmente l’anima della Rivoluzione in Russia. Ma per realizzare qualsiasi azione politica diretta di massa, occorre che il proletariato cominci col riunirsi in massa e per questo bisogna anzitutto che esca dalle officine e dalle fabbriche, dalle miniere e dai laboratori, bisogna che trionfi dello sparpagliamento, al quale lo condanna il giogo quotidiano del capitale.

Lo sciopero generale è così la prima forma naturale, impulsiva, di ogni grande azione rivoluzionaria del proletariato. E più l’industria diviene la forma predominante dell’economia sociale, più diventa importante il compito del proletariato nella Rivoluzione, più si sviluppa l’opposizione tra il capitale ed il lavoro, più altresì gli scioperi ge[p. 48 modifica]nerali devono doventare potenti e decisivi. La forma una volta principale delle rivoluzioni borghesi: la battaglia delle barricate, il conflitto aperto con la forza armata dello Stato, non è nella Rivoluzione d’oggi che un punto culminante, che un momento, in tutto lo svolgersi della lotta proletaria generale.

Così, nella forma nuova della Rivoluzione, si realizzano quella «civilizzazione» e quell’«addolcimento» della lotta di classe, che avevano profetizzato gli opportunisti della social-democrazia, i David ed i Bernstein. Gli è che essi, perseguendo le illusioni democratiche della piccola borghesia, vedevano l’addolcimento e la civilizzazione della lotta di classe nella esclusiva limitazione di questa lotta ad una battaglia parlamentare e nella soppressione pura e semplice della battaglia per le vie.

La storia ha trovato invece la soluzione nello sciopero generale, che non sostituisce nè rende superflua la battaglia per le vie, ma la riduce ad un momento di un lungo periodo di lotte politiche e collega nello stesso tempo al periodo rivoluzionario un’opera enorme di civilizzazione, nel senso più esatto della parola: la rinascenza materiale ed intellettuale di tutta la classe operaia, col «civilizzare» le forme barbare dello sfruttamento capitalista.

Lo sciopero generale risulta così non un prodotto specificatamente russo, ma una forma generale della lotta di classe proletaria, nata dal grado attuale dell’evoluzione capitalista e dai rapporti fra le classi. Le tre rivoluzioni borghesi: la grande rivoluzione francese, la rivoluzione del 1848 in Germania e la Rivoluzione russa del 1905, costituiscono, in base a questo concetto, una catena di evoluzione, esprimente la grandezza e la decadenza del secolo capitalista.

Nella grande Rivoluzione francese, i conflitti interni della società borghese, ancora non sviluppati, lascian posto ad un lungo periodo di lotte violente, durante il quale tutte le opposizioni, presto sorte e maturate al calore della Rivoluzione, si scatenano senza impacci nè ostacoli, senza attenuazioni nè riserve.

Un mezzo secolo dopo, la Rivoluzione della borghesia tedesca, scoppiando a mezza strada dell’evoluzione capitalista, si dibatte già nell’opposizione d’interessi fra il capitale ed il lavoro, è soffocata in un compromesso tra feudalismo e borghesia, stroncata in un episodio breve, pietoso.

Un mezzo secolo ancora, e la Rivoluzione russa avviene sopra un punto del cammino della storia già situato sull’altro versante della montagna, al di là dell’apogeo [p. 49 modifica]della società capitalista, ove la rivoluzione borghese non può più essere soffocata dall’opposizione fra borghesia e proletariato, ove al contrario essa si svolge in un nuovo e lungo periodo di lotte sociali violente, durante le quali il saldo dei vecchi conti con l’assolutismo diventa un dettaglio di minima importanza in confronto di tutti i conti aperti dalla rivoluzione stessa.

La Rivoluzione d’oggi realizza così nella situazione speciale della Russia assolutista i risultati generali dell’evoluzione capitalista internazionale; essa apparisce non come un primo saggio della nuova serie delle rivoluzioni proletarie in Occidente. Il paese più arretrato, appunto perchè ha messo un ritardo imperdonabile a fare la sua rivoluzione borghese, mostra al proletariato di Germania e dei più avanzati paesi capitalisti le vie ed i metodi della futura lotta di classe.

Si veda dunque quanto sia completamente falso il considerare da lontano la Rivoluzione russa come un bello spettacolo, come qualche cosa di specialmente «russo», e di ammirare tutt’al più l’eroismo dei combattenti, ossia gli accessori esteriori della battaglia. Importa invece che gli operai di Germania e degli altri paesi imparino a considerare la Rivoluzione russa come cosa loro, non soltanto nel senso della solidarietà internazionale di classe con il proletariato russo, ma anzitutto come un capitolo della loro stessa storia sociale e politica.

I capi dei Sindacati ed i parlamentari, che giudicano «troppo debole» il proletariato tedesco e poco mature le condizioni tedesche per le lotte rivoluzionarie di massa, non hanno, evidentemente, la più piccola idea che il termometro capace di misurare la maturità dei rapporti di classe in Germania e la forza del proletariato non è nelle statistiche sindacali o nelle statistiche elettorali, bensì nei fatti della Rivoluzione russa.

La maturità dei conflitti di classe in Francia sotto la Monarchia di Luglio e la, battaglia di Giugno a Parigi si riflettevano nella Rivoluzione di Marzo in Germania, nel suo svolgersi, nel suo scacco. Egualmente, oggi, la maturità dei conflitti di classe in Germania si riflette negli avvenimenti, nella potenza della Rivoluzione russa. E mentre i burocratici del movimento operaio in Germania cercano la prova della sua forza e della sua maturità nei cassetti delle loro casse, non vedono che quel che cercano è sotto i loro occhi, in una grande rivelazione storica. Poichè, storicamente, la Rivoluzione russa è un riflesso della forza e della maturità del movimento operaio internazionale, nel quale ha tanta parte il movimento operaio tedesco. [p. 50 modifica]Si attribuirebbe dunque alla Rivoluzione russa un risultato troppo miserabile, troppo grottescamente meschino, se se ne ricavasse la sola lezione che vogliono certi capi sindacali: prendere in prestito dalla Rivoluzione russa la forma esteriore della lotta — lo sciopero generale — e farne un'arma di riserva per il giorno che fosse soppresso il suffragio universale e ridurre così lo sciopero generale ad un mezzo passivo di difensiva parlamentare. Se si vorrà attentare al nostro diritto di suffragio, noi ci difenderemo. E sottinteso. Ma la modesta difesa del diritto parlamentare è il più semplice ed il più elementare dovere di ogni partito di opposizione e non già una sublime novità, per la quale occorrano gl'incoraggiamenti della Rivoluzione russa!

Ma la politica del proletariato in periodo rivoluzionario non può ridursi mai ad una semplice difensiva. Da un lato, è difficile di prevedere a colpo sicuro che l'abolizione del suffragio universale in Germania avverrebbe in condizioni tali da provocare immediatamente uno sciopero generale; dall'altro, è certo che non appena entrata la Germania in un tempestoso periodo di azione di massa, sarebbe impossibile alla social-democrazia di limitare la sua tattica alla semplice difensiva parlamentare. Determinare in precedenza l'occasione ed il momento, nei quali scoppieranno scioperi generali in Germania, non è nelle facoltà della social-democrazia, poichè essa non può creare situazioni storiche con deliberazioni di Congresso. Ma essa può e deve precisare le direzioni politiche delle lotte e tradurle in una tattica risoluta e conseguente. Non si dispone degli avvenimenti storici con l'imporre ad essi delle prescrizioni, bensì acquistando preventivamente coscienza dei loro probabili svolgimenti e regolando in conseguenza la propria condotta.

Il più imminente pericolo politico previsto dal movimento operaio tedesco è un colpo di Stato della reazione, mirante all'abolizione del suffragio universale nelle elezioni al Reichstag. Nonostante l'importanza del fatto, è impossibile, l'abbiamo già detto, di affermare con certezza che il colpo di Stato sarebbe seguito immediatamente da un movimento popolare espresso sotto la forma di uno sciopero generale, perchè noi ignoriamo oggi tutto quell'insieme di circostanze e di elementi, che in un movimento di massa contribuiscono a determinare la situazione.

Ma quando si consideri l'estrema asprezza dei rapporti di classe, alla quale si è giunti in Germania, ed inoltre i molteplici effetti internazionali della Rivoluzione russa e quelli ancor maggiori in avvenire di una Russia rinnovata, è evidente che l'agitazione provocata nella politica tedesca [p. 51 modifica]da un'abolizione del suffragio universale non potrebbe restringersi ad una lotta per questo solo diritto di suffragio. In uno spazio di tempo più o meno lungo, questo colpo di Stato provocherebbe fatalmente una grande liquidazione politica generale, fra la reazione e le grandi masse: liquidazione dei tanti conti — rincaro del pane, rincaro artificioso della carne, salassi del militarismo e del navalismo senza limiti, corruzione prodotta dalla politica coloniale, paralisi delle «riforme sociali», privazione dei diritti ai ferrovieri ed ai contadini, giustizia di classe, brutalità delle serrate — aperti durante l’oppressione delle forze coalizzate degli agrari e del grande capitale industriale.

Ora, quando la ruota sia in movimento, non si può più arrestare, lo voglia o no la social-democrazia. Gli avversari dello sciopero generale sono usi a respingere gl’insegnamenti e gli esempi della Rivoluzione russa, come non applicabili alla Germania e si giustificano col dire che in Russia è occorso fare anzitutto il grande salto da un dispotismo orientale ad un ordine legale borghese. La differenza di forma esistente tra il vecchio ed il nuovo regime politico è ritenuto sufficiente a spiegare la veemenza e la violenza della rivoluzione in Russia. In Germania, noi possediamo già da lungo tempo le forme e le garanzie necessarie dello Stato legale; impossibile dunque, si dice, uno scatenamento così elementare dei conflitti sociali.

Coloro, i quali si dànno a queste speculazioni, dimenticano che in Germania, una volta che si giunga all’esplosione di lotte politiche dichiarate, il fine storicamente determinato ne sarà giustamente tutt’altro che quello di oggi in Russia. Appunto perchè l’ordine legale borghese esiste già da lungo tempo in Germania; ed la avuto il tempo di consumarsi e di giungere alla sua decadenza, precisamente perchè la democrazia borghese ed il liberalismo hanno avuto il tempo di compiere il loro ciclo, non vi può essere più quistione in Germania di una Rivoluzione borghese. E per conseguenza, in un periodo di lotte politiche aperte in Germania non vi può essere che un ultimo fine storicamente necessario: la dittatura del proletariato.

Ora, la distanza che separa questo fine dallo stato attuale in Germania. è più considerevole di quella che separa l’ordine legale borghese dal dispotismo orientale, e quindi non vi si può giungere d’un colpo, ma durante un lungo periodo di lotte sociali gigantesche.

Non v’è una contraddizione flagrante in queste nostre prospettive? Da un lato, si dice che in un eventuale periodo di azione politica di masse le categorie più ritardatarie del proletariato tedesco, gli operai agricoli, i fer[p. 52 modifica]rovieri, gli schiavi delle poste, cominceranno a conquistare il loro diritto di coalizione, e le peggiori forme di sfruttamento dovranno essere soppresse; e dall’altro lato il fine politico di questo periodo sarebbe la conquista proletaria del potere politico. Da una parte, lotte economiche e sindacali per gl’interessi immediati, per il miglioramento materiale della classe operaia; dall’altra parte, il fine estremo del socialismo!

Certamente, vi sono in questo flagranti contraddizioni; non del nostro ragionamento, ma dell’evoluzione capitalista. Essa non segue una bella linea dritta; procede a salti, in bruschi zig-zag. Come i diversi paesi capitalisti rappresentano. gli stadi più diversi dell’evoluzione, così, nell’interno di ciascun paese, si hanno i diversi strati di una stessa classe operaia.

Ma la storia non attende con pazienza che i paesi e le categorie più arretrati abbiano raggiunto i più avanzati affinché tutti possano mettersi in moto simmetricamente, in colonna serrata. Essa conduce ad esplosioni sui punti più avanzati dell’avanguardia, ed è appunto nella tempesta del periodo rivoluzionario, che in pochi giorni sono compensati i ritardi, corrette le ineguaglianze e tutto di un colpo intrapreso il cammino sociale.

Nella Rivoluzione russa, tutti i gradi di sviluppo e d’interesse delle diverse categorie d’operai si riuniscono nel programma socialista della Rivoluzione ed il numero infinito di lotte parziali nella grande azione comune di classe; egualmente avverrà in Germania, quando le circostanze vi sì presteranno. La democrazia socialista avrà il dovere allora di regolare la sua tattica non sulle fasi più arretrate. ma su quelle più avanzate dell’evoluzione.