Lezioni sulla Divina Commedia/Dai riassunti delle lezioni tenute a Zurigo nel 1856-57/Il Purgatorio/Lezione XI

Il Purgatorio - Lezione XI

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Lezione XI

[Trasfigurazione e apoteosi di Beatrice.]


Matilde, cioè a dire l’anima nello stato d’innocenza, è la nuova guida di Dante, che dovrá condurlo al Lete ed all’Eunoè. Giunge al Lete, ma non può passarlo, se prima non compie la sua purificazione confessandosi e pentendosi. Al di qua del fiume non vede ancora il divino, ma ne ha un oscuro presentimento, sicché gli apparisce sotto forma simbolica. È una processione di tutta la corte del paradiso, e in mezzo ad essa un carro con sopravi Beatrice, doppiamente nascosta e dal suo velo e da una nuvola di fiori gittati dagli angioli, come sole ombrato da’ vapori mattutini. Beatrice è nascosta agli occhi di Dante, ma non al suo cuore, che sente la sua presenza senza vederla. E come fanciullo che mosso da paura si volge alla mamma, si volge a Virgilio per dirgli:

                                                   ... Men che dramma
Di sangue m’è rimaso che non tremi:
Conosco i segni dell’antica fiamma.
     

L’apparire di Beatrice è lo scomparire di Virgilio; e si sente la sorpresa e l’affanno del poeta nel ripetere tre volte che ei la il nome della sua guida. Beatrice entra in scena. Chi è Beatrice?

Il bene secondo Dante è posto nella scienza. La quale ne’ due suoi elementi umano e divino ti dá Virgilio e Beatrice. Ma Beatrice è idea ed è donna ed i due elementi sono indissolubilmente congiunti nella stessa creatura poetica. La storia di Beatrice è una storia volgare, la storia di tutti i giorni. Senza avvedercene noi ci trasformiamo e con noi uomini e cose. Beatrice amata da Dante che era ancora fanciulla ricevette la sua prima. [p. 282 modifica]trasformazione dall’amore. Divenne un ideale a cui l’amante attribuí tutto quello ch’egli sapea attribuire di piú perfetto. Cessò di essere la figlia di Porti nari; divenne la figlia della mente di Dante. Questa Beatrice la troviamo nelle sue rime. Beatrice mori; la morte è una seconda trasformazione. Secondo il concetto cristiano il corpo è una prigione, e la morte è l’ora della libertá. Quindi i pittori rappresentano il cristiano morente circondato di angioli, e col sorriso diffuso sui tratti agonizzanti, presentimento del paradiso. E mai la morte cristiana non è stata dipinta con tanto splendore, con quanto in una canzone di Dante, nella quale immagina Beatrice salente al cielo. Beatrice morta diviene una santa, di una bellezza tutta spirituale; l’amore si spoglia di ogni furore di sensi, di ogni inquietudine di desiderio.

Dopo alcun tempo Dante dimenticò Beatrice; e quando nel tempo della sventura se ne risovvenne, era ella la stessa? Dante si era trasformato, e seco si era trasformata Beatrice. Noi sogliamo porre il nostro ideale in una persona amata; Dante l’avea collocato in Beatrice. E quando la persona amata sparisce, se tu non hai la forza di crearti un altro ideale, la tua vita rimarrá vuota senza scopo, una lunga agonia, o tu finirai come Werther e Iacopo Ortis. Ma se la tua anima è ricca e possente, tu avrai la forza di svincolare di colá il tuo ideale, e fattolo libero dargli nuove forme e nuove condizioni. Vi sono quattro o cinque parole che hanno virtú di far battere il cuore e che trovi di continuo ripetute nella storia sanguinosa del genere umano: religione, scienza, libertá, patria, umanitá. Queste idee però non operano, se non quando dalla fredda ragione sono calate nel cuore divenute immagini e sentimenti. Allora la mia idea mi ride e mi luce innanzi e prende bellezza di forma come fosse un’amata donna, e noi l’amiamo con lo stesso ardore onde abbiamo amato una donna. Questo nuovo ideale di Dante è la scienza, che egli chiama la donna gentile e la regina dell’universo. È il secondo amore che s’immedesima col primo; il secondo ideale che tira in sé i due primi. È l’idea fatta donna, fatta Beatrice, l’eterno femminino di Goethe. [p. 283 modifica]Vedetelo qui. Se guardiamo il concetto generale, abbiamo la scienza che cava l’uomo dalla vita reale e terrena. Ma insieme abbiamo l’apoteosi di Beatrice santa, con una corona di angioli che intuonano «manibus o date liba plenis». L’interesse drammatico è però tutto in Beatrice donna che si lamenta con Dante della sua infedeltá. Alle parole di Beatrice Dante arrossisce in modo che non sostiene di veder la sua faccia nel chiaro fiume. Ma quando gli angioli cantano un salmo nel quale intercedono presso Beatrice e mostrano compatimento per lui, a quel modo che la neve soffiata dal borea ed indurita si liquefa al soffio del vento africano, Dante si sente intenerire e scoppia in lacrime e sospiri. È questa una semplice introduzione alla scena il cui concetto si chiarisce nelle parole di Beatrice.