Lezioni di eloquenza/Lezione I/Capitolo II

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CAPITOLO II.


Le facoltà naturali sono annesse allo studio.


I. Nell’animale non v’è apparenza di vita senza moto; nell’animale non v’è moto fisico senza moto morale; cessato il moto cessa la vita. II. Il moto morale dell’animale umano sta [p. 91 modifica]nell’oscillazione perenne della speranza e del timore. III. La speranza ed il timore sono emanazione perpetua del sentimento e del piacere e del dolore. IV. Questo sentimento viene eccitato dalle sensazioni delle cose che possono giovare o nuocere; viene mantenuto dall’idea, che la sensazione imprime nella memoria; viene riscaldato dal desiderio imminente di conseguire il piacere e di sfuggire il dolore, annessi a quella data idea; viene finalmente rappresentato vivamente dall’evidenza dell’idea che vive nella memoria, dall’ardore del desiderio che la rianima, la qual combinazione di memoria e di desiderio da noi chiamasi fantasia. V. Chi dunque è più capace di più forti sensazioni, ha più vigore d’idee. VI. Chi per mezzo delle potenze mentali meglio queste idee propaga, propaga talvolta la stessa facoltà, e spesso e sempre lo stesso esercizio passivo nell’ingegno e nel cuore degli altri. VII. La facoltà si trasfonde con l’esempio in chi è costituito fisicamente atto a fare altrettanto; l’esercizio passivo si propaga in tutti gli uomini, perchè tutti, eccettuati pochissimi, sono atti a sentire le passioni che si dipingono vivamente, e ad intendere i pensieri, che si presentano evidentemente. VIII. Per giovarsi utilmente dell’ [p. 92 modifica]esempio, bisogna studiare i grandi esemplari; per arricchirsi d’idee proprie, bisogna avere sensazioni proprie, e desumere il vero morale per mezzo delle passioni; per propagare negli altri l’esercizio delle passioni, e la cognizione del vero morale, bisogna conoscere come gli altri possono sentire, e sappiano ragionare.

Da questo secondo capitolo emerge: I. che chiunque posseda le doti naturali di cui si è detto nel capitolo primo, non potrà farle fruttare senza lo studio: II. che questo studio consiste nell’esempio de’ grandi modelli: III. che allo studio de’ grandi modelli per avere una norma, conviene congiungere lo studio del mondo e del cuore umano, e la natura vivente per avere un’originale: IV. che gli uomini romiti claustrali, legati a qualunque setta accademica o religiosa, che prescriva le facoltà dell’uomo nelle imprese degli ingegni, e specialmente i letterati da tavolino senza sperienza di mondo non possono riuscire utili letterati mai.