<dc:title> Lezioni di analisi matematica </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Guido Fubini</dc:creator><dc:date>1920</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Lezioni di analisi matematica.pdf</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Lezioni_di_analisi_matematica/Capitolo_5/Paragrafo_23&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20230420081732</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Lezioni_di_analisi_matematica/Capitolo_5/Paragrafo_23&oldid=-20230420081732
Lezioni di analisi matematica - Capitolo 5 - Il determinante di Vandermonde e il discriminante di un'equazione algebrica. Separazione delle radici di una tale equazione Guido FubiniLezioni di analisi matematica.pdf
§ 23. — Il determinante di Vandermonde e il discriminante di un’equazione algebrica. Separazione delle radici di una tale equazione.
Se sono numeri qualsiasi, si calcoli il determinante (di Vandermonde)
Sottraendo successivamente dalla , dalla
dalla orizzontale la precedente moltiplicate per , il [p. 77modifica]determinante resta scritto nella forma
Ora, se , si trova che ; servendosi della precedente identità, che riduce il calcolo di un determinante di Vandermonde di ordine al calcolo di un determinante analogo di ordine , si trova che:
Se , .
Se ,
.
Per qualsiasi è uguale al prodotto delle differenze delle quantità a due a due, in cui l'indice del minuendo superi l'indice del sottraendo.
Se noi innalziamo al quadrato il determinante di Vandermonde troviamo
.
dove con ho indicato la somma delle potenze delle (per .
Questo determinante si chiama il discriminante degli numeri dati; esso è nullo soltanto se almeno due di questi numeri sono uguali tra di loro. Se le sono le radici di una data equazione algebrica, le formole del § 14 , pagina 50, permettono di calcolare tale discriminante senza risolvere l’equazione, perchè le si possono calcolare tosto, appena sono dati i coefficienti dell’equazione. Abbiamo così un metodo per riconoscere quando due delle radici di una data equazione sono tra loro uguali.[p. 78modifica]
colare tosto, appena sono dati i coefficienti dell’equazione. Abbiamo così un metodo per riconoscere quando due delle radici di una data equazione sono tra loro uguali.
) Il discriminante può servire (almeno teoricamente) a calcolare approssimativamente le radici reali di una equazione a coefficienti reali, che abbia radici tutte distinte.
Se è una tale equazione, esistono molti metodi per trovare un numero positivo maggiore del modulo di ogni sua radice1 reale o complessa.
Noi diremo che abbiamo calcolato in prima approssimazione, o anche che abbiamo separato le radici reali di tale equazione, se per ogni tale radice sappiamo assegnare un intervallo dentro al quale sia contenuta la radice e nessuna altra radice. Impareremo più avanti come il metodo Newton-Fourier permetta poi di dedurre valori di approssimati a piacere. Se sono le radici reali di tale equazione, è dove è un prodotto di fattori di secondo grado sempre positivi in reale. Cosicchè, se sono due numeri reali tali che e abbiano segni opposti, certo nell’intervallo esiste un numero dispari di radici , e quindi almeno una radice .
Se è un numero positivo minore dei valori assoluti di tutte le differenze tra le radici reali combinare a due a due, allora, formano una progressione aritmetica indefinita in ambo i sensi, in cui la differenza tra due termini consecutivi sia eguale a codesto numero , tra due termini consecutivi della progressione potrà essere compresa una sola radice o nessuna. E, per quanto si disse, sarà facile assicurarsi se tra due termini consecutivi della progressione sia compresa o no una radice, poichè nel primo caso essi, sostituiti all’incognita , faranno prendere al primo membro dell’equazione segni opposti, nel secondo caso lo stesso segno2.
Evidentemente è inutile protrarre la progressione indefinitamente: basta tener conto solo di quei termini della progressione che cadono nell’intervallo compreso tra e . In ognuno degli intervallini, ai cui estremi ha segni opposti, e in essi soli, cade una e una sola radice di . Basterà tener conto di tali intervallini e traascurare gli altri perchè sia risolto il nostro problema di separare le radici della nostra equazione.
Il nostro problema è dunque ridotto alla determinazione del numero . Si noti che, se ed sono due radici qualunque, è .
Sostituendo nel valore (che sappiamo calcolare) di
in luogo di tutti i fattori, eccettuato , il numero maggiore (in valore assoluto) , si avrà:
Il secondo membro è minore del modulo della differenza tra le due radici reali , che si possono scegliere ad arbitrio tra le radici reali dell’equazione. Possiamo dunque assumere:
Osservazione Supponiamo in particolare che i coefficienti dell’equazione siano interi, ed il primo uguagli l’unità. Allora il discriminante, essendo un polinomio a coefficienti interi formato coi rapporti che sono numeri interi, sarà un numero intero, e quindi certamente sarà 3. Dunque possiamo anche assumere
.
Se poi non fosse uguale ad 1, si ponga , assumendo come incognita. L’equazione diventa , ossia , che è un’equazione a coefficienti interi col primo coefficiente uguale all’unità. E siamo ricondotti al caso precedente.
Nei trattati di algebra complementare sono dati molti altri metodi per separare e per calcolare approssimativamente le radici di una equazione algebrica.
Note
↑Ecco, per esempio un metodo teoricamenre semplice. Sia la massima delle . Sarà
cioè
. Se dunque , allora sarà . Quindi se è radice di , il suo modulo sarà inferiore ad . Potremo dunque porre . Per altri metodi, che permettono di assegnare un valore più piccolo al numero rinvio ai trattati di algebra.
↑Non porta che semplificazioni il caso che uno dei termini della progressione sia esso stesso una radice.
↑Non può essere nell’attuale ipotesi che le radici della nostra equazione sieno distinte.