Lettere di Paolina Leopardi a Marianna ed Anna Brighenti/XLIV
Questo testo è completo. |
◄ | XLIII | XLV | ► |
XLIV.
ALLA STESSA
a Firenze
23 giugno (1833)
Nina mia,
Ricevo la cara tua da Arezzo e ti ringrazio con tutta la vivacità del mio cuore delle notizie che ni dai di Giacomo, ma io spero che a quest’ora lo avrai veduto; e bene! dimmi che te ne pare, dimmi come lo hai trovato, se più emaciato del solito, se più malinconico, se soffre molto, se ci vuol più bene, se pensa mai a noi. Dimmi tutto, Nina mia, e dimmi la verità, qualunque ella sia, altrimenti è inutile. Digli che siamo inquieti con lui, ch’è tanto tempo che non ci ha più scritto, e che papà non ha avuto mai risposta alla sua: digli che ogni ordinario si riaprono le nostre piaghe, che non possiamo pensare più a lui senza gemere. Perdonami, Nina mia, ma io confido in te come in una mia sorella; il tuo cuore è tanto buono, che senza rincrescimento e senza riserbo io mi affido al tuo, e spero che tu non mi farai sospirare lungamente dettagli tanto cari e bramati. Sebbene non sieno più nuovi per me i trionfi della mia amica, pure il loro racconto mi desta sempre costantemente una emozione dolcissima, una vivissima gioia. Oh quanto strettamente abbraccio quella cara giovine! Oh come bacio affettuosamente quella nobile fronte che si cigne di tanti allori. Nella gazzetta di Firenze ho letto l’annunzio di Feroci che assicura il pubblico fiorentino che l’opera andrà in iscena il 20: dimmi quante recite saranno, e dove andrai in appresso. La Tosi riscuote in Ancona sommi onori. Nella serata di benefizio guadagnò trecento settanta scudi, fu accompagnata a casa con sessanta torcie e la banda, e fu pregata molte volte di affacciarsi al balcone. Io sento tutto, ma non ho potuto sentire la cara sua voce, no, non l’ho potuto.
Nina mia, amami sempre, chè ne ho gran bisogno. Dì a Marianna che ricevei a suo tempo le informazioni sull’affare di Fermo, e che la ringrazio assai che mi abbia fatto fare buona figura presso il mio amico, poi assicurala ch’io non credo affatto ch’essa mi manderà le poesie avute in Arezzo, poichè sempre promette e non mantiene.
Addio, care anime, io vi abbraccio ambedue colla maggior tenerezza. Dimmi una parola della sposa del granduca.
Sai? una persona che ha veduto il granduca ed ha veduto Carlo mio fratello, dice che si rassomigliano molto.
I complimenti miei a tuo padre.