Lettere di Paolina Leopardi a Marianna ed Anna Brighenti/XLII

XLII. Alla stessa - A Bologna

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XLI XLIII

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XLII.

ALLA STESSA

a Bologna

24 Ottobre (1832)


Che cosa è successo, Marianna mia, che non ti ricordi più di questa povera ragazza, cui nei tre anni che conta la conoscenza che abbiamo fatto, non hai giammai fatto sopportare un silenzio tanto lungo e crudele? — O credi ch’essa sia dotata di una bontà e di una pazienza, rarissima al giorno d’oggi, acciò che possa portare in pace questa nuova sciagura? Si, è per me una sciagura lo stare si lungamente senza nuova di persona tanto cara ed amata, poi, credi che la mia mente stia in ozio, e che non pensi le più strane ed insolenti cose che si diano? — l’ultima tua lettera fu dei 28 agosto e di Nina dei 3 settembre.

Oh, Marianna mia! io non ho più ove posar la mente con dolcezza — tutto mi punge, e mi trafigge con una asprezza indicibile — io non dubito punto dell’amor tuo, ma spiegami per carità, poichè la mia testa si perde in un mare di [p. 124 modifica]congetture. Ho veduto nel giornale di Bologna che tu sei costà, l’ho veduto ieri, ed oggi ti scrivo; volevo farlo prima, ma non sapevo dov’eri. Se io ti dicessi che mi ha umiliato assai l’apprendere dai fogli il luogo dove sta la mia amica, io ti direi la pura verità, ma io non ho torti con essa, e posso per questa parte almeno alzare il capo. Quanto t’invidio la Malibran!

A proposito di questa, lessi nella Gazzetta di Francia che a Roma essa non ha incontrato; è vero? Ma se fosse vero, non sarebbe tornata, anzi venuta da Napoli per cantarvi altre due sere. Addio, sai, giorni sono, papà, uscendo di casa una mattina di buon’ora s’incontra proprio innanzi al portone con... Ranieri, che passava in diligenza per tornare a Napoli, e voleva vedere la casa del suo amico; ma non la vide che al di fuori, poichè ricusò tutte le offerte di papà, chè la diligenza non si trattiene qui che per cangiare i cavalli. Ma Giacomo è stato male due volte in Firenze, ed ora è appena guarito.

I miei occhi si chiudono ad ogni istante, poichè ho pianto assai, chè ho perduto... un uccellino cui voleva tanto bene, ch’era il mio amico, e che passava con me molti momenti del giorno.

Tu non hai idea del mio dolore, e della rabbia per tanta contrarietà.

Marianna mia, se tu non mi vuoi bene, addio! — io te ne vorrò sempre.

Non saluto Nina, non saluto i tuoi genitori; io sono adirata con tutti.