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naggi delle tragedie terminano le loro parlate col dire io muoio, ed io farò lo stesso dicendo vado a letto.

Addio, cara Ninetta, perdonami, ma sono delle notti che non dormo; salutami i tuoi genitori — ti abbraccio con tutto il cuore.


XLII.

ALLA STESSA

a Bologna

24 Ottobre (1832)


Che cosa è successo, Marianna mia, che non ti ricordi più di questa povera ragazza, cui nei tre anni che conta la conoscenza che abbiamo fatto, non hai giammai fatto sopportare un silenzio tanto lungo e crudele? — O credi ch’essa sia dotata di una bontà e di una pazienza, rarissima al giorno d’oggi, acciò che possa portare in pace questa nuova sciagura? Si, è per me una sciagura lo stare si lungamente senza nuova di persona tanto cara ed amata, poi, credi che la mia mente stia in ozio, e che non pensi le più strane ed insolenti cose che si diano? — l’ultima tua lettera fu dei 28 agosto e di Nina dei 3 settembre.

Oh, Marianna mia! io non ho più ove posar la mente con dolcezza — tutto mi punge, e mi trafigge con una asprezza indicibile — io non dubito punto dell’amor tuo, ma spiegami per carità, poichè la mia testa si perde in un mare di con-