Lettere di Paolina Leopardi a Marianna ed Anna Brighenti/XIV

XIV. Ad Anna Brighenti - A Ferrara

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XIII XV
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XIV.

AD ANNA BRIGHENTI

a Ferrara

31 Gennaio (1831)

               Nina mia!

Hai ragione, perfettamente ragione di mandare in Paradiso tutti i R. R. ed E. E. perchè non si sa proprio cosa diavolo facciano di buono a questo mondo, ma tutti si ostinano a voler essere papi, e non si vogliono cedere questo bell’impiego, ed intanto rovinano innumerabili famiglie, senza che si degnino dire una parola, la quale, detta che fosse, si penserebbe al conclave assai meno. Non potete credere, o anime mie, con quanto fremito sopporti io questa vostra disgrazia, e con quanta impazienza e furore abbia atteso ogni giorno di sentire fatto un papa, sino al giorno 6, fissato alla vostra dimora di costi; ed io fino allora speravo, ora non spero più; si può cantare il dies irae per il povero carnevale, come lo hanno cantato a Roma per il conclave. Ed io credo, Nina mia, che tua sorella non farà più carnevali nel nostro stato, non è vero?

Dici benissimo che tu credi prendere io molta molta parte alle disgrazie vostre; chè io considero realmente come parte della mia famiglia voi due [p. 32 modifica]care ed amatissime giovani. Ed io vi compiango assai assai, e comprendo bene come non dovete essere allegre, ma... questo tempo critico passerà, e la bravura della mia amica provvederá a tutto, e conforterà tutto, e voi tornerete ad essere allegre, come è il vostro naturale; e me lo diceva Giacomo che le Brighenti erano di buonissimo umore, e mi par bene che ciò sia vero, almeno di te, Ninetta mia (chè Marianna certo è più seria) e la tua lettera me lo mostra. Sai che il racconto che mi fai di Mori è spiritissimo? Se questo affare non riguardasse una persona a me carissima, io ci avrei riso, ma certo fa ridere il tuo modo di descrivere, e tu passi con una leggerezza mirabile sulle pene che deve aver sentito il cuore della tua povera sorella, poichè, da quanto mi dici, essa lo amava, e so ben io quanto mai costa il dover rinunciare ad una illusione carissima: quella di vedere sotto altro aspetto l’oggetto amato, e di vedersi non amata; ma forse tu non lo sai, e non hai provato mai nulla di simile, ed allora hai ragione. Ed io voglio dirti, nè avertelo a male, che mi pare che tu sia innamorata di qualcuno a Ferrara. Non importa che tu mi dica se è vero o no (sebbene potresti anche dirmelo); ma se mai fosse vero, vedi quanto sono brava a capire le minori nuances delle tue parole! Ora io ti lascio perchè voglio parlare con Marianna. Se mi vuoi bene, scrivimi spesso, chè le tue lettere mi piacciono molto, ed io amo il tuo genio un poco satirico. Abbracciami, Nina mia, ed amami, almeno quanto t’amo io. Addio, addio. [p. 33 modifica]

Cara Marianna mia, come stai? Ti è passata la luna, il mal umore, il tuo mal essere di salute? Questo è quello che m’interessa più di tutto, poichè quanto al resto da un momento all’altro si può cangiare. Ma quanto mai mi affligge questo tuo ozio!... Ieri sera prima di andare a letto io scrissi sin qui, ma allora non sapevo ciò che ho saputo quest’oggi (Martedi) e che, mentre io scrivo, tu ancora non sai; il permesso venuto di aprire i teatri. Ho saltato dalla gioia, e per te sola, per te che sei realmente in cima a tutti i miei pensieri.

Ecco dunque soddisfatti i vostri più vivi desideri, eccoti piena di faccende, e vicina a cingerti di nuovi allori. Nina sarà un poco più tranquilla e stimerà di più le berrette rosse. Quella ragazza mi pare che sia più focosa di te: voi due siete per me Minna e Brenda di W. Scott, e Rosina ed Elena di Lafontaine, nelle confessioni al sepolcro; già si sa che io ti rassomiglio alle due prime, e Nina alle seconde, ed io voglio molto bene a queste ragazze ideali, appunto perchè le ho paragonate alle mie amiche dacchè le ho conosciute. E tu riderai di questa idea, pure è vera, e quando rileggo questi romanzi mi sembra realmente di sentirvi parlare. Ma tu ora hai altra voglia che di trattenerti meco, e hai ragione; nè voglio essere indiscreta. Solo voglio ringraziarti del Rubini che mi prometti. Ma se non hai scritto a Bologna, non ci pensar più. Io credevo che tu ne avessi qualche copia, altrimenti non te lo avrei chiesto, chè io non volevo incomodarti per nessun modo. Ho molto gusto che non sei per andare a Cosenza; [p. 34 modifica]ma quanto debbo ringraziare Iddio che ti ha inspirato di mandare al diavolo il viaggio di Russia! Ora quel maledetto cholera mi farebbe palpitare per te, per la tua famiglia, oltre poi il non saper nulla di te, di persone così care ed amate. Alla tua domanda delle nuove di mio fratello e di sua moglie, io ti risponderò che di queste due persone io non ne vedo che la metà, poichè l’altra è sempre proscritta dai nostri Lari. Io non me ne posso dar pace; ma pace; ma nemmeno ci è speranza che le cose cangino. I miei genitori sono di una fermezza (disgraziatamente) irremovibile ed io sono sempre infelice per questa separazione, che è la più gran disgrazia che mi poteva accadere in questo tenore di vita ch’io meno.

Fra due mesi essa diverrà madre nuovamente, lo è già di una Gigia che è andata a trovare il nostro caro Gigio in paradiso. All’altra domanda dei miei passati amori risponderò un’altra volta, chè qui non v’è più luogo, e poi ho le lagrime agli occhi. Oh vi sono dei dolori che non cessano mai, e delle lagrime che verseranno eternamente. Possa la mia amica non aver mai cagione di versarle! possa la felicità e la gioia di questa cara persona scemare la infelicità di quella che le sarà sempre attaccata con la più grande tenerezza.

Ah, Minna mia! ti sei dimenticata di parlarmi dell’amico di mio fratello, di cui ti pregavo assai nell’ultima mia a darmi notizia esatta; ma io non so se tu realmente non ci hai pensato, o se hai fatto apposta. Se hai fatto apposta, hai fatto bene, se no, ripara il torto, o fallo fare da Nina.