Lettere di Paolina Leopardi a Marianna ed Anna Brighenti/LXXXII

LXXXII. Alla stessa - A Modena per Vignola

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LXXXII.

ALLA STESSA

a Modena per Vignola

16 luglio (1841)

               Cara Marianna,

Le tue lettere mi son sempre care come già ti ho detto tante e tante volte, che mi sembrerebbe affatto inutile il ripeterlo; ma l’amicizia è come l’amore e gode molti de’ suoi privilegi, uno dei quali è quello che mi accorda il permesso di assicurarti sempre nuovamente che tu godi tutta, tutta la mia affezione e la godrai in eterno. Se io non ti avessi già da tanto tempo conosciuta degna di tutto l’amor mio, s’io non mi fossi innamorata già da lungo tempo di te, se non considerassi la tua famiglia come facente parte della mia, se. . . . . ma non è questo quello ch’io vogio dire. Decisamente! oggi non son felice nei termini, e non arrivo a spiegarmi per quanto fatichi! Ancorché fosse tuttora tempo di far nuove amicizie e ne contraessi ogni di una nuova, io ti amerei sempre colla vivacità, colla tenerezza di un primo [p. 230 modifica]sentimento; la mia Marianna, sarebbe sempre la mia prediletta.

Oh! Mi fossi almeno spiegata adesso! Dico che, siccome non è più per me il tempo di far nuove amicizie, così sono ben fortunata di possedere la tua e quella dei tuoi, son ben fortunata di conservarla, di tenerla come la più cara cosa che io m’abbia, e non sarà mai ch’io la perda per mia colpa, sicura che quella perdita mi farebbe piangere tutta la vita. Sicchè, Marianna mia, non mi parlar più di dubbio o di signoria, finchè non ti verrà detto Paolina Leopardi è morta, saprai ch’essa ti ha sempre in mezzo al cuore e che tu sei la sua diletta. La tua lettera aveva un profumo di malinconia che mi faceva pena; non eri certo allegra quando mi scrivevi.

Oh! come vorrei averti fra le mie braccia, Marianna mia!

Quanta consolazione nei discorsi che faressimo, quanta ineffabile gioia nel piangere a vicenda le care illusioni perdute! Se sapessi quanto tempo è ch’io non discorro più! precisamente dacchè la Mazzagalli si sposò con mio fratello, e che la mia famiglia se ne allontanò. Essa era la sola in tutto Recanati che fosse capace di discorrere; e noi c’intendevamo tanto bene! e passavamo tutta la sera in trattenimenti serii, filosofici e morali; e poi tutto è finito. Sono dodici anni ch’io non so più con chi sfogar la piena dei miei pensieri e dei miei dolori. E siccome ti ho nominato la Mazzagalli, e i dodici anni che dura questo contegno, voglio spiegarti l’affare, acciocchè tu non creda i miei genitori capaci di tenere una condotta [p. 231 modifica]crudele, o di portare odio si a lungo. Dopo che il matrimonio di Carlo successe senza il consenso dei genitori, esso andò ad abitare in casa della moglie, ma veniva da noi ogni giorno, e ci amavazio come al solito; solo le Mazzagalli non le vedevamo più, e questo fin dal 1829, sino al 1836 epoca in cui una forte malattia della Mazzagalli madre, fece che mamà mia si portasse a vederla, e così la parte offesa fu la prima a dar segno di dimenticanza e di perdono. Un anno durò la pace, e in quest’anno le cose eran tornate come prima; ma quando nel 1837 s’incominciò a parlare del matrimonio dell’altro mio fratello, la pace fu rotta. Carlo poco più si vede, le Mazzagalli mai più da quell’anno in poi. Al matrimonio non è venuto alcuno di loro, la figlia di Carlo non vien più da noi, e tutto cammina così con un freddo di paradiso. Ora mi dirai chi ha ragione e chi ha torto. Forse ti avrà annoiato questo racconto, ma già sai che appartieni a noi, e devi subire i racconti si delle cose piacevoli, come delle noiose. Non mi è passato affatto pel capo che non si possa dire per esempio: lunedì 7 maggio, voleva dire che il 7 maggio non era lunedì, come ne fa fede il lunario.

Marianna mia, scrivi presto e parlami di te, e delle tante tue speranze; dimmi della vita che fai in villa, dimmi del tuo amore, ch’io vorrei per la tua pace fosse già finito. La nostra Cleofe prosegue felicemente nella sua gravidanza, e si diverte colla sua bambina, alla quale vogliamo tutti tanto bene. Essa ti saluta e ti abbraccia con Ninì e così mio fratello ti fa i suoi complimenti. Ricordami alla memoria del papà tuo e digli che non [p. 232 modifica]si scordi di amarmi; a Nini vado a parlare io stessa dopo di averti stretta al mio cuore con tenerezza indicibile.

Nina mia, quello che mi racconti del tuo sposo non mi piace niente. Dopo tanta aspettazione e tante informazioni, io credeva che il soggetto riuscisse assai più piacevole. Se io non conoscessi papà tuo, forse, potrei dire qualche parola di consiglio, ma non v’è bisogno quando gli sei vicina. Amerò piuttosto di sentire come quest’affare finisca, e puoi credere se la Paolina brami con tutto il cuore che la risoluzione che prenderai non abbia nel seguito a produrre rincrescimento nè in te, è in alcuno della tua cara famiglia. Quello di cui son lieta però si è il vedere come procede allegramente senza piangere come faceva una volta una persona di mia conoscenza quando doveva ricusare qualche partito d’altronde ad essa conveniente. Sicchè, segui sempre così, cara Nina, e fa lieti i tuoi col gioviale tuo amore. Cleofe ti bacia, ed io ancora il più forte che posso.