Lettere di Paolina Leopardi a Marianna ed Anna Brighenti/LXXVI

LXXVI. Alla stessa - A Bologna

../LXXV ../LXXVII IncludiIntestazione 13 novembre 2024 75% Da definire

LXXV LXXVII

[p. 211 modifica]

LXXVI.

ALLA STESSA

a Bologna

16 ottobre (1839)

               Mia carissima,

La cara tua lettera ultima io l’ho baciata e ribaciata più d’una volta, poichè come sai, essa è giunta mentre io era smaniosa di avere. tue nuove, e veramente afflitta per tanto lungo silenzio. Ora, il sapere che nessuna disgrazia aveva colpito gli amici miei, e le tue dolci parole colle quali mi assicuri sempre della cara e pregiata tua amicizia, mi hanno confortato il cuore, e mi han tolta la lena di sgridarti, come veramente meritavi, e forse anche di bastonarti come ne avrei desiderio grande. Hai girato mezzo il mondo e mi hai scritto sempre; hai trovato sempre, in mezzo a tante occupazioni, il tempo da scrivere alla tua amica, e ora che godi di un dolce riposo dopo tante fatiche e tante traversie e tanti trionfi, e ora che il vedere e l’essere in mezzo a tanta bellezza della natura dovrebbe eccitarti a dolci sentimenti, non hai trovato un momento per dirmi: Paolina mia, io son viva! Questa è una cosa che mi faceva strabiliare e temere. Ora però abbraccio te e Nina e papà e mamà, e mi rallegro con tutti delle speranze che avete di una vita tranquilla, della quale [p. 212 modifica]la mia Marianna credo ne sia la causa principale. Dunque di teatro non se ne parla più? Sei dunque annoiata veramente, e veramente blessée anche dei trionfi tuoi e dei tuoi viaggi per mare e per terra? O pure il tuo pettorello (come dice mamà mia) è troppo affaticato, e ti si raccomanda acciò gli abbi cura? Certo, la vita tranquilla e silenziosa che ora meni, è opposta affatto alla passata tua così agitata e svariata, vita di pene e di trionfi, e per questo forse ora ti sarà più cara, e godrai del dolce far niente, che si vuol per forza attribuire a noi italiani.

Dunque nel 42 noi ci vedremo, non è vero? Benchè il termine sia ancora troppo lontano all’amor mio che smania di baciarti, e lo smania da si gran tempo, pure s’io credessi che nel 42 un legno di posta potesse mettermi un di verso sera alla porta del tuo casino, e scendendo da quello ritrovarmi tra le braccia delle mie amiche, un tal pensiero conforterebbe tutti i momenti della mia vita, e mi toglierebbe la possibilità di mandare un solo sospiro in tutti questi mesi che dovrebbero scorrere in mezzo. Ma se le cose durano in questa guisa, non vedo che questo sogno non sia sempre un sogno.

Ora starà sul finire la tua villeggiatura, e ti porterai non so dove; e ti ricorderai nell’inverno di questa bellissima estate che hai passata, e che ancor dura; prima estate di tranquillità, nella quale sembra che il sole abbia voluto solennizzare i tuoi riposi e rallegrarli con un più vivo e più continuato splendore. L’idea però e la memoria di questa cara estate e di questo caro sole, non [p. 213 modifica]varrà a scemarne la noia e il colore dell’inverno che pur troppo è assai vicino.. Fra Cleofe e il canarino ti ho scritto sinora: sul tavolino di lavoro di questa cara e bella creatura, la quale pur vorrebbe anch’essa baciarti e salutare tutti i tuoi. Credo che ti porterai a sentire Ievanoff non è vero? Addio, mia cara, ed amatissima. Se Ninì ancora è viva abbracciala per me e baciamela assai; e tu non ti scordare che con amore immenso sei amata da quella che ti chiama sempre la sua diletta.