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LXXVI.
ALLA STESSA
a Bologna
16 ottobre (1839)
Mia carissima,
La cara tua lettera ultima io l’ho baciata e ribaciata più d’una volta, poichè come sai, essa è giunta mentre io era smaniosa di avere. tue nuove, e veramente afflitta per tanto lungo silenzio. Ora, il sapere che nessuna disgrazia aveva colpito gli amici miei, e le tue dolci parole colle quali mi assicuri sempre della cara e pregiata tua amicizia, mi hanno confortato il cuore, e mi han tolta la lena di sgridarti, come veramente meritavi, e forse anche di bastonarti come ne avrei desiderio grande. Hai girato mezzo il mondo e mi hai scritto sempre; hai trovato sempre, in mezzo a tante occupazioni, il tempo da scrivere alla tua amica, e ora che godi di un dolce riposo dopo tante fatiche e tante traversie e tanti trionfi, e ora che il vedere e l’essere in mezzo a tanta bellezza della natura dovrebbe eccitarti a dolci sentimenti, non hai trovato un momento per dirmi: Paolina mia, io son viva! Questa è una cosa che mi faceva strabiliare e temere. Ora però abbraccio te e Nina e papà e mamà, e mi rallegro con tutti delle speranze che avete di una vita tranquilla, della quale