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la mia Marianna credo ne sia la causa principale. Dunque di teatro non se ne parla più? Sei dunque annoiata veramente, e veramente blessée anche dei trionfi tuoi e dei tuoi viaggi per mare e per terra? O pure il tuo pettorello (come dice mamà mia) è troppo affaticato, e ti si raccomanda acciò gli abbi cura? Certo, la vita tranquilla e silenziosa che ora meni, è opposta affatto alla passata tua così agitata e svariata, vita di pene e di trionfi, e per questo forse ora ti sarà più cara, e godrai del dolce far niente, che si vuol per forza attribuire a noi italiani.

Dunque nel 42 noi ci vedremo, non è vero? Benchè il termine sia ancora troppo lontano all’amor mio che smania di baciarti, e lo smania da si gran tempo, pure s’io credessi che nel 42 un legno di posta potesse mettermi un di verso sera alla porta del tuo casino, e scendendo da quello ritrovarmi tra le braccia delle mie amiche, un tal pensiero conforterebbe tutti i momenti della mia vita, e mi toglierebbe la possibilità di mandare un solo sospiro in tutti questi mesi che dovrebbero scorrere in mezzo. Ma se le cose durano in questa guisa, non vedo che questo sogno non sia sempre un sogno.

Ora starà sul finire la tua villeggiatura, e ti porterai non so dove; e ti ricorderai nell’inverno di questa bellissima estate che hai passata, e che ancor dura; prima estate di tranquillità, nella quale sembra che il sole abbia voluto solennizzare i tuoi riposi e rallegrarli con un più vivo e più continuato splendore. L’idea però e la memoria di questa cara estate e di questo caro sole, non