Lettere di Paolina Leopardi a Marianna ed Anna Brighenti/LXXIII
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LXXIII.
A MARIANNA BRIGHENTI
a Pavia
9 settembre (1838)
Marianna mia,
Veramente mi par cosa curiosa il venir da te in questo momento, in cui sei in mezzo al tumulto dei divertimenti, in mezzo a feste continuate e vivacissime. Ma è detto che la mia amicizia e le mie lettere ti seguiranno ovunque volgerai i passi; a meno che non li rivolgessi all’altro mondo, come mi hai tante volte minacciata ed ove ti verrei dietro, ma di rado. Ecco dunque che ti fai sentire di nuovo in Italia, ecco dunque che riceverai grandi applausi in una lingua nella quale è gran tempo che non li hai più sentiti. Vicenza sarà ben lieta di riceverti, essa che già ti conobbe e ti ammirò e fece plauso grande. Poi ti divertirai in quest’epoca di feste coll’insolito lusso di principi che vedrai, e coi loro corteggi ed i loro seguiti; questa pure è cosa ch’io t’invidio, io che non veggo nulla, e che, inosservata vorrei pur vedere quello che vedi tu, e sentirti, oh, si, sentirti una volta dopo tanto desiderio di te. Ma la vita passa in desiderii inutili ed in speranze variissime, se pure vi è più forza di sperare o bramare. Fra questi desiderii vi sarebbe ancora di vedere le portrait di un mio amico in baffi, di un caro giovine ch’io non mi farei punto scrupolo di abbracciare posto chè ne vedessi l’originale! E non so perchè Nina non fa la collezione dei tuoi ritratti secondo i vari personaggi che vai rappresentando (essa che si occupa di pittura): e sarebbe quella una raccolta interessante, particolarmente’’ per la tua famiglia.
Non mi dici nulla di Mamà Brighenti: spero dunque che la sia guarita, e che a ragione ora io mi rallegro con essa. Ancora non è venuto alcun avviso pel rame del mio Muccio: egli sta ai comandi tuoi. L’elogio che hai veduto nell’Omnibus non è di Ranieri? Io non lo conosco, ehè l’Omnibus qua non viene.
È gran tempo che non abbiam più nuove di Ranieri, di quello ch’io riguardo come mio fratello. Voleva partir di Napoli dopo l’inverno e ce lo scrisse, poi non abbiamo saputo altro; se tu ne sai qualcosa, dimmelo.
Ricevei a suo tempo la piccante lettera della nostra Nina; quella ragazza che non ha voluto mai cantare in teatro, vuole andare pel mondo vedendo e sentendo, divertendosi a piene mani, lasciando il suo cuore a brani, ora qua ora là; scommetterei che se essa lasciasse fare la notomia di quel suo cuoricino si troverebbe non solo, che non è più pesante del cuore di un uomo, per esempio di quello di qualcuno dei suoi amanti (come han trovato adesso che il cuor della donna pesa più di quello degli uomini), ma lo troverebbero mancante di vari pezzetti, i quali se si volessero riunire tutti, converrebbe ormai fare le tour du monde. Ah! poveri noi! quando mai metterà giudizio?
Marianna mia, io ti abbraccio strettamente: con baffi o senza baffi tu sei e sarai sempre la mia diletta. Abbraccio poi Nina, e faccio piano per non sciuparle il suo abito color rosa. E Brighenti? Ho in testa il tipo della sua fisonomia, ma non so se è somigliante; ma lo saluto caramente, e raccomando a lui le mie amiche, e alle mie amiche il nostro Brighenti.