Lettere di Paolina Leopardi a Marianna ed Anna Brighenti/LIX
Questo testo è completo. |
◄ | LVIII | LX | ► |
LIX
ALLA STESSA
a Bologna
29 luglio (1835)
Mia carissima,
La tua ultima mi ha consolata assai dicendomi che papà si è guarito, e che voi tutti siete più tranquilli. Ciò fa che lo sia anche io; ma anch’io mi dolgo delle tue perdite non lievi, dei torti che ti si fanno, dei dispiaceri che soffri. Oh io vorrei esserti vicina per vedere come sai sopportare le disgrazie, per vedere quanto mai sei coraggiosa. Già mi pare ch’io ti debba, anche in questo, invidiare assai, ma, e in che cosa non dovrei invidiarti? In questi giorni sono stata piena di dolore per la morte di.... D. Sebastiano Sanchini! Figurati quanta pena mi abbia cagionato il perdere una persona che ho veduto sempre dacchè son nata. Ho passato le sere della sua malattia fisa dinanzi alla sua finestra nel mio giardino, e lì vedeva e sentiva i suoi lamenti, e piangeva e mi riempiva di amarissime riflessioni, poi la sua finestra un giorno si è aperta, ed egli non ci era più! Ed ogni volta che vado in giardino il cuore mi si stringe, e vorrei rivolgere lo sguardo da quella finestra, ma non posso. Ora, se vuoi, scriverai alla signora Marianna Corsetti.
Mi domandi se ho relazione con Persiani. Io non l’ho veduto che una volta sola mentre dirigeva l’orchestra nel nostro teatro, e dacchè è partito di Recanati non vi è più tornato. Non gli siamo nè meno parenti, chè egli è di onesta ma bassa condizione. Ha due sorelle, le quali lavorano per vivere, dilettanti di musica anch’esse, orribili a vedersi come il fratello. Quando leggo nei fogli relazione dei bei fatti di lui, lo faccio sapere loro, ma posso dire di conoscerle appena. L’impresario dell’opera di Ancona, ossia Lanari, ha fatto loro molto onore questa primavera, e le ha tenute in casa sua molti giorni, e si è impegnato di farle chiamare a se dal fratello, o pure di farle soccorrere da lui più abbondantemente. Ricordati che mi hai promesso di dirmi molte cose; fra queste fa che ci sia una parola della bella contessa Marescalchi, che a quest’ora devi avere conosciuta.
I versi di Viani hanno eccitato la critica dei redattori del giornale l’amico della gioventü che si stampa a Modena, i quali non vogliono che si chiami l’Italia ospizio lagrimato delle muse, nè vogliono che le arti debbano ora chiamarsi sventurate e sfortunate, nè vogliono sia vero ch’esse ora vanno paurose per monti e per scogli ecc. A me poi quei cari versi hanno inspirato molta simpatia per quel caro giovine, e ammirazione pei suoi talenti, e desiderio ch’egli viva meno sconsolato di quello che le sue parole mostrano che sia, seppure questo desiderio può venire mai realizzato in questo mondo. Se non è morta, abbracciami e baciami Nina. Dimmi quando partirai per Genova; oh quanto mai t’invidio questi tuoi viaggi! Se Nina volesse, io le cederei il mio posto, e verrei a prendere il suo, e credo che nessuno di voi altri, miei carissimi, avrebbe a lamentarsi della mia affezione, della mia tenerezza per voi. Addio, addio, ti lascio stringendoti vivamente al mio cuore e baciandoti con grande amore.