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ogni volta che vado in giardino il cuore mi si stringe, e vorrei rivolgere lo sguardo da quella finestra, ma non posso. Ora, se vuoi, scriverai alla signora Marianna Corsetti.
Mi domandi se ho relazione con Persiani. Io non l’ho veduto che una volta sola mentre dirigeva l’orchestra nel nostro teatro, e dacchè è partito di Recanati non vi è più tornato. Non gli siamo nè meno parenti, chè egli è di onesta ma bassa condizione. Ha due sorelle, le quali lavorano per vivere, dilettanti di musica anch’esse, orribili a vedersi come il fratello. Quando leggo nei fogli relazione dei bei fatti di lui, lo faccio sapere loro, ma posso dire di conoscerle appena. L’impresario dell’opera di Ancona, ossia Lanari, ha fatto loro molto onore questa primavera, e le ha tenute in casa sua molti giorni, e si è impegnato di farle chiamare a se dal fratello, o pure di farle soccorrere da lui più abbondantemente. Ricordati che mi hai promesso di dirmi molte cose; fra queste fa che ci sia una parola della bella contessa Marescalchi, che a quest’ora devi avere conosciuta.
I versi di Viani hanno eccitato la critica dei redattori del giornale l’amico della gioventü che si stampa a Modena, i quali non vogliono che si chiami l’Italia ospizio lagrimato delle muse, nè vogliono che le arti debbano ora chiamarsi sventurate e sfortunate, nè vogliono sia vero ch’esse ora vanno paurose per monti e per scogli ecc. A me poi quei cari versi hanno inspirato molta simpatia per quel caro giovine, e ammirazione pei suoi talenti, e desiderio ch’egli viva meno sconsolato di quello che le sue parole mostrano che