Lettere di Paolina Leopardi a Marianna ed Anna Brighenti/CIV
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CIV.
ALLA STESSA
a Modena
29 luglio (1849)
Mia carissima,
Certamente, io vorrei incominciare dallo sgridarti, e non tanto poco, dell’aver avuto cuore di tenermi senza tue lettere per tanto tempo; ed io non me ne poteva dar pace, e pensava mille cose disgustose di te e della Nina, e per questo saria d’uopo il gridarti assai. Ma come avere il coraggio di rampognare una persona amata, specialmente dopo di averne avuta una lunga e affettuosa lettera, tutta piena di dettagli e di notizie interessanti? Dunque pace per ora, e ringraziamenti per l’amor tuo ch’è sempre vivo e costante.
Ho grande piacere di sentirti bene in salute, malgrado tanti e si lunghi affanni. Della lite non mi dici nulla, e perciò spero bene. Della cattiveria degli uomini, è inutile il parlarne; per noi è un mistero incomprensibile e dolorosissimo.
Ti compiango nella tua operazione di esaminare le carte del povero tuo padre; essa non avrà fatto che sempre più inacerbirne il dolore. della perdita; dolore che non si spegnerà certo se non colla vita. Va bene che ti fruttino qualche cosa le lettere abbondantissime del Giordani, e va bene che si rendan pubbliche, come lo sono quelle di lui a Giacomo che avrai certo in quest’ora vedute nei due volumi dell’epistolario. Il povero Viani con grande amore ed operosità ha accudito a questa pubblicazione, che non può mancare di rendere a lui onore e frutto.
Noi stiamo bene, meno la Cleofe che peggiora sempre. Essa mena una vita infelicissima, e rende così infelici anche noi nel vederla tanto e così continuamente soffrire. Essa saluta te e la Nina e‐prega di un’Ave Maria a San Geminiano acciò le impetri pazienza e rassegnazione. Marianna mia, si vive pure male a questo mondo! Solo gli infami e gli scellerati godono; ma non li invidiamo per questo. Il pensiero della brevità di questa vita, è il solo conforto che ne rimanga; la pace la ritroveremo nell’altro mondo ove speriamo che la misericordia divina ne condurrà in luogo atto a goderla.
Ti ringrazio delle premure pel Bava, sebbene infruttuose. Tutti ti salutano, e ti esortano afarti coraggio, a sperare nella Provvidenza che non abbandona mai quelli che sperano in lei e confidano in lei. Non puoi credere quanto mi consoli il giudizio che mi dai delle lettere e del carattere di mio padre; non v’ha dubbio che nella età nostra le cose si veggono sotto ben diverso aspetto che nella gioventù, epoca d’illusioni e d’inganni. Ma, se piacerà a Dio, noi due pubblicheremo le lettere di mio padre a Giacomo, e allora molte verità si scuopriranno, e il povero padre mio sarà conosciuto per quell’uomo veramente affezionato e amante dei figli suoi. Spero che, ove ne avessimo bisogno, le Brighenti permetterebbero e acconsentirebbero che venissero pubblicato le lettere di Monaldo a Brighenti e ne darebbero copia; di questo non ne dubito. E son sicura che in quelle si scorgerebbe ancora quanta stima egli facesse del padre tuo, di cui sempre parlava con lode e rispetto come di uomo onoratissimo.
Abbraccio e bacio la Nina con tutto il cuore e te, mia carissima, io stringo al mio cuore tanto angustiato, ma pur sempre vivace nell’amarti.