Leggenda eterna/Risveglio/Poiesis
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POIESIS.
In quale sera limpida? Da quale
cielo migrando alle terrene porte
discese questa pia che un immortale
nimbo cinse alla morte
di simboli, di sogni e di mistero;
prisca Dea, che, d’ogni altra trionfante,
lampi accese nei ciechi occhi d’Omero,
fiamme nel cor di Dante?
Per tutto vive, ed or sulle nivali
cime dell’Alpi ride, ora s’ammanta
di tenebre, fuggendo ebbra sull’ali
dell’uragano e canta.
Tutto a lei si rivela; e i rovi, e l’erbe
umìli delle selve, ove non sole
penetra, e i muschi, appiè delle superbe
querci, han per lei parole.
Lei che palpita e freme nel ruggito
del mar; lei che nell’estasi d’amore
svela passando un raggio d’infinito
al nostro intento cuore...
Sin fra le tombe ella consola il grande
silenzio con la sua mistica voce;
veste di raggi e cinge di ghirlande
ogni povera croce.
Nelle notti d’April, sparse le belle
trecce sul peplo candido, il profondo
sguardo rivolto alle tacenti stelle,
passar la vede il mondo.
*
O voi, che i vostri palpiti e i tormenti
vostri, e l’ebbrezza dei segreti amori,
nell’impeto febeo gettate ai venti
come un pugno di fiori;
ben la vedeste, o giovani poeti,
bene udiste la Dea dirvi: — «La terra
altri amori, altre angosce, altri segreti
dei vostri, in grembo serra!
Ecco preghiere, e gemiti, e feroci
urla d’oppressi, d’egri, di ribelli.
Non le udite? Son mille e mille voci,
sono i vostri fratelli
che implorano; son anime affannate
gementi sotto il peso che le grava.
Voi non sapete che cantar? Cantate!
ma come Alceo cantava!
E sia squillo di tromba ai combattenti
la strofe; e il verso balenando cada
sugli apostati, i vili, i prepotenti
come colpo di spada.
Ma non fomite all’ire e non veleno
perfido scenda nei già gonfi cuori;
ma l’inno assorga libero e sereno
sui vinti e i vincitori.» —
Non la udiste così cantarvi, o forti
nostri figli, o suoi giovani soldati?
E non vi giunse l’evviva dei morti
al suo passar destati?
Va la vittorïosa e novi ardori
e più gagliardi palpiti raccende
or d’ombre avvolta, or cinta di splendori
le simboliche bende.
Nelle notti d’April, sparse le belle
trecce sul peplo candido, il profondo
sguardo rivolto alle tacenti stelle,
passar la vede il mondo.