Le rime di M. Francesco Petrarca/Canzone XLIX

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Sonetto CCCXVII Le rime di M. Francesco Petrarca

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CANZONE XLIX.


V
ERGINE bella, che di Sol vestita,

     Coronata di stelle, al sommo Sole
     Piacesti sì, che ’n te Sua luce ascose;
     Amor mi spinge a dir di te parole:
     5Ma non so ’ncominciar senza tu’ aita,
     E di colui ch’amando in te si pose.
     Invoco lei che ben sempre rispose,
     Chi la chiamò con fede.
     Vergine, s’a mercede
     10Miseria estrema dell’umane cose
     Giammai ti volse, al mio prego t’inchina:
     Soccorri a la mia guerra;
     Bench’i’ sia terra, e tu del Ciel Regina.
Vergine saggia, e del bel numero una
     15Delle beate vergini prudenti;


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     Anzi la prima, e con più chiara lampa;
     O saldo scudo de l’afflitte genti
     Contra colpi di Morte, o di Fortuna;
     Sotto’l qual si trionfa, non pur scampa:
     20O refrigerio al cieco ardor ch’avvampa
     Qui fra mortali sciocchi,
     Vergine, que’ begli occhi
     Che vider tristi la spietata stampa
     Ne’ dolci membri del tuo caro Figlio,
     25Volgi al mio dubbio stato;
     Che sconsigliato, a te vien per consiglio.
Vergine pura, d’ogni parte intera,
     Del tuo parto gentil figliola, e madre;
     Ch’allumi questa vita, e l’altra adorni;
     30Per te il tuo Figlio, e quel del somo Padre,
     O finestra del Ciel lucente, altera,
     Venne a salvarne in su li estremi giorni:
     E fra tutt’i terreni altri soggiorni
     Sola tu fosti eletta,
     35Vergine benedetta;
     Che’l pianto d’Eva in allegrezza torni:
     Fammi; che puoi; de la sua grazia degno,
     Senza fine o beata,
     Già coronata nel superno regno.
40Vergine santa, d’ogni grazia piena;
     Che per vera, e altissima umiltate
     Salisti al Ciel’, onde miei preghi ascolti;
     Tu partoristi il fonte di pietate,
     E di giustizia il Sol, che rasserena
     45Il secol pien d’errori oscuri, e folti:
     Tre dolci, e cari nomi ha’ in te raccolti,
     Madre, Figliuola, e Sposa;
     Vergina gloriosa,
     Donna del Re che nostri lacci ha sciolti,
     50E fatto’l mondo libero, e felice;
     Ne le cui sante piaghe


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     Prego ch’appaghe il cor, vera beatrice.
Vergine sola al mondo senza esempio,
     Che ’l Ciel di tue bellezze innamorasti;
     55Cui nè prima fu, simil, nè seconda;
     Santi penseri, atti pietosi, e casti
     Al vero Dio sacrato, e vivo tempio
     Fecero in tua verginità feconda.
     Per te può la mia vita esser gioconda;
     60S’a’ tuoi preghi, o MARIA,
     Vergine dolce, e pia,
     Ove ’l fallo abondò, la grazia abbonda.
     Con le ginocchia della mente inchine,
     Prego che sia mia scorta;
     65E la mia torta via drizzi a buon fine.
Vergine chiara et stabile in eterno,
     Di questo tempestoso mare stella;
     D’ogni fedel nocchier fidata guida:
     Pon mente in che terribile procella
     70I’ mi ritrovo sol senza governo,
     Ed ho già da vicin l’ultime strida:
     Ma pur in te l’anima mia si fida;
     Peccatrice; i’ nol nego,
     Vergine: ma ti prego,
     75Che ’l tuo nemico del mio mal non rida:
     Ricorditi, che fece il peccar nostro
     Prender Dio per scamparne
     Umana carne al tuo virginal chiostro.
Vergine, quante lagrime ho già sparte,
     80Quante lusinghe, e quanti preghi indarno,
     Pur per mia pena ,e per mio grave danno!
     Da poi ch’i’ nacqui in su la riva d’Arno,
     Cercando or questa, ed or quel’altra parte,
     Non è stata mia vita altro ch’affanno.
     85Mortal bellezza, atti, e parole m’hanno
     Tutta ingombrata l’alma.
     Vergine sacra, ed alma,


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     Non tardar, ch’i’ son forse a l’ultim'anno.
     I dì miei più correnti che saetta,
     90Fra miserie, e peccati
     Sonsen’ andati; e sol Morte n’aspetta.
Vergine, tale è terra, e posto ha in doglia
     Lo mio cor, che vivendo in pianto il tenne;
     E di mille miei mali un non sapea;
     95E per saperlo, pur quel che n’avenne,
     Fora avvenuto: ch’ogni altra sua voglia
     Era a me morte, ed a lei fama rea.
     Or tu, Donna del Ciel, tu nostra Dea,
     Se dir lice, e convensi;
     100Vergine d’alti sensi,
     Tu vedi il tutto; e quel che non potea
     Far altri, è nulla a la tua gran virtute:
     Por fine al mio dolore;
     Ch’a te onore, ed a me fia salute.
105Vergine, in cui ho tutta mia speranza,
     Che possi, e vogli al gran bisogno aitarme;
     Non mi lasciare in su l’estremo passo:
     Non guardar, me, ma chi degnò crearme:
     No ’l mio valor, ma l’alta sua sembianza,
     110Ch’è in me, ti mova a curar d’uom sì basso.
     Medusa, e l’error mio m’han fatto un sasso
     D’umor vano stillante:
     Vergine, tu di sante
     Lagrime, e pie adempi ’l mio cor lasso;
     115Ch’almen l’ultimo pianto sia divoto,
     Senza terrestro limo;
     Come fu ’l primo non d’insania voto.
Vergine umana, e nemica d’orgoglio,
     Del comune principio amor t’induca;
     120Miserere d’un cor contrito umile:
     Che se poca mortal terra caduca
     Amar con sì mirabil fede soglio;
     Che devrò far di te, cosa gentile?


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     Se dal mio stato assai misero e vile
     125Per le tue man resurgo,
     Vergine, i’ sacro, e purgo
     Al tuo nome e pensieri, e ’ngegno, e stile;
     La lingua, e ’l cor, le lagrime, e i sospiri.
     Scorgimi al miglior guado;
     130E prendi in grado i cangiati desiri.
Il dì s’appressa, e non pote esser lunge;
     Sì corre il tempo, e vola,
     Vergine unica, e sola;
     E ’l cor or conscienza, or morte punge.
     135Raccomandami al tuo Figliuol, verace
     Uomo, e verace Dio;
     Ch’accolga ’l mio spirto ultimo in pace.