Le piacevoli notti/Notte I/Favola V
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FAVOLA V.
Vedesi il più delle volte, amorose donne, che nell’amore è grandissima disaguaglianza; perciò che, se l’uomo ama la donna, la donna disama lui, e, pel contrario, se la donna ama l’uomo, l’uomo sommamente ha in odio lei. Quinci nasce la rabbia della subita gelosia, fugatrice d’ogni nostro bene e insidiatrice d’ogni onesto vivere; quinci nascono i disonori ed ignominiose morti, non senza grandissima vergogna e vituperio di noi altre donne. Taccio i strabocchevoli pericoli, taccio gli innumerabili mali, ne’ quali gli uomini e le donne disavedutamente incorreno per cagion di questa malvagia gelosia. I quali se io ad uno ad uno raccontare volesse, io vi sarei più tosto di noia che di diletto. Ma acciò che io dia fine in questa sera a’ nostri piacevoli ragionamenti, io intendo di raccontarvi una favola di Gramotiveggio, per lo adietro non più udita; per la quale io penso che voi ne prenderete non men piacere che ammaestramento.
Vinegia, città per l’ordine delli suoi magistrati nobilissima ed abbondevole di varie maniere di genti e felicissima per le sue sante leggi, siede nell’estremo seno del mare Adriatico, ed è chiamata Reina di tutte le altre città, refugio de’ miseri, ricettaculo degli oppressi, ed ha il mare per mura, ed il cielo per tetto. E quantunque cosa alcuna non vi nasca, nondimeno è copiosissima di ciò che ad una città si conviene. In questa adunque nobile e generosa città trovavasi ai passati tempi un mercatante bazzariotto, Dimitrio per nome chiamato, uomo leale e di buona e di santa vita, ma di picciola condizione. Costui, desideroso di aver figliuoli, prese per moglie una vaga e leggiadra giovane, nominata Polissena, la quale era sì caldamente amata da lui, che non fu mai uomo che tanto amasse donna, quanto egli amava lei. Ella vestiva sì pomposamente, che non vi era alcuna, fuori le nobili, che di vestimenta, di gioie e di grossissime perle l’avanzasse. Appresso questo, aveva abondanza de cibi delicatissimi, i quali, oltre che alla bassa sua condizione non convenivano, la facevano più morbida e più delicata di quello che stata sarebbe. Avenne che Dimitrio, che per lo adietro fatto aveva molti viaggi per mare, deliberò di andarsene con le sue merci in Cipro; e, apparecchiata e pienamente fornita la casa di vettovaglia e di ciò che ad una casa s’appartiene, lasciò Polissena, sua diletta moglie, con la fante giovane e ritondetta: e, partitosi da Vinegia, andossene al suo viaggio. Polissena, che lautamente viveva ed alle delicatezze si dava, sentendosi della persona aitante, e non potendo più sofferire gli acuti dardi d’amore, adocchiò un prete della sua parrochia, e di quello caldamente s’accese. Il quale, essendo giovane e non men leggiadro che bello, un giorno s’avide che Polissena con la coda dell’occhio lo balestrava. E, veggendola vaga di aspetto, leggiadra della persona ed avere tutte quelle qualità di bellezza che ad una bella donna si convengono, la cominciò con molta sollecitudine celatamente vagheggiare. Ed i loro animi sì fidi e sì divoti d’un reciproco amore divennero, che non passò molto tempo che Polissena, senza essere da alcuno veduta, condusse il prete in casa a fare e suoi piaceri. E così molti mesi furtivamente continuarono il loro amore, e più volte gli stretti abbracciamenti e dolci basi iterarono, lasciando il sciocco marito a’ pericoli del gonfiato mare. Dimitrio, essendo stato per alcun tempo in Cipro ed avendo delle sue mercatanzie assai ragionevolmente guadagnato, a Vinegia ritornò; e, smontato giù di nave ed andatosene a casa, ritrovò la sua cara moglie che dirottamente piangeva. E, addimandatale la causa che sì fortemente piangesse, rispose: Sì per le cattive nove udite, sì anco per la soverchia allegrezza ch’io sento della venuta vostra. Imperciò che, avendo io udito ragionare da molti le cipriane navi esser nel mare sommerse, temeva sommamente che alcuno sinistro caso non vi fusse avenuto. Ma ora, per la Iddio mercè, vedendovi salvo e sano a casa ritornato, per la soprabondante letizia non posso dalle lagrime astenermi. Il cattivello, che di Cipro a Vinegia era ritornato per instaurare il tempo che per la sua lunga assenza la moglie aveva perduto, pensava che le lagrime e le parole di Polissena procedessino da caldo e ben fondato amore che ella le portasse; ma non considerava il miserello che ella tra se medesima diceva: Oh volesse Iddio che egli nelle minacciose onde affocato fosse! perciò che io più securamente e con maggior contento mi darei piacere e diletto col mio amante, che cotanto mi ama. Non passò il mese che Dimitrio al suo viaggio fece ritorno. Dil che Polissena ne ebbe quella allegrezza che avere si potesse la maggiore, nè stette gran pezza in farlo intendere allo amante suo, il quale non meno che ella vigilante stava; e, venuta l’ora convenevole e determinata, a lei secretamente se n’andò. Ma lo andare del prete non puote esser sì occulto, che da Manusso, che abitava al derimpetto alla casa di Dimitrio, suo compare, non fusse veduto. Il perchè Manusso, che molto amava Dimitrio, per esser uomo conversevole e servigiale, avendo non picciolo sospetto della comare, più e più volte le pose mente. Veduto adunque chiaramente che al prete, a certo segno ed a certa ora, era aperto l’uscio, ed egli entrava in casa e, men cautamente che non si conveniva, con la comare scherzava, deliberò di star cheto, acciò che il fatto, che era nascosto, non si appalesasse e ne seguisse scandalo; ma volse aspettare Dimitrio che ritornasse dal suo viaggio, acciò che egli più maturamente provedesse a’ casi suoi. Venuto il tempo di rimpatriare, Dimitrio ascese in nave, e con prosperevole vento a Vinegia ritornò, e, smontato di nave, a casa se ne gì; e, picchiato all’uscio, la fante andò alla finestra a vedere, e, conosciutolo, corse giù, e, quasi piangendo per l’allegrezza, l’aperse. Polissena, intesa la venuta del marito, discese giù per la scala, e con le braccia aperte abbracciollo e basciollo, facendoli le maggior carezze del mondo. E perchè egli era stanchetto e tutto rotto dal mare, senza altra cena se n’andò a dormire, e sì fiso s’addormentò, che, senza l’ultime dilettazioni d’amore conoscere, venne giorno. Passata adunque la buia notte e ritornato il chiaro giorno, Dimitrio si destò, e, levatosi di letto senza di un sol bascio compiacerle, andò ad una cassettina, della quale trasse fuori certe cosette di non picciolo valore; e, ritornato al letto, le appresentò alla moglie, la quale, perciò che altro aveva in capo, de tai doni nulla o poco stima si fece. Avvenne l’occasione a Dimitrio di navigare in Puglia per oglio ed altre cose; e, raccontatolo alla moglie, si mise in ordine per partirsi. Ma l’astuta moglie, fingendo della sua partenza aver dolore, il carezzava, pregandolo che egli volesse alcuno giorno dimorare con esso lei; ma nel cuore un giorno le pareva mille che s’allontanasse da gli occhi, acciò che nelle braccia del suo amatore più sicuramente metter si potesse. A Manusso, che veduto aveva il prete più volte vagheggiare la comare e anche far cose che dir non si conviene, parve far ingiuria al compare, se non li scopriva quello che aveva veduto far alla moglie. Laonde deliberò, avenga che si voglia, di raccontargli il tutto. E, invitatolo un giorno con lui a desinare, e postisi a mensa, disse Manusso a Dimitrio: Compare mio, voi sapete, se non m’inganno, ch’io sempre vi amai ed amerò fin che lo spirito reggerà queste ossa: nè è cosa, quantunque ella difficile fusse, che per vostro amore io non facessi; e, quando non vi fusse in dispiacere, io vi raccontarei cose, che vi sarebbono più tosto di noia che di diletto. Ma non ardisco dirle, acciò che non contamini la vostra ben disposta mente. Ma se voi sarete, come io penso, saggio e prudente, raffrenarete il furore, che non lascia l’uomo in maniera alcuna conoscer il vero. Disse Dimitrio: Non sapete voi che potete meco comunicar il tutto? Avete voi per sorte ucciso alcuno? ditelo, e non dubitate. — Io, disse Manusso, non ho ucciso alcuno; ma ben vidi io altrui uccidere l’onore e la fama vostra. — Parlatemi chiaro, disse Dimitrio, e non mi tenete a bada con cotesto ragionare oscuro. — Volete che io vel dica palesamente? disse Manusso; ascoltate, e portate in pace quello che ora vi dirò. Polissena, che voi cotanto amate e cara tenete, mentre che voi siete altrove, ogni notte giace con un prete, e con esso lui dassi piacere e buontempo. — Deh, come è possibil questo? disse Dimitrio; conciosia cosa che ella teneramente mi ama, nè mai quinci mi parto, che ella non empi il seno di lagrime e l’aria di sospiri; e, se io lo vedessi con gli occhi, appena lo crederei. — Se voi sarete, disse Manusso, uomo, come io penso, di ragione, e se non chiuderete gli occhi, come sogliono molti sciocchi fare, farovvi con gli occhi il tutto vedere e con le mani toccare. — Io sono contento, disse Dimitrio, di far tanto quanto voi mi comandarete, pur che mi facciate veder quello che promesso mi avete. Disse allora Manusso: Se voi farete quello che io vi dirò, del tutto vi certificarete. Ma fate che voi siate secreto, mostrandole allegra ciera e benigno viso: altrimenti si guasterebbe la coda al fasiano. Dopo, nel giorno che voi vi vorrete partire, fingerete di ascender in nave, e, più celatamente che potrete, verrete a casa mia, che senza dubbio vi farò il tutto vedere. Venuto adunque il giorno che Dimitrio si doveva partire, egli fece grandissime carezze alla moglie; e, raccomandatole la casa e presa licenza, finse di andare in nave, ma nascosamente a casa di Manusso si ridusse. Volse la sorte che non passarono due ore che si levò un nembo con tanta pioggia, che parea volesse roinare il cielo: nè mai quella notte refinò di piovere. Il prete, che già intesa aveva la partita di Dimitrio, non temendo nè pioggia nè vento, aspettò l’ora solita di andare al suo caro bene; e, dato il segno, subito li fu aperto l’uscio, ed entratovi dentro le diede un dolce e saporoso bascio. Il che vedendo Dimitrio, che ad un pertugio nascoso si stava, e non potendo contradire a quello che ’l compare gli aveva detto, stette tutto attonito, e poscia per lo giusto dolore diede gli occhi al pianto. Disse allora il compare a Dimitrio: Or che vi pare? avete mo veduto quello che voi mai non pensavate? Ma state cheto e non vi sgomentate; perciò che, se voi mi ascoltarete, facendo ciò ch’io vi dirò, vederete di meglio. Andate e ponete giù cotesti vestimenti, e prendete gli stracci d’un povero uomo e mettetevegli indosso, ed impiastracciatevi di fango le mani ed il viso, e contrafatta la voce andatevene a casa, e fingete di essere un mendico che dimandi per quella sera albergo. La fante forse, veggendo il crudo tempo, si moverà a pietà e daravvi alloggiamento; e così agevolmente potrete vedere ciò che voi non vorreste vedere. Dimitrio, come intese la cosa, si spogliò de’ suoi panni e si vestì de’ stracci d’un mendico che era allora entrato in casa per alloggiare; e, tuttavia fortemente piovendo, se ne andò all’uscio della sua casa, e tre volte picchiò alla porta, fieramente gemendo e sospirando. La fante, fattasi alla finestra, disse: Chi picchia là giù? Ed egli con voce interrotta le rispose: Io sono un povero vecchio mendico dalla pioggia quasi annegato, e dimando per questa notte albergo. La fante, ch’era non men compassionevole a’ poveri che la patrona al prete, corse alla madonna, e dimandolle di grazia che ella contentasse, un povero mendico tutto dalla pioggia molle e bagnato albergar in casa fin’a tanto che egli si riscaldasse e rasciugasse. — Il potrà portar su l’acqua, menar lo schidone e far fuoco, acciò che i polli più tosto si arrostiscano. Ed io in questo mezzo porrò al fuoco la pentola ed apparecchiarò le scodelle e farò gli altri servigi di cucina. La patrona accontentò, e la fante, aperto l’uscio e chiamatolo dentro, lo fece sedere presso al fuoco: e mentre il povero menava lo schidone, il prete e la patrona in camera si solazzavano. Avenne che amenduo tenendosi la mano andorono in cucina, e il povero salutorono, e, vedendolo sì impiastracciato, lo berteggiavano. Ed accostatasi la patrona a lui, lo dimandò, che era il nome suo. A cui rispose: Gramotiveggio, madonna, mi chiamo. Il che udendo la patrona cominciò a ridersi, che se le averebbe potuto cavare i denti. E, abbracciato il prete, disse: Deh, anima mia dolce, lasciatimi basciare; — e, vedendo tuttavia il mendico, strettamente lo abbracciava e basciava. Lasciovi pensare di che animo si trovava il marito, veggendo la moglie esser abbracciata e basciata dal prete. Venuta l’ora di cena, la fante puose gli amanti a mensa, e, ritornata in cucina, s’accostò al vecchiarello, e disseli: Parizzuolo mio, la mia patrona ha marito, e così uomo da bene quanto un altro che in questa terra si possa trovare, nè le lascia mancare cosa veruna; e Iddio lo sa dove il miserello con questo malvagio tempo ora si trova; ed ella, ingrata, non avendo pensiero di lui, e meno del suo onore, si ha lasciata ciecare dal lascivo amore, accarezzando l’amante suo e chiudendo ad ogni altro l’uscio, fuori che a lui. Ma, di grazia, andiancene chetamente a l’uscio della camera, e vediamo quello che fanno, e come mangino. Andatisene adunque a l’uscio, videro che l’uno e l’altro s’imboccava, dimorando in amorosi ragionamenti. Venuta l’ora di posare, ambeduo andorono al letto, e, scherzando insieme e solazzando, cominciorono macinare a ricolta; e così forte soffiavano e menavano le calcole, che il mendico, che nell’altra camera vicina alla sua giaceva, agevolmente il tutto poteva comprendere. Il misero poverello non chiuse mai gli occhi quella notte; ma, fatto giorno, subito si levò di letto, e, ringraziata la fante della buona compagnia che ella fatta gli aveva, si partì, e, senza essere da alcuno veduto, se ne andò a casa di Manusso, suo compare. Il quale sorridendo disse: Compare, come va l’arte? avete voi per caso trovato quello che non volevate trovare? — Sì per certo, disse Dimitrio; e non l’arrei mai creduto, se con i propi occhi non lo avessi veduto. Ma pazienza! così vuole la mia dura sorte. Manusso, che aveva alquanto del giotto, disse: Compare, io voglio che voi fate quello che io vi dirò. Lavatevi molto bene, e prendete i vostri panni, e ponetevegli in dosso; e, senza perder giozzo di tempo, andatevene a casa, fingendo di non avervi potuto partire per la gran fortuna, e state attento che il prete non fugga; perciò che, essendo voi in casa, egli si nasconderà in qualche luogo, e indi non si partirà sino a tanto che ’l non abbia agio di partirsi: e voi in questo mezzo manderete per li parenti della moglie, che vengano a desinare con esso voi: e, trovato il prete in casa, farete quello che voi vorrete. Piacque molto a Dimitrio il consiglio di Manusso, suo compare; e, spogliatosi de’ drappi e vestitosi de’ propi vestimenti, se ne andò alla sua casa, picchiando a l’uscio. La fante, veggendo che era il messere, subito corse alla camera della patrona, che ancora col prete in letto giaceva, e dissele: Madonna, messere è ritornato. Il che intendendo la donna, tutta si smarrì; e, levatasi di letto, quanto più tosto la puote, nascose il prete, che era in camiscia, in una cassa, dove le sue più pompose vestimenta teneva. E corsa giù con la pelliccia in collo, scalza, lo aperse, e dissegli: O marito mio, siate lo ben venuto; io per amor vostro non ho mai chiusi gli occhi, pensando sempre a questa gran fortuna; ma lodato sia Iddio che siete ritornato a salvamento. Entrato adunque Dimitrio in camera, disse alla moglie: Polissena, io in questa notte per la malvagità del tempo non ho mai dormito; io volontieri vorrei alquanto riposare; ma di quanto riposerò, la fante se n’anderà da’ tuoi fratelli, e per nome nostro gl’inviterà che voglino sta mane venir a desinare con esso noi. A cui Polissena disse: Non oggi, ma un altro giorno li potrete invitare; perciò che ora il piove, e la fante è occupata in lisciare le nostre camiscie, le linzuola e gli altri panni di lino. — Dimane forse sarà miglior tempo, disse Dimitrio; e mi converrà partire. Disse Polissena! Voi vi potreste andare; e, non volendovi andare per essere stanco, chiamate Manusso, nostro compare, qui vicino, che vi farà questo servigio. — Tu dici bene, disse Dimitrio. Manusso, chiamato, venne, e fece quanto commesso li fu. Vennero adunque li fratelli di Polissena a Dimitrio, e allegramente desinarono insieme. Levata la mensa, disse Dimitrio: Cognati miei, io non vi ho mai mostrata la casa, nè anche le vestimenta ch’io fei a Polissena, vostra sorella e nostra moglie; e però sarete contenti di vedere come da me è ben trattata. Levati su, Polissena, da sedere, e dimostriamo un poco la casa a’ tuoi fratelli. E, levatasi, Dimitrio li dimostrava i magazzini pieni di legna, di formento e d’oglio e di mercatanzie; e appresso questo le botti piene di malvagia, di greco e di altri preziosi e trabocchevoli vini. Indi disse alla moglie: Mostrali il tuo pendente, e le grossissime perle e di molta bianchezza. Cava fuori di quella cassettina i smeraldi, i diamanti e le altre preziose gioie. Or che vi pare, cognati? non è ben trattata la sorella vostra? A cui risposero tutti: Noi lo sapevamo, e noi, se non avessimo intesa la buona vita e condizion vostra, non vi averessimo data nostra sorella in moglie. E, non contento di questo, le comandò che le casse aprir dovesse, e li mostrasse le sue belle vestimenta di più sorte. Ma Polissena, quasi tutta tremante, disse: Che fa bisogno di aprir casse e dimostrarli le vestimenta mie? Non sanno che voi mi avete orrevolmente vestita, e vie più di ciò richiede la condizione nostra? Ma Dimitrio, quasi adirato, disse: Apri questa cassa, apri quest’altra; — e mostravali le vestimenta. Ora restava una sola cassa che fusse aperta, e di essa non si trovava la chiave; perciò che vi era il prete nascoso dentro. Laonde Dimitrio, vedendo che non si poteva avere la chiave, tolse un martello, e tanto martellò, che ruppe la serratura e aperse la cassa. Il prete tutto di paura tremava, nè si seppe sì occultare, che non fusse da tutti conosciuto. I fratelli di Polissena, questo veggendo, fieramente si turborono; e tanto d’ira e furore si accesero, che poco mancò che ivi con le coltella, che a lato avevano, amendue non uccidessero. Ma Dimitrio non volse che uccisi fussero, perciò che vilissima cosa estimava l’uccidere uno che fusse in camiscia, quantunque uomo robusto fusse. Ma, voltatosi verso i cognati, disse: Che vi pare di questa malvagia femina, in cui ogni mia speranza avea già posta? Merito io da lei cotal onore? Ahi misera ed infelice te, che mi tiene ch’io non ti sieghi le vene? La meschina, non potendosi altrimenti iscusare, taceva; perciò che il marito in faccia le diceva ciò che egli aveva fatto e veduto la precedente notte, intanto che ella denegar non lo poteva. E, voltatosi al prete che stava col capo chino, disse: Prendi i panni tuoi, e levati tosto di qua, e vattene in tal malora, che mai più non ti vegga; perciò che per una rea femmina nel sacro sangue le mani imbruttare non intendo. Levati tosto; che stai tu a fare? Il prete senz’aprir la bocca si partì, pensando tuttavia d’avere Dimitrio ed i cognati con le coltella alle spalle. Dopo, voltatosi Dimitrio a’ cognati, disse: Menate la sorella vostra ovunque vi piace; perciò che io non voglio che più mi stia dinanzi agli occhi. I fratelli, pieni di furore, non andorono prima a casa che la uccisero. Il che inteso da Dimitrio, e considerata la sua fante che era bellissima, e ricordatosi della compassione da lei verso lui dimostrata, in moglie diletta la prese. E, fattole un dono de tutte le vestimenta e gioie che erano della prima moglie, in lieta e gioconda pace con lei lungo tempo visse.
Finita che ebbe Arianna la sua favola, tutti ad una voce dissero, la virtù e la costanza del vergognato Dimitrio essere stata grandissima: massimamente avendo innanzi gli occhi il prete, d’ogni suo vituperio cagione. Ma minore non fu la paura del prete; il quale, essendo in camiscia e scalzo, e vedendosi il marito e i fratelli addosso, non altrimenti che foglia conquassata dal vento tremava. La Signora, udendo i molti e vari ragionamenti che si facevano, impose silenzio, e comandò ad Arianna che il suo enimma proponesse. La quale con chiaro viso e maniere accorte così disse:
Stavano ad una mensa di presente
Uniti insieme tre buon compagnoni.
Mai fu veduta la più bella gente;
E van cercando sempre i buon bocconi.
Giunge con un piatel un lor servente,
E sovra il desco pone tre pizzoni:
Ciascun allegramente mangiò il suo,
E sovra il desco ne restaro duo.
Questo enimma parve assai difficile alla brigata, e quasi impossibile tutti lo giudicarono, non potendosi persuadere che, essendo i tre pizzoni mangiati, duo ne rimanessero intieri sopra il desco. Ma non consideravano che l’angue era sotto l’erba nascosto. Vedendo adunque Arianna il suo enimma non esser inteso e consequentemente irresolubile rimanere, voltatasi col vago e delicato viso verso la Signora, disse: Avenga, madonna mia, che lo enimma, per me proposto, a tutti paia dover esser irresolubile, non però è sì oscuro, che non si possa con agevolezza risolvere. La risoluzione adunque è questa: Erano tre campioni, de’ quai uno per nome Ciascuno si chiamava. Ed essendo tutta tre ad una mensa, e avendo empiuto il ventre a guisa di animali bruti, venne un servente e sopra la mensa puose tre columbini arrosti, assignandone uno a ciascuno di loro. Ma colui che si chiamava Ciascuno, mangiò il suo, e gli altri, che erano già satolli, lasciorono gli altri duo sopra la mensa, e si partirono. Non senza grandissime risa la risoluzione dell’oscuro enimma fu comendata da tutti, nè fu veruno che imaginare se lo avesse potuto. Era già l’ultima fatica del favoleggiare della presente notte giunta al fine, quando la Signora impose a ciascuno che se n’andasse alle lor case a riposare: ritornando però nella seguente sera a ridotto, sotto pena della disgrazia sua. Laonde, accesi i torchi che neve parevano, i Signori fino alla riva furono accompagnati.
Il fine della prima notte.