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avere la chiave, tolse un martello, e tanto martellò, che ruppe la serratura e aperse la cassa. Il prete tutto di paura tremava, nè si seppe sì occultare, che non fusse da tutti conosciuto. I fratelli di Polissena, questo veggendo, fieramente si turborono; e tanto d’ira e furore si accesero, che poco mancò che ivi con le coltella, che a lato avevano, amendue non uccidessero. Ma Dimitrio non volse che uccisi fussero, perciò che vilissima cosa estimava l’uccidere uno che fusse in camiscia, quantunque uomo robusto fusse. Ma, voltatosi verso i cognati, disse: Che vi pare di questa malvagia femina, in cui ogni mia speranza avea già posta? Merito io da lei cotal onore? Ahi misera ed infelice te, che mi tiene ch’io non ti sieghi le vene? La meschina, non potendosi altrimenti iscusare, taceva; perciò che il marito in faccia le diceva ciò che egli aveva fatto e veduto la precedente notte, intanto che ella denegar non lo poteva. E, voltatosi al prete che stava col capo chino, disse: Prendi i panni tuoi, e levati tosto di qua, e vattene in tal malora, che mai più non ti vegga; perciò che per una rea femmina nel sacro sangue le mani imbruttare non intendo. Levati tosto; che stai tu a fare? Il prete senz’aprir la bocca si partì, pensando tuttavia d’avere Dimitrio ed i cognati con le coltella alle spalle. Dopo, voltatosi Dimitrio a’ cognati, disse: Menate la sorella vostra ovunque vi piace; perciò che io non voglio che più mi stia dinanzi agli occhi. I fratelli, pieni di furore, non andorono prima a casa che la uccisero. Il che inteso da Dimitrio, e considerata la sua fante che era bellissima, e ricordatosi della compassione da lei verso lui dimostrata, in moglie diletta la prese. E, fattole un dono de tutte le vestimenta e gioie che erano della prima moglie, in lieta e gioconda pace con lei lungo tempo visse.