Le odi e i frammenti (Pindaro)/Le odi siciliane/Ode Olimpia V

Ode Olimpia V

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Le odi siciliane - Ode Olimpia IV Odi per Locri Epizefiria - Ode Olimpia XI
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ODE OLIMPIA V

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È per lo stesso vincitore e la stessa vittoria a cui è dedicata l’olimpia IV. Secondo lo scoliaste non figurava fra i componimenti originali; e quasi certamente è d’un imitatore di Pindaro. È certo piú pindarica delle pindariche quanto ai particolari, mentre presenta un andamento asmatico che non trova riscontri nelle altre odi. È, ad ogni modo, povera cosa.


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A PSAUMIDE DA CAMARINA

VINCITORE COL CARRO DA MULE IN OLIMPIA



I


Strofe

Delle sublimi virtudi, delle corone d’Olimpia.
o Camarina, figliuola d’Ocèano, accogli
il fiore con placido cuore,
e dai cocchi dal pié non mai stanco
il premio che Psaumide vinse.


Antistrofe

Te, Camarina, di genti madre, d’onore coperse;
ed i sei gèmini altari, nei riti dei Numi,
per molti giovenchi immolati
rese adorni, e coi premi cui dierono
cinque dí nelle gare consunti,


Epodo

con i cavalli, coi muli, nel singolo corso.
E vinse; ed onore
a te procacciando, e a suo padre
Acrone, fe’ celebre la patria risorta.

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II


Strofe

Palla, che l’arte proteggi, or da le terre di Pèlope
belle, e d’Enòmao giunto, nel canto egli celebra
il bosco divino a te sacro,
ed il corso d’Oàni, e la patria
palude, ed i sacri canali,


Antistrofe

onde le roride linfe l’Ippari effonde a le genti.
Ed in brev’ora di talami ben saldi una selva
dai rami sublimi compagina,
dalle tenebre a luce traendo
quanti abitan questa città.


Epodo

Sempre, anelando la gloria, dispendio e fatica
s’azzuffan, per l’opera
avvolta dal rischio. Ma chi
trionfa, ben saggio sembra anche ai vicini.


III


Strofe

Giove che siedi fra i nembi, ch’abiti il clivo di Crono,
che de l’Alfeo le correnti proteggi opulente,
e l’antro divino dell’Ida,
a te supplice io vengo, e melodi
intono di flauti lidî.

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Antistrofe

E ti dimando che adorni questa città di belle opere.
Psaumide, e te che in Olimpo vincesti, fo voto
che gli anni piú tardi t’adducano
verso prospero fin, con la mente
rivolta ai corsier’ di Posídone,


Epodo

cinto dai figli. Ché quando coltiva un mortale
fortuna e salute,
ed ha quanta basti ricchezza
e fama, d’ascendere non tenti l’Olimpo.