Le feste di San Giovanni in Firenze/Parte terza/Capitolo IV
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§ IV
Sul cadere di questo anno 1807, altri avvenimenti preparavansi, per i quali la Toscana dovea nuovamente cambiar di Governo. Per il trattato di Fontainebleau Carlo IV Re di Spagna accettò che Napoleone, divenuto Imperatore e Re d’Italia, aggregasse la Toscana alla Francia, e che Carlo Lodovico avesse in compenso il Portogallo; così nel 10 dicembre di questo anno, partita la Regina Maria Luisa insieme col figlio, la Toscana venne a far parte del nuovo impero, ed i generali Reille e Miollis ne ressero il governo fino a che nel 15 maggio 1508, pubblicato il Codice Napoleone, fu eletto Menou presidente di una Giunta governativa, ed Elisa Buonaparte, sorella maggiore di Napoleone, ebbe la facoltà di risiedere nella reggia col titolo di Granduchessa.
In questo periodo di tempo, cioè fino all’anno 1814, ad eccezione delle feste sacre, solite celebrarsi nell'interno del tempio, null’altra cerimonia o festa popolare facevasi per la solennità di S. Giovanni.
Una sola festa pubblica aveva luogo, ma questa era nel 15 agosto per solennizzare il giorno natalizio di Napoleone; nel qual giorno Menou, presidente della Giunta di governo, interveniva ad un servizio di Chiesa, che eseguivasi in Duomo con grande solennità.
Caduto dopo tanti trionfi Napoleone, e passato così questo tratto di tempo non lungo, ma veramente calamitoso per le tante e dolorose vicende, nelle quali i popoli toscani si trovarono avviluppati; in forza del trattato delle potenze alleate, tornò la Toscana sotto il governo del Granduca Ferdinando III, il quale fece ritorno in Firenze nel 17 settembre dello stesso anno 1814.
Nel successivo anno 1815, furono ripristinate le feste. Nella mattina del 23 giugno ebbe luogo la processione, alla quale prese parte il clero del Duomo e quello di S. Lorenzo, e nelle ore pomeridiane la visita al tempio di S. Giovanni, fatta dal Gonfaloniere di Firenze, il quale vi si recò unitamente al Magistrato a fare un’offerta di cera. Nella mattina poi del 24 a spese della R. Società di S. Gio. Battista fu celebrata da Monsignor Morali, arcivescovo di Firenze, una messa solenne con musica espressamente scritta dal maestro Magnelli.
Negli anni seguenti si continuarono tali feste, nelle quali la Società suddetta elargiva le doti estraendo a sorte i nomi dei soci che avevano il ’diritto di conferirle; era tanto il pubblico favore che tal Società avea saputo procurarsi, che lo stesso Ferdinando III non solo condiscese ad ascriversi alla medesima, ma volle altresì che si leggesse nel Ruolo dei soci anche il nome del suo figlio Leopoldo.
Nell’anno 1820, essendo chiuso ai sacri riti il tempio di S. Giovanni, stante alcuni restauri che vi si eseguivano, fu pensato dalla Deputazione dirigente la Società di effettuare nella Metropolitana la messa in musica; fu dato di ciò notizia al Granduca, non tanto per riportarne l’approvazione, come anche per esprimere il desiderio del di lui reale intervento, onde maggiormente onorare la festività di quel giorno. A tale domanda il principe Giuseppe Rospigliosi, che era già stato Commissario plenipotenziario del Granduca, allorché ritrovavasi a Wurtzbourg scrisse un biglietto ai rappresentanti della Società in data del 13 giugno dello stesso anno 1820, col quale faceva noto «che S. A. aveva gradito la fattagli comunicazione e che negli anni successivi si riserbava di determinare un sistema, «onde forse intervenire a detta funzione.»
Riaperto al culto il tempio di S. Giovanni, fu negli anni successivi nuovamente celebrata la messa in musica nella mattina della festa, che nell’anno 1823, fu eseguita per la parte vocale dai famosi artisti di cauto Tacchinardi, Velluti e Biondini. Nel detto anno 1823, il Magistrato comunitativo di Firenze, in seguito alle istanze presentateli dalla mentovata Deputazione, decretò che la visita ed offerta solita farsi al tempio nelle ore pomeridiane del giorno 23 dovesse invece effettuarsi nella mattina del dì 24. Nel seguente anno poi 1824 lo stesso Magistrato con deliberazione presa nella adunanza del dì 11 giugno stabilì che il Gonfaloniere e Priori, dovessero nella mattina della festa dopo la data offerta trattenersi ancora ad assistere alla messa solenne che si celebrava in tale occasione. Questa deliberazione fu partecipata ai Deputati della Società dal conte lacopo Griiidi, allora Gonfaloniere, con sua lettera del M giugno. Mentre tutto disponevasi perchè le feste di questo anno 1824, riuscissero più decorose, il Granduca Ferdinando III ammalatosi gravemente il 12 di giugno, dopo appena sei giorni dovè soccombere, e nel 22 successivo fu fatto il trasporto dei di lui resti mortali alle Reali Tombe di S. Lorenzo. Dopo i patimenti e le angustie sofferte sotto il Governo francese, i Toscani avevano goduto per dieci anni del mite e tranquillo governo dell’estinto Granduca, per il che universale e profondo fu il compianto per questa perdita, sospeso ogni pubblico spettacolo in quei giorni di lutto, anche le feste di S. Giovanni non ebbero luogo.