Le feste di San Giovanni in Firenze/Parte terza/Capitolo V
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§ V
Nell’anno seguente 1825, oltre le sacre funzioni che la Società di S. Gio. Battista cercò di rendere sempre più splendide, si celebrarono anche le consuete feste pubbliche e popolari; ed il palio dei cocchi in quest’anno fu fatto con maggiore sfarzo, poiché alle vecchie bighe ne furono sostituite altre nuove di forma più comoda ed elegante. Il terrazzino sul Prato, ove la famiglia reale assisteva alla corsa dei bal"beri costruito in pietra fino dal 1820, col disegno dell’architetto Cambray Digny, fu in quest’anno adornato di pitture da Luigi Ademollo. In questo stesso anno, nel 26 di giugno, fu fatta una festa di ballo con maschere nel teatro Goldoni, con illuminazione dell’annesso giardino; quale riuscì così dilettevole; che anche in alcuni anni successivi fu ripetuta.
La E. Società di S. Gio. Battista, onde rendere più splendida la festa nella mattina del 24 di giugno, fece istanza al nuovo Granduca Leopoldo II, onde fosse rinnuovata la costumanza della solenne visita reale al tempio di S. Giovanni, ed il mezzo proposto dalla Deputazione della Società stessa fu che dovesse aver luogo un servizio di Chiesa nella metropolitana; e tale istanza fu presentata da una commissione composta di tre soci, che furono il marchese Pier Francesco Rinuccini, cav. Vincenzio Antinori e direttore Carlo Siries.
Nel 29 aprile 1827, giunse alla suddetta Società una lettera della segreteria di Corte, firmata dal principe Rospigliosi, con la quale si partecipava che il Granduca «aveva favorevolmente accolta la istanza presentatagli, determinando che in tutti gli anni la mattina della festività del Protettore di questa dominante, la Corte col suo solito treno di gala si porterà alla metropolitana, per ivi assistere al divin sacrifizio, come si pratica per le altre ricorrenze, per la Pasqua Resurrezione; e dopo la messa, traversando a piedi la piazza detta del Duomo, col seguito della Magistratura, visiterà l’insigne Basilica del Santo Precursore; per quindi dopo il bacio della reliquia «restituirsi nella forma consueta alla sua residenza.»
In quest’anno 1827, in seguito di tali disposizioni, si celebrarono le feste con pompa se non pari all’antica costumanza, superiore almeno a quella dei più vicini tempi.
La mattina della vigilia di detta festa, nella sala delle adunanze della Congregazione di S. Gio. Battista da Or S. Michele, a tale uopo concessa, furono estratte a sorte quelle doti, sussidi e altri premi all’industria che in tal circostanza la Società era solita distribuire; e tal funzione fu rallegrata da varie sinfonie eseguite dalla Banda dei dilettanti che si era allora formata in Firenze.
Nella sera la città offerse uno spettacolo nuovo procurato per impulso della saviezza dei magistrati, onde evitare un pericolo che nel precedente anno erasi manifestato.
Per antica consuetudine s’incendiavano i fuochi artificiali sulla torre di Palazzo Vecchio, ma essendosi appiccato il fuoco ad una trave, fu dal magistrato stesso deliberato che dovessero essere eseguiti questi fuochi sul ponte alla Carraia. Questa però non fu un’idea tutta nuova, poiché nell’anno 1811, in occasione della festa che ebbe luogo per solennizzare la nascita ed il battesimo del figlio di Napoleone, erano stati eseguiti dei fuochi d’artifizio sopra una macchina collocata sul detto ponte.
La macchina costruita nell’anno 1827, fu ideata dall’ingegnere Giuseppe Del Rosso. Se questi fuochi non corrisposero pienamente alla aspettativa ed ai progressi della pirotecnica, pure il complesso dello spettacolo riuscì oltremodo dilettevole. Un gran numero di Barche, delle quali alcune espressamente venute da Livorno, illuminate e piene di spettatori si aggiravano per l’Arno, e in due di esse erano collocate Bande musicali. Terminati i fuochi la macchina eretta sul ponte, che fino allora aveva rappresentato un portico greco, si cambiò in gran trasparente che esprimeva il Carro del Sole tratto dai suoi corsieri. Neil’istante medesimo raddoppiò lo splendore una lista di lumi ricorrenti sui lati opposti dei ponti della Carraja e S. Trinità e di ambe le sponde. La cupola del Duomo era pur’essa illuminata nella sua cuspide. Al Casino dei Nobili presso il Ponte S. Trinità era stato eretto un palco destinato alla Corte per lo spettacolo dei fuochi; dopo i quali nel Casino stesso ebbe luogo una festa di ballo.
L’indomani giorno della Festa di S. Giovanni alle 8 di mattina fu cantata nella Basilica una Messa in musica. Alle ore 10 il Gonfaloniere col Magistrato civico si portò a fare la solita offerta, alle 11 il Granduca venne in gran gala con la sua Corte alla Metropolitana, e dopo avere assistito alla messa in musica eseguita per cura e provvedimento della Società, si recò a piedi alla basilica di San Giovanni, e dopo aver fatta l’offerta di un ricco cero si restituì alla sua residenza. Durante questa funzione erano schierate le milizie sulla Piazza del Duomo con bandiere e bande, e fu fatta la scarica di diverse salve di artiglieria e moschetteria. Lungo lo stradale pure percorso dalle carrozze reali erano schierate milizie, e addobbate le finestre con paramenti e tappeti. Nelle ore pomeridiane fu eseguita la Corsa dei barberi, come nel giorno precedente era stata eseguita quella dei cocchi sulla Piazza di S. Maria A velia, e nella sera ebbe luogo la festa campestre nel giardino del Teatro Goldoni ove intervennero oltre tremila persone.