Le feste di San Giovanni in Firenze/Parte terza/Capitolo III

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§ III

Nell’anno 1801, fu da Napoleone firmata una pace con Napoli, Austria e Spagna, e quest’ultima desiderosa di conquistare la Toscana, offrì al Primo Console la Lunigiaua. non pochi milioni e la promessa di altri compensi.

Accettatesi tali offerte la Toscana passò sotto il dominio dei Borboni, e Lodovico figlio del Duca di Parma ne ebbe il possesso col titolo di Re di Etruria. In quest’anno 1801, primo del regno di Lodovico, ebbero luogo le consuete feste popolari e religiose, meno però la cerimonia degli omaggi sulla piazza della Signoria.

Nell’anno seguente fu decretato che una tal festa dovesse aver luogo nel salone dei Cinquecento, invece che sulla piazza; stante però la mal ferma salute del Re Lodovico tutte le feste di S. Giovanni, cioè cocchi, fuochi, [p. 57 modifica]corsa dei barberi, festa religiosa, e quella degli omaggi furono differite e rimesse al dì 5 del successivo mese di luglio.

Il dì 4 di giugno dell’anno 1803, fu l’ultimo della vita di Carlo Lodovico al quale succede la Regina Maria Luisa che in qualità di reggente governò per il figlio Carlo Lodovico allora bambino. Il giorno 14 dello stesso mese di giugno veniva pubblicato un’avviso dalla segreteria di Stato, con il quale si faceva noto che la celebrazione delle feste civili, solite farsi nel giorno di S. Giovanni, essendo incompatibili con le lacrime e la estrema tristezza della Regina e del figlio, era stato stabilito che venissero sospese e differite al 24 e 25 di agosto. Le feste sacre però dovevano effettuarsi senza alcuna variazione nei giorni consueti. Giunti al 24 di agosto di detto anno, ebbe luogo nella mattina la processione del clero del Duomo, con monaci e compagnie della città e suburbio; nelle ore pomeridiane il palio dei cocchi e nella sera i fuochi sopra il campanile di Palazzo Vecchio.

Nella mattina poi del dì 25 ebbe luogo nel gran salone dei Cinquecento la cerimonia del giuramento di fedeltà e sudditanza, fatto in nome di tutto il Regno dal Senato fiorentino, dal Magistrato civico e da varie Deputazioni delle primarie città di Toscana. La Gazzetta di quel tempo fa la descrizione di questa festa. In essa si legge che «le LL. MM. la Regina ed il figlio deposto il nero ammanto di duolo, si videro tutti esultanti nella più ilare e sfarzosa comparsa, e in abito di ricca e suntuosa gala, essi giunsero al Palazzo Vecchio venendo da quello dei Pitti in muta a sei cavalli, e con altre tre mute di seguito, e giunti nel salone, si assisero sotto un magnifico trono ove riceverono il giuramento che fu registrato fra i pub[p. 58 modifica]blici documenti da Francesco Gonnella, notaro dello Stato.»

Mentre si eseguiva la cerimonia nel salone di Palazzo Vecchio, fu preparato sotto la Loggia dell’Orgagna il pranzo per cento fanciulli e cento ragazze povere dai 10 ai M anni, che furono rivestiti a carico dell’erario particolare della Regina, e che si riunirono nei locali della Congregazione di S. Giovanni Battista, e quindi udita la messa in Or S. Michele, si recarono processionalmente sotto la Loggia, e furono altresì regalati della biancheria e di una posata.

Sulla piazza del Granduca era schierata molta milizia con Bande musicali. Nel giardino poi di Boboli venne dato a tutti i poveri un paolo per ciascuno. Il giorno ebbe luogo il consueto palio corso da quindici cavalli, e nella sera un concerto musicale sulla piazza dei Pitti.

Era desiderio della Regina di Etruria di non lasciare sfuggire occasioni che potessero procurarle il modo di sfoggiare nel lusso, e nelle pompe proprie della Corte Spagnuola, per il che mentre sorprendeva gli amatori del grandioso, veniva d’altronde a impoverire lo Stato. Essa volle che si rinnovasse la cerimonia dei pubblici omaggi sotto la Loggia dell’Orgagna, e questa cerimonia ebbe luogo negli anni 1806 e 1807, nella mattina del 24 giugno. In tal circostanza la Regina venendo dal Palazzo Pitti in muta di gala, e con le Guardie d’onore smontava a Palazzo Vecchio dalla porta in via dei Leoni, e quindi per il cortile si recava a piedi sotto la Loggia addobbata con drappi ed arazzi e dove era preparato il trono. Eseguita la formalità della mostra delle offerte e di vassallaggio si muoveva tutto il corteggio delle bandiere delle terre e castelli e dei rappresentanti dei Marchesi e dei Conti della [p. 59 modifica]Toscana; e quindi venivano i carri di Montecatini, Montopoli, Montevarchi, Montelupo e carro della Zecca detto di S. Giovanni; finalmente il carro con la bandiera di velluto e oro da darsi in premio alla corsa dei harheri; seguivano le milizie toscane e spagnuole che erano al servizio della Regina, e quindi il Senato, i Magistrati, le dignità e ufiziali della Corte, e finalmente la Regina ed il figlio seguiti dalle Dame e Guardie reali. Questo corteggio recavasi a piedi al tempio di S. Giovanni a fare le offerte, ed ivi veniva eseguita una messa in musica che nell’anno 1506, fu del maestro Gaspero Shorgi e nel 1507, del maestro Magnelli, e questa musica era eseguita a spese della società di S. Giovanni Battista.