Le feste di San Giovanni in Firenze/Parte terza/Capitolo II

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§ II

Avvenuta nel 1790, la morte di Giuseppe II, Pietro Leopoldo chiamato a succedere sul trono della Germania, destinò a suo successore in Toscana il suo secondogenita Ferdinando. [p. 54 modifica]

Splendida era la pompa con la quale, a seconda delle antiche consuetudini nei primi anni del Governo del nuovo Granduca veniva celebrata la festa degli omaggi e tributi, ma con molta semplicità si facevano le sacre funzioni nell'interno del tempio; onde rendere più solenni queste funzioni si costituì in Firenze un Gomitato composto di alcuni cittadini; i quali gettarono le basi di una Società che chiamarono di S. Giovanni Battista, all’oggetto unicamente di fare eseguire una messa solenne in musica nella mattina del 21 giugno nella chiesa di S. Giovanni. Nel dì 12 dicembre 1795, dai signori Francesco De Bruch e Michele Micheli fu a tale oggetto presentata una istanza al Granduca Ferdinando III; ed egli sentito il parere dell’Arcivescovo di Firenze e del Provveditore dell’Opera del Duomo, sig. Pietro Pannilini, fece un rescritto in data 29 gennaio 1796, di approvazione, vidimato dai ministri Martini e Rainoldi; qual rescritto esiste nell’archivio dell’Opera del Duomo nella filza di affari dell’anno 1796 al Numero 2.

Nell’anno successivo 1797, a detti due promotori si univano altri cittadini, cioè Silvestro Aldobrandini, Francesco Martini, Luigi Biagiotti e dott. Pietro Valli, e nel 29 settembre dello stesso anno furon dettate le costituzioni di tal Società, lo scopo della quale vien dichiarato nell’appresso articolo delle medesime.

«Il principale oggetto della Società deve esser quello di fare eseguire la musica alla messa solenne che si celebra nel tempio dedicato a San Giovanni Battista nel giorno di sua festività; dovendo esser questa magnifica al maggior segno, per quanto lo comporteranno le entrate, per viepiù solennizzare e decorare un tal giorno; secondariamente si erogheranno, per quanto sarà possi[p. 55 modifica]bile, fino alla somma di scudi ottanta, tante doti da conferirsi secondo l’annesso regolamento.»

Incontrò tal Società il favore del pubblico e fino dal suo principio furono numerosissime le adesioni, per il che nell’anno stesso della sua formazione ebbe luogo la musica nel tempio di S. Giovanni.

Dopo appena tre anni che il Granduca Ferdinando III aveva assunto il Governo della Toscana scoppiò la rivoluzione francese.

Questa rivoluzione dette principio in Europa ad un èra di nuove istituzioni sociali, come quella d’Inghilterra aveva dato principio ad un èra di nuovi governi; ma l’Inghilterra anche abbattendo più volte il re aveva conservato immobile il suo fondamento, quello cioè dell’aristocrazia ereditaria, mentre in Francia all’opposto, caduta la nobiltà sfasciata dal vizio, i popolani focosi e intelligenti, generosi e corrotti vollero rinnuovare la società nelle stragi e nel sangue.

Caduto il dominio del terrore, l’armi repubblicane guidate di vittoria in vittoria dal genio di Bonaparte ebbero dal Direttorio l’ordine di occupare l’Italia, e tutti i Governanti di essa, presi da eguale sgomento, tremarono per sé e pei loro Stati all’annunzio di tali risoluzioni.

A nulla valse a Ferdinando III l’aver firmato un trattato di neutralità col Comitato francese, poiché i francesi prima occuparono Livorno, e poi avvenuta la dichiarazione di guerra nella quale la Toscana si trovò compresa insieme con l’Austria, nel 24 marzo 1799, entrarono nel territorio del Granducato, e quindi Ferdinando III dovè abbandonare il suolo toscano.

In questo periodo di precipitosi avvenimenti militari e politici era cosa ben naturale che venissero a cessare le [p. 56 modifica]feste popolari, e quelle più specialmente che collegandosi con la solennità di S. Giovanni, rammentavano la potenza di una repubblica già da secoli estinta, e successivamente rappresentavano la potenza di un principato che le armi conquistatrici avevan distrutto.

Cessata così nel giorno natalizio di S. Giovanni ogni pubblica dimostrazione ed ogni apparato di solennità, fu per opera della Società di S. Giovanni Battista che si mantennero nel modo il più grandioso che fu possibile le sacre funzioni nell’interno del tempio; e perchè queste non fossero disgiunte dalla beneficenza, non ostante le calamitose vicende del tempo, pure furono in ogni anno distribuite le doti alle fanciulle a forma degli statuti, non che dei sussidi in soccorso all’indigenza.