Le donne che lavorano/X. La donna nelle matematiche
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X.
La donna nelle matematiche.
Si è sempre detto e creduto che la donna, per la sua indole sia portata ad aver fervida immaginazione, forte e vivo sentimento, ma che sia aliena dalle cose esatte e precise, contentandosi di avvicinarsi alla perfezione senza mai raggiungerla; in questo caso non dovrebbe aver alcuna attitudine per la matematica, scienza precisa dove tutto deve esser provato, controllato e che richiede quasi un cervello organizzato in modo speciale. Pure i fatti provano il contrario, molte donne riuscirono nelle matematiche, al pari degli uomini, non foss’altro ne sarebbe una prova luminosa, Gaetana Agnesi, che se fu un’eccezione ai tempi in cui la donna era tenuta digiuna del frutto della scienza e rinchiusa fra le domestiche pareti, ora potrà avere delle seguaci, visto che molte fanciulle che frequentano le scuole, destano la meraviglia fra i professori o studenti pel modo con cui riescono a svolgere i problemi più difficili al punto da essere prime fra i compagni e ad ottenere non solo la laurea a pieni voti, ma posti eminenti nell’insegnamento come avvenne alla signora Rowolewscky che ottenne la cattedra di matematica all’Università di Stoccolma.
Ormai il campo dell’insegnamento è stato tutto conquistato dalla donna, ma ancora non ci sappiamo figurare un ingegnere in veste femminile, come avviene in Inghilterra, in Germania dove si contano già parecchie donne architetti.
Non mi pare che, da noi, alcuna si sia data finora a simile professione, forse si ha un po’ d’esitazione a scegliere una carriera dove i difetti si presentano all’occhio a prima vista, e dove si è sicure di trovare un pubblico più avverso che indulgente ai primi passi fatti in una nuova carriera.
Gli errori dei medici, e per conseguenza delle medichesse, vengono sepolti da un po’ di terra, invece quelli degli architetti sono esposti alla luce del sole e tutti possono criticarli e deriderli; e forse quelle inesperienze che si perdonerebbero ad un architetto novellino, troverebbero un pubblico spietato trattandosi d’una donna.
Non basta che sia calcolata un essere debole, con lei si è più esigenti e più severi.
Però non so fino a che punto la donna ingegnere potrebbe riuscire nelle opere grandiose, monumentali, negli acquedotti, nelle gallerie, negli edifizi colossali e in tutte quelle opere dove nuovi giganti bisogna combattere colla forza più potente della natura per riuscir vincitori.
Ma nella fabbrica delle case, delle ville, di edifizi ad uso abitazione, mi pare che dovrebbe riuscire maestra e dar dei punti agli architetti.
Nessuno più di lei conosce quello di cui c’è bisogno per rendere una dimora pratica, comoda ed attraente. Essa ha una conoscenza intima della casa che è stata per tanti secoli il suo unico regno, l’ama come si ama la patria che ci ha veduto nascere la veste che ci adorna e difende.
Quando avrà imparato il modo di farla solida e sicura, cercherà, colla fantasia, nuove combinazioni per renderla elegante mobili artistici per adornarla e fare in modo che l’utile sia associato al bello, e possa, colla completa armonia, dare un godimento artistico in chi l’ammira, un senso di benessere per chi è destinato ad abitarla.
Forse le prime architette future dovranno incominciare a fabbricare per sè stesse le case e le ville, ma credo che queste saranno tali che invoglieranno gli altri a dar loro delle commissioni.
Forse allora sorgeranno nelle nostre città degli edifici che avranno una nota nuova e nella nostra campagna si vedranno dei villini eleganti con un’impronta di grazia e di gusti speciali, dovuti alla fantasia femminile, e sarà tanto di guadagnato almeno dal lato della varietà.
L’architettura è un’arte ornamentale che potrà benissimo andar d’accordo coll’ingegno femminile. Chi sa trovare nuove foggie per adornare le proprie vesti e nuove eleganze per la propria persona, non si troverà imbarazzato per trovarne onde adornare ville e palazzi.
Anche nelle altre vie aperte dalle scienze matematiche, la donna potrà trovare campo fecondo per esercitare la sua operosità, e speriamo che non le accada quello che è avvenuto alla sola donna ingegnere che visse in Francia nel secolo XVII, di cui voglio narrarvi la storia per mostrare qual forza abbia il pregiudizio del volgo.
Essa si chiamò Martina di Berteran. Dotta in tutte le cognizioni che hanno rapporto coll’arte dell’ingegnere, conobbe perfettamente la geometria, l’idraulica, la mineralogia e la chimica, essendo pur colta nelle lingue straniere più conosciute. Essa studiò il sottosuolo francese e scoperse una quantità di miniere e sorgenti minerali che ascendono a 150 e che dovevano arricchire la sua patria. Compagna di lavoro del marito, dotto lui pure in mineralogia, mentre egli si occupava di nuove ricerche, essa dirigeva i lavori e supplicava il governo di creare una grande impresa di amministrazione delle miniere con un consiglio generale d’ingegneri a Parigi.
Non solo le sue preghiere rimasero senza effetto, ma fu cacciata in prigione assieme al marito come rea di stregoneria, perchè le cose sotterranee non si possono trovare senza magia o arti diaboliche. E la Borieran e il marito, che avrebbero potuto arricchire il loro paese, morirono in prigione vittime del loro sapere, veri martiri della scienza.
Ora voglio sperare non si giungerebbe a questo punto, ma non mancherebbero persone che getterebbero il ridicolo su quella donna che pensasse di dirigere i lavori in una miniera e volesse condurre una grande industria. Ma man mano che l'istruzione della donna progredisce ella mostra nuove attitudini che sono di buon presagio per l’avvenire; per esempio si credeva che la donna non avesse nessuna attitudine per la meccanica, ma appena divenne famigliare con alcune macchine, mostrò anche in questo campo la sua abilità e diede al mondo nuove scoperte utili e pratiche.
Nelle macchine da cucire, nei telai, nei filatoi, una quantità di perfezionamenti vennero fatti da donne. L’americana signora Mathers inventò un famoso telescopio che rende possibile di esaminare la chiglia delle navi sommerse; miss Knight inventò una macchina per fabbricare i sacchi di carta, e ogni giorno i giornali riportano nuove scoperte dovute all’intelligenza femminile.
Ho avanti a me una lista di brevetti d’invenzione ottenuti di recente da donne, fra gli altri per alcuni utensili nuovi e perfezionali per l’acconciatura, un apparecchio per togliere il fango alle biciclette e agli altri mezzi simili di locomozione, una pasta per pulire il cuoio giallo, un apparecchio per conservare gli alimenti, e così via. Anche in questo campo la donna è in continuo progresso; non passerà molto che si potrà manifestare una certa preoccupazione vedendo la donna invadere le carriere riservate per molto tempo soltanto agli uomini, ma non si potrà più dire che le donne non sono atte a certe professioni, perchè avranno mostrato col fatto l’assurdità di simile asserzione.