Le donne che lavorano/IX. Donne avvocate

IX. Donne avvocate

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IX.

Donne avvocate.

Se nella medicina la donna è riuscita anche in Italia ad entrare tranquillamente e quasi timida negli ospedali e si adopera a beneficio dell’umanilà sofferente, se nei laboratori concorre coll’intelligenza e lo studio paziente a far progredire la scienza e vede non troppo lontano il giorno in cui potrà formarsi una clientela e trar profitto delle sue cognizioni quella che incontra maggiori ostacoli ad usufruire d’un diploma guadagnato a furia di sudore sui banchi della scuola, è la donna che s’è data agli studi legali.

Soltanto per avere il diritto d’esercitare l’avvocatura la donna ha dovuto lottare in [p. 114 modifica] tutti i paesi d’Europa, tanto che, se non avesse avuto una bella forza di resistenza, si sarebbe ritirata dall’arringo scoraggiata e vinta.

Incominciò la Svezia a dare il buon esempio e la signorina Elsa Eschelson ottenne, non senza lotta, d’insegnare il diritto all’Università d’Upsala c di poter esercitare l’avvocatura.

In Francia vi furono molle discussioni quando la signorina Chanvin chiese d’essere iscritta nel numero degli avvocati, dopo aver svolto trionfalmente alla presenza dei suoi esaminatori la tesi di laurea.

E vero che in quell’occasione gli studenti ch’erano stati suoi compagni accolsero quel trionfo a furia di fischi, mostrando come nel loro animo l’invidia e la vigliaccheria avessero preso il posto della giustizia c della cortesia più elementari.

È vero che quando chiese di poter esercitare la professione guadagnata a furia di [p. 115 modifica] studio e di operosità, la sua domanda venne respinta col pretesto che non c’era una legge che permettesse alla donna l’esercizio dell’avvocatura.

Ma poi questa legge fu presentata al Parlamento, e dopo esser stata per parecchi mesi ad aspettare il suo turno venne accolta, ed ora la carriera del foro, se non ancora quella della magistratura, è aperta alla donna francese.

Nel Belgio invece, Maria Popelin, e da noi la signorina Poél, laureate in legge, invano chiesero di venir ammesse ad esercitare la professione alla quale avevano diritto per gli studi fatti.

È un ostracismo ingiusto che non potrà continuare a lungo se le nuove avvocatesse non cesseranno di patrocinare la loro causa, visto che vien loro negato di perorare quella degli altri; se la donna fermamente vuole, riesce finalmente a vincere, come ce ne ha dato l’esempio la donna francese. [p. 116 modifica]Non serviranno certo a scoraggiare dall’impresa tutte le caricature dei giornali umoristici che si scagliano contro le nuove avvocate, nè tutto lo spirito di cui fanno pompa per seppellirle col ridicolo. Vedere una donna in toga non credo che sia cosa più buffa del vederla vestila da ciclista, e forse un bel volto giovanile darà grazia anche a quella veste severa; del resto voglio sperare che le donne avvocate siano tali da imporsi al pubblico, il quale si dimenticherà di deriderle per ammirarle; poi il mondo si abituerà alle donne avvocate come si è già abituato alle operaie, alle scrittrici ed alle maestre.

In America sono già circa trent'anni che le donne vennero ammesse a patrocinare dinanzi ai tribunali ed ora si contano a centinaia le donne che esercitano l’avvocatura.

Troppe sono le opposizioni che incontra questa carriera in Italia per poter sperare [p. 117 modifica] che l’esempio dell’America venga presto seguito, troppi uomini fanno ressa alle professioni libere, e quantunque stimino la donna meno forte intellettualmente, pure, — e ciò è una contraddizione, — ne temono la concorrenza.

Chi si sente forte non dovrebbe temere perchè chi resterà indietro sarà il più debole, a vantaggio del più intelligente, di quello che avrà più seriamente studiato e che sarà spinto dall’amore alla sua carriera e non da una stupida vanità di acquistarsi un titolo accademico. Succederà una specie di selezione e la professione ne ricaverà vantaggio e dignità.

Che la donna non sia adatta alle battaglie del foro non si può pensarlo, non è certo la parola o gli argomenti che le mancano trattandosi poi di difendere il debole e l’oppresso, troverà parole eloquenti a favore d’una causa che per tanto tempo è stata la sua, e colla voce insinuante, il cuore [p. 118 modifica] infiammato per una causa santa troverà accenti tali da ottenere vittorie inaspettate.

È certo che, penetrata nei tribunali, un vasto campo e nuovo si offre alla sua operosità; fatto il primo passo, potrà aspirare alla magistratura, alla politica, e nuove vittorie potrà ottenere nel campo della civiltà. La questione della donna, questione che ora cammina a passi di lumaca, farà allora passi da gigante, il codice sarà modificato, e stabilite leggi più giuste a favore dei deboli e più in rapporto col progresso dei tempi.

Forse allora non sarà una menzogna il detto: La legge è uguale per tutti, ch’è scritto sulle pareti delle aule dove si dovrebbe amministrare la giustizia.

Non amo nè le parolone, nè le ribellioni; ma trovo ingiusto che da una parte del genere umano ci siano tutti i doveri e dall’altra tutti i diritti, che una donna [p. 119 modifica] intelligente che lui fatto i medesimi studi dell’uomo non possa aspirare alla medesima carriera, non possa disporre delle sue sostanze, e, saggia e intelligente, debba sopportare la tutela, magari d’un marito sciocco o imbecille, il quale e padrone di opprimerla, tradirla e rovinarla senza che essa possa invocare una legge giusta in suo favore.

Nel nostro paese, dove regnano l’apatia ed il misoneismo, questo giorno mi pare alquanto lontano, ma intanto le coraggiose che lottano per questa causa, non si sgomentino, esercitino la loro eloquenza nelle riunioni a favore dei deboli e degli oppressi, procurino di combattere i soprusi di cui furono e sono le vittime principali, e in mancanza di meglio gli studi fatti potranno esser loro utili nelle difficoltà della vita per i rapporti sociali e famigliari. Quante famiglie non sono trascinate a soffrire per l’ignoranza delle donne! È già una [p. 120 modifica] soddisfazione e una prova di coraggio essersi avviati in una strada nuova, ed è la sorte dei precursori di passare solitari ed incompresi in mezzo alla folla della gente piccola e volgare.