Le Troadi/Primo stasimo

Primo stasimo

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coro
Strofe
O Musa, per Ilio
intona fra lagrime
il canto funereo
degl’inni novelli
che adesso per Troia m’appresto a cantare.
Come io per il cocchio dall’orma quadruplice
perduta fui, misera, fui schiava agli Argivi,
allor che dinanzi alla porta
il cavallo dagli aurei frontali
lasciar, pieno d’armi, che al cielo
mandava il rimbombo.
E, asceso sovr’essa la rocca,
il popol di Troia gridò:
«Cessaron le pene: quest’idolo,
su dunque, alla vergine d’Ilio
offrite, alla figlia di Giove».
Chi mai non uscí dalla casa,
delle giovani, chi dei vegliardi?
E, gioendo, canzoni intonando,
accolsero il loro esterminio.

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Antistrofe
E tutti alle porte
accorsero i Frigi,
stupiti ammirando
l’agguato dei Dànai,
nel pino montano foggiato; e alla Vergine
ambrosia, che giogo non sa, lo donarono,
a pari di scafo di negro naviglio
con funi di lino l’addussero
alle sedi marmoree di Pallade,
al suolo che scorrer doveva
del sangue dei nostri.
E sopra il travaglio ed il gaudio
calò la notturna caligine.
E il flauto di Lidia suonò,
e i canti di Frigia; e le vergini,
dei pie’ fra l’aereo scalpito,
levarono un cantico lieto.
E il baglior delle faci, irrompendo
nelle case, il fulgore languente
sopiva dei fuochi domestici.

Epodo
Frattanto io, nel tempio
d’Artèmide alpestre, la vergine
figliuola di Giove,
cantavo, danzavo; ed un ululo
sanguineo s’effuse per tutta
la città, per le strade di Pergamo.
I pargoli cari tendevano
le mani sgomente,
a stringere i pepli alle madri;

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e Marte proruppe
dall’agguato, e fu opra di Pallade.
Cominciarono, all’are d’intorno,
le stragi dei Frigi. Le vergini
recidevan le chiome nei talami,
cordoglio alla patria dei Frigi,
corona pei figli dell’Ellade.