Le Fenicie (Euripide - Romagnoli)/Parodo
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CANTO D'INGRESSO DEL CORO
Entra il coro, composto di donne Fenicie.
Strofe
Lasciando il Tirio pelago,
dall’isola Fenicia1, al Nume ambiguo,
primizia di vittoria
venni, ministra al tempio
di Febo. E qui, sotto il Parnasio vertice
di nevi ognora grave,
abitai, poi che I’Ionio
percorsi, e i piani sterili
che cingon la Sicilia
valicò la mia nave,
fra l’alitar, fra l’equitar di Zefiro;
e il cielo empieva un mormorio soave.
Antistrofe
Giunsi, come elettissimo
dono, dalla città scelto, ad Apòlline
al suol Cadmèo, di Laio
alle torri, che prossime
cognate sono ai celebri Agenòridi.
Al par dei simulacri
sculti nell’oro, famula
di Febo qui m’addussero.
E ancor qui di Castàlia
m’attendono i lavacri,
per asperger le mie chiome, virgineo
decoro mio, nei Febèi riti sacri.
Epodo
O scintillante roccia,
o duplice2 che brilli
sui vertici di Bacco igneo fulgore:
o vigna3, e tu che germini
ogni dí dalla gemma un pingue grappolo,
e il nèttare ne stilli:
o del Drago4 caverna
santissima, o dei Numi aeree spècole,
o monte bianco per la neve eterna:
ch’io d’ogni tema libera
possa le scaturigini
lasciar di Dirce, e giungere
del mondo all’umbilico5, alla vallèa
sacra di Febo, e a danza il piede volgere
in onor della Dea.
Strofe II
Ecco, di Marte l’impeto,
sterminio infesto fulmina
dinanzi alle settemplici
mura. Deh, mai non sia,
ché la sciagura degli amici è mia.
Se questa terra un mal soffre, partecipe
ne sarà la Fenicia.
Ahimè, ahi! consanguinea
è la nostra progenie, siam germogli
comuni d’Io cornigera6:
i lor cordogli sono i miei cordogli.
Anastrofe II
E intorno a Tebe, un nuvolo
fitto di scudi, folgora
una parvenza orribile
di guerra. E Marte presto
recherà dell’Erinni il cruccio infesto
ai figliuoli d’Edipo. M’atterriscono
il tuo valor, pelàsgica
Argo, e il voler dei Superi:
perché quei che su Tebe, d’armi onusto
or s’avanza, rivendica
i Lari suoi: non è l’agone ingiusto.
Note
- ↑ [p. 338 modifica]L’isola Fenicia è lo scoglio sul quale sorgeva la nuova Tiro.
- ↑ [p. 338 modifica]Duplice perché il Parnaso aveva due vette, l’una sacra ad Apollo, l’altra a Bacco.
- ↑ [p. 338 modifica]O vigna ecc. Si riferisce a una leggenda che correva di una vite miracolosa che cresceva sul Parnaso e maturava ogni giorno un grappolo d’uva.
- ↑ [p. 338 modifica]Il Drago è il serpente Pitone, ucciso da Apollo.
- ↑ [p. 338 modifica]Umbilico, cioè centro del mondo era creduto Delfi.
- ↑ [p. 338 modifica]Siam germogli comuni d’Io: difatti da Io discende Epafo, da Epafo Libia, da Libia Agenore, e da Agenore Cadmo fondatore di Tebe e Fenice fondatore di Tiro.