La villa medicea di Careggi/I
Questo testo è stato riletto e controllato. |
◄ | La villa medicea di Careggi | II | ► |
I.
essuna città al mondo può rivaleggiare con Firenze per la sublime bellezza dei suoi dintorni, per la vaghezza infinita dei colli che le fanno gaja corona, per la varietà mirabile dei suoi paesaggi, per la ricchezza portentosa delle sue ville.
Splendida corona, veramente degna della città nella quale il bello ebbe sempre culto vivissimo e dove fu sempre una sublime armonia fra le meraviglie dell’arte e gl’incanti della natura.
Quelle colline che staccandosi da montagne e da poggi più lontani, voluttuosamente si distendono sulle verdi pianure solcate dall’Arno e con leggiera inclinazione si spingono fino alla città: che si accavallano, che s’intersecano, che si aprono per lasciare scorrere in un letto serpeggiante rivi d’acqua cristallina, che ora presentano il cupo aspetto dei boschi e dei dirupi, ora sporgono i fianchi coperti di vigne, di oliveti, di giardini fioriti, coteste colline offrono una quantità sorprendente di località deliziose, di soggiorni incantevoli, dove l’occhio si posa entusiasta, dove l’animo si ritempra, dove la mente trova le ispirazioni più belle e più gentili.
In questa corona di fiori e di gemme intrecciata attorno alla Regina dell’Arno, Careggi forma uno dei punti più gai e più brillanti.
E sul declivio dolce e gentile di collinette che derivano dal Monte dell’Uccellatojo e che scendono verso il piano, limitate dal torrente Terzolle, l’antico Rio Freddo, che leggiadramente ne carezza le pendici col filo argentino delle sue acque.
La fresca valle del Terzolle, i fianchi boschivi dell’Uccellatojo e del vicino poggetto di Monterivecchi, le inclinazioni del suolo, danno a questo lembo di campagna fiorentina un aspetto vaghissimo di verdura perenne, un carattere di quiete deliziosa e di tranquillo riposo.
Doveva esserci già una buona ragione perchè la famiglia Medici che possedeva nei dintorni di Firenze una straordinaria quantità di castelli e di splendide villeggiature, avesse una preferenza così viva e così costante per Careggi da farne la sua residenza favorita.
E le ragioni bisogna cercarle tutte nella bellezza e nella comodità di questa contrada.
Careggi infatti, coll’apparenza di una campagna distante dai rumori di una grande città, è invece vicinissimo a Firenze e le strade che vi conducono, senza aver l’inconvenienti delle vie maestre, sono ottime e comodissime ed offrono lo spettacolo sempre giocondo di un paesaggio bello, variato, animatissimo.
In due miglia di tragitto, è un succedersi continuato di panorami stupendi, di pittoresche vedute, è un passaggio consecutivo dinanzi a ville graziosissime, a fabbriche che vi rammentano una quantità infinita di memorie storiche.
Generalmente, la via preferita per andare a Careggi, è la Via Vittorio Emanuele che, partendo dalla Barriera del Ponte Rosso, rasenta la pendice del delizioso colle di Montughi; ma sono egualmente comode e pittoresche anche le altre strade che partono dalla Barriera del Romito e da quella del Ponte all’Asse.
La Via Vittorio Emanuele passa dinanzi alla splendida Villa Fabbricotti che per molti anni fu in possesso di un ramo della principesca famiglia Strozzi, lascia a destra il colle di Montughi sul quale appajono: la magnifica Villa Stibbert, dove è da ammirarsi un’armeria che per ricchezza e rarità di oggetti può dirsi prima in Italia, la bella chiesa di S. Martino a Montughi, la villa di Lorena che in tempi antichi fu in possesso di varie famiglie illustri e più modernamente servì di villeggiatura a Luigi Bonaparte già Re d’Olanda, ai Duchi di Parma ed all’ultimo Granduca di Toscana. Più avanti è il convento de’ Cappuccini, circondato da un fitto bosco di cipressi.
Dal lato opposto poi, l’occhio del passante si posa sul panorama stupendo di Firenze, maestosamente bella anche da questa parte, sebbene la via si alzi appena di pochi metri dal livello della città.
Poco dopo, lasciata a destra la Villa del Pollajo alla quale si riferisce un drammatico episodio della storia Medicea, che possiede un ricco museo lapidario raccoltovi dal Senatore Carlo Strozzi e che appartiene oggi ad Ernesto Rossi, si giunge al Palazzo Bruciato, il punto al quale convergono anche le strade che partono dalle altre barriere e che porta questo nome a ricordanza del palagio degli Ardinghelli, bruciato nel 1364 dalla milizie inglesi condotte dall’Aguto che, al soldo dei pisani, scorrazzavano attorno a Firenze. 1
Da questo punto si prende la via che fin da’ tempi più remoti chiamasi Chiasso Macerelli e che conduce direttamente a Careggi.
E quì pure si percorre un tratto di campagna fertile e pittoresca, quì pure il paesaggio è animato, reso più gaio da una quantità di ricche ed ampie ville signorili.
Prima ad incontrarsi è la grandiosa villa Stephens che fu in antico dei Neroni ed in specie di quel Dietisalvi che ebbe molta parte negli avvenimenti che si svolsero a tempo di Piero di Cosimo de’ Medici.
Più avanti è la villa Lemmi, uno dei tanti possessi che ebbe qui la famiglia Tornabuoni dalla quale usciva quella Lucrezia moglie di Piero de’ Medici, esempio portentoso di sapere e di virtù domestiche.
Sempre dallo stesso lato, a destra, è Poggio Secco, una leggiadra collinetta sulla quale sorgono alcune belle ville che nel secolo XV erano in possesso dei Davanzati, de’ Ciai e de’ Medici.
Olteprassata la pendice di Poggio Secco, siamo a Careggi, dove framezzo ai campi ubertosi s’inalza regina di tutte le ville vicine quella Medicea, il celebre Palagio di Cosimo il Vecchio de’ Medici, un antico e bruno castello, trasformato oggi in una deliziosa e sontuosissima villeggiatura che è posseduta dal Conte Augusto Bouturlinn.
Note
- ↑ [p. 81 modifica]La località si diceva in antico il Poggiuolo. Nel 1368, 5 febbraio, Domenico del fu Ubaldino degli Ardinghelli vendè a Lorenzo e Niccolò del fu Piero degli Ardinghelli un casamento bruciato, ecc., in luogo detto la Casa degli Ardinghelli. La villa fu poi dei Malegonnelle, dei Beccanugi, dei Medici, Ubaldini ecc.; ora è Viacava.