Capitolo VII

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VI VIII
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VII.

Di solito i padroni andavano a letto presto; qualche volta, però, se un bel fuoco ardeva nel focolare, zia Luisa e Maria s’indugiavano nella cucina, e chiacchieravano con Pietro. Seduta su un’alta scranna, la vecchia padrona filava: la luce gialla azzurrognola del lume ad olio dava un placido risalto, quasi una tinta di biacca, al suo largo viso bianco. Maria invece, un po’ stanca dopo una lunga giornata d’attività, si rannicchiava in un angolo del focolare, e parlava poco, invasa dal torpore del caldo e del riposo. Così seduta per terra, spesso coi piedi scalzi, ella pareva una serva, ma non cessava di essere meravigliosamente bella. Pietro la guardava alla sfuggita, e ogni volta che incontrava gli occhi di lei sentiva uno smarrimento di desiderio.

Discorsi quasi puerili si svolgevano fra la vecchia padrona e il giovine servo: zia Luisa vantava la sua roba, Pietro si divertiva a lodare la roba degli altri.

— Ho visto oggi il servo di Franziscantoni Careddu: scendeva all’abbeveratoio coi buoi del [p. 94 modifica]padrone. Quelloe son bestie! Hanno la schiena lucida come specchio e sono forti come leoni.

— Cosa dici? Ma se volevano venderli a me, quei buoi? Non li ho voluti perchè troppo vecchi. È da paragonarsi col mio giogo, forse, quello lì?

— Mi pare più bello del vostro!...

— Tu sei pazzo. Si vede che non distingui il bestiame bello dal bestiame brutto. Il mio giogo, devi sapere, costa cento scudi sonanti...

Ed ecco zio Nicola rientrava trascinando la sua gamba e battendo il bastone per terra: al solito era mezzo brillo e pretendeva che Pietro cantasse con lui una gara estemporanea. Per contentarlo Pietro cantava, ma si seccava, tanto più accorgendosi che anche le donne si annoiavano.

— Fatemi il santissimo piacere di finirla. — disse Maria una sera, sollevando il viso, indispettita. — Almeno tu, Pietro, finiscila!

— Donnicciola! — gridò zio Nicola, sollevando il bastone.

Maria glielo strappò di mano e si mise a ridere. A un tratto però vide che Pietro, improvvisamente ammutolito, le guardava il collo con uno sguardo da pazzo: e portandosi la mano al petto s’accorse d’aver lo camicia sbottonata. Senza dubbio Pietro vedeva il neo bruno con tre peli d’oro, grande quanto una lenticchia, che ella aveva un po’ sotto la fossetta della gola. Ella rimise entro l’occhiello il bottone d’oro della sua camicia, ma Pietro non cantò più, nonostante le preghiere e le minacce del padrone. [p. 95 modifica]

I giorni passavano; una sera zio Nicola uscì con Pietro e lo condusse nella bettola del toscano. Solo Maria Franzisca con la sua figura di madonna un po’ sciupata animava la melanconica osteria: appena vide i due uomini s’avvicinò premurosa e sorrise a Pietro.

— Eh, ti piace questo giovinotto? — chiese zio Nicola, battendo la punta del bastone sulle spalle di Pietro.

— È un bel giovine, certo!

— E io non sono un bell’uomo? Dov’è tuo marito?

— È andato ad Oliena per provvedersi di vino.

Zio Nicola non scherzò oltre; chiese del vino forte e bevette due bicchieri uno dopo l’altro. Maria Franzisca era tornata al banco, ma Pietro s’accorse che il padrone fissava la donna con occhi lucenti, senza curarsi di lui.

— Pietro Benu — disse ad un tratto zio Nicola — mi sono scordato di mandarti da Salvatore Brindis per dirgli che domani lo aspetto a casa, per l’affare delle capre. Và: dopo puoi fare quel che vuoi.

Pietro capì: s’alzò e andò via, ma invece di recarsi da Salvatore Brindis s’avviò verso casa. Gli pareva d’essere ubbriaco; pensava a Maria come nei primi giorni della sua passione, quando l’istinto incosciente lo spingeva a desiderarla con un desiderio quasi crudele.

Rientrò e trovò la giovane padrona sola in cucina, seduta al posto di zia Luisa, sull’alta scranna [p. 96 modifica]vicina al lume ad olio. Era un’illusione del suo desiderio? Ella cuciva tranquillamente e non accennava a ritirarsi.

— E la padrona? — domandò Pietro, attaccando il suo cappotto al solito chiodo.

— Si sentiva stanca, è andata a letto. E il babbo dov’è? — domandò Maria serenamente, senza neppure sollevar la testa.

— Rientrerà fra poco; l’ho lasciato con Salvatore Brindis, — mentì il servo, che staccò il cappotto dal solito chiodo e lo appese allo spigolo della porta.

Egli non sapeva che fare per nascondere il suo turbamento; si sentiva impallidire e tremare, quasi stesse per compiere un delitto: e la tranquillità di Maria, la cui mano si sollevava e si abbassava lentamente, col ditale di argento sulla punta del dito medio, aumentava la sua commozione.

Uscì nel cortile e cautamente chiuse il portone, affinchè zio Nicola, rientrando, non sorprendesse il colloquio pericoloso che egli voleva aver con Maria.

La notte invernale era limpida e fredda; la luna illuminava il cortile, dove le zappe e i vomeri brillavano come fossero d’argento; l’orologio di Santa Maria suonò le ore, con lunghe vibrazioni tremolanti: tutto era silenzio e gelo. Solo il cuore di Pietro ardeva e tumultuava.

Egli afferrò un grosso tronco nero coperto di musco gelato, lo sollevò sul suo petto, rientrò in cucina e lo depose sul focolare. Quello sforzo fisico [p. 97 modifica]lo calmò alquanto; sedette per terra, con la solita posa pittoresca, battè le mani una sull’altra per pulirle dai fili di musco lasciati dal tronco, si accomodò e poi si levò la berretta. Ma non seppe che dire.

Pensava confusamente che gli sarebbe stato facile alzarsi, balzare sulla giovine padrona e cogliere sulle sue labbra il bacio che egli desiderava come il febbricitante desidera un frutto fresco; ma non osava muoversi.

Per un po’ i due giovani tacquero; poi Maria, vedendo Pietro seduto quasi ai suoi piedi, disse una cosa che lo colpì e lo turbò maggiormente.

— Pietro, ti aspettavo. Ho da dirti una cosa.

Egli sollevò il viso e la guardò; ma ella continuava a cucire, con gli occhi fissi sull’ago e le ciglia abbassate, e non vide lo sguardo lampeggiante di lui.

— Senti, Pietro. Volevo parlartene prima, ma non ho avuto mai l’occasione. Devi però promettermi che, qualunque cosa tu possa decidere, non dirai mai che io te ne ho parlato. Me lo prometti?

Egli scosse la testa col suo gesto sprezzante: intuiva già quanto ella voleva dirgli. Tuttavia rispose:

— Te lo giuro, sulla mia coscienza.

— Senti, Pietro: che pensi di Sabina? Ti sei spiegato con lei? Ti hanno raccontato qualche storia sul conto suo, che l’hai così trascurata? Ella ti vuol bene... Che dici tu?

Maria non smise il suo lavoro: parlava con calma, e non dimostrava d’interessarsi oltre misura [p. 98 modifica]alla causa da lei perorata; neppure si scosse per il prolungato silenzio di Pietro.

Egli non sapeva che dire; pareva colto da stupore e fissava gli occhi quasi smarriti sulla fiamma che cominciava a lambire il tronco, il cui musco s’era già tutto incendiato come una minuscola brughiera.

Che dire? Sabina gli voleva bene? Chi se ne ricordava più? Quell’amore era stato per lui simile alla fiamma fugace del musco secco, mentre l’ardore che ora lo bruciava era come il fuoco che si sarebbe spento solo dopo aver incenerito il tronco.

Finalmente Maria sollevò la testa, ma senza troppa curiosità. Prese il rotolo del refe, fece scorrere il filo attraverso le dita, lo ruppe coi denti, e mentre infilava l’ago sollevandolo verso la fiammella del lume, domandò:

— Non dici nulla, Pietro? Parla.

Pietro aveva anch’egli sollevato gli occhi e la investiva da capo a piedi con uno sguardo disperato. Quella sera Maria era più bella del solito, o almeno tale appariva al servo. La tela ch’ella cuciva le copriva il grembo e cadeva fino al pavimento; la camicia di lei, bianchissima, aveva riverberi di neve; fra tutto questo candore il collo di lei pareva più roseo, e il viso più affascinante: e la fiamma del lume e il chiarore del fuoco la circondavano d’una luce suggestiva.

Gli angoli della cucina si perdevano nell’ombra: fuori era notte e silenzio, e in quello sfondo di [p. 99 modifica]mistero la figura di Maria appariva a Pietro come gli appariva nei sogni, vicina, sua, solamente sua.

Egli non aveva che a stender le braccia per stringerla a sè.

— Ma non parli, dunque? Perchè mi guardi così Pietro? — ella domandò, cominciando a inquietarsi.

— Cosa vuoi che ti dica? Che cosa vuole da me tua cugina? — egli chiese allora con accento sincero. — Io non le dissi mai di volerle bene: io non le voglio bene. Che vuole da me?

— Pietro Benu! — esclamò con orgoglio la cugina ricca, offesa per la cugina povera. — Non si parla così! Non si tratta così una ragazza onesta! Non mentire: io stessa vidi, laggiù nella vigna, che tu la corteggiavi e le parlavi in segreto!

Ma Pietro ebbe un’astuzia da innamorato.

— Le parlai in segreto? Ebbene, sì, è vero, — disse chinando gli occhi e prendendo in mano il bastone di ferro, bucato, che serviva per soffiare o attizzare il fuoco.

— È vero, sì? Vedi dunque. Pietro...

Egli fece un segno sulla cenere con la punta del bastone.

— Sì, dissi a Sabina che dovevo confidarle una cosa... ebbene, sì, il mio amore... ma non per lei, per un’altra donna. Volevo chiederle un parere.

— A chi? A Sabina? E perchè a lei? — domandò meravigliata Maria.

Pietro fece un altro segno di croce sulla cenere: in quel momento egli si sentiva astuto, eppure timido come un fanciullo. [p. 100 modifica]

— Perchè? Perchè Sabina è parente dell’altra.

— Dell’altra! — Ripetè Maria.

Tacquero. Lo sguardo di lei s’oscurò, le sue mani si fermarono.

— Una parente... una parente di Sabina? — domandò come a sè stessa, pensierosa, chinando il capo, col gomito sul ginocchio e il dito col ditale sulle labbra.

Pietro provava un’angosciosa sensazione di paura; eppure in quel momento non ricordava affatto zio Nicola, zia Luisa, e che egli era il servo della donna alla quale stava per svelare la sua passione insensata. Maria si battè tre volte i denti col ditale.

— Una parente? Una parente? Una parente?

— Ebbene, sei tu! — egli disse, quasi irritato.

Ella lo guardò, senza stupore, senza indignazione; ma arrossì e rise.

— Scherzi, Pietro Benu?

Egli riacquistò subito il senso della realtà; ricordò ancora il padrone, la padrona, la distanza sociale che lo separava dalla bella fanciulla beffarda, alla quale aveva finalmente aperto il suo cuore; ma non ebbe più paura.

Oramai erano di fronte: il segreto non li separava più, e un istinto selvaggio animava Pietro come doveva animare l’uomo primitivo davanti alla donna agognata.

Ma a questo istinto si univano anche i sentimenti provati da Pietro nei lunghi giorni della sua solitudine: desiderio e sogno d’amore, orgoglio, bisogno di vittoria. [p. 101 modifica]

— Ebbene, sì, tu! Perchè ridi? perchè son povero e servo? E se son povero e servo non posso volerti bene lo stesso? più degli altri, anzi, Maria; perchè gli altri possono guardarti con secondo fine, per sposarti, per avere i tuoi beni, mentre io ti guardo così come si guarda una cosa che non si può toccare; io ti voglio bene per te sola, senza altra speranza che di essere ben voluto da te. Del resto, chi lo sa che anch’io non possa diventar padrone, chi lo sa che anch’io non possa diventar ricco...

— Senti, — disse Maria, seria, troppo seria, — tutto questo è pazzia! Io ho riso, così, non per offenderti, ma perchè... ti sei spiegato in un modo curioso! Se tu sei povero, che colpa ne hai? Siamo tutti eguali davanti a Dio.

Egli capì che ella parlava così perchè aveva paura d’irritarlo; ma si fece più ardito.

— E allora, dunque? Perchè...

— Ebbene, sii savio, Pietro. Pensa che se anch’io volessi, gli altri non vorrebbero...

— Ma tu... ma tu?...

— Io non posso volerti bene.

— Vuoi bene ad un altro?

— No, non voglio bene a nessuno; non penso di voler bene a nessuno.

— Dici così perchè non sai cosa voglia dire voler bene, vedi. — egli insistè, con coraggio disperato. — Ma potrai volermi bene, vedi; ora che sai come io ti amo, ora mi guarderai con occhi diversi... [p. 102 modifica]

Maria veramente lo guardò con la coda dell’occhio, presa da un vago terrore. Egli s’animava troppo.

Era forse diventato pazzo? Che pretendeva da lei? Ella lo ascoltava benevolmente, un po' per paura, un po’ anche perchè ci provava gusto, ma ora bastava. Egli parlava bene, questo sì; mai nessuno le aveva diretto una più calda e viva dichiarazione d’amore, ma ella aveva troppa coscienza del suo dovere per permettersi oltre il gusto di ascoltarlo.

Con ostentata lentezza ripiegò la tela, ficcò l’ago nel rotolo del refe, si tolse il ditale e si dispose ad andarsene.

Un velo oscurò gli occhi di Pietro. Ella si ritirava; egli non l’avrebbe vista mai più così, sola davanti a lui, nel silenzio e nell’ombra della notte.

Con uno slancio balzò e sedette vicino a lei, e le afferrò una mano.

— Resta: ho da parlarti ancora...

— Lasciami! — gridò Maria, scuotendosi tutta con fiero sdegno. — Lasciami o chiamo la mamma. Rimani al tuo posto!

Egli ricevè la frustata in pieno viso.

Lasciò subito libera la mano di Maria, e sentì come uno spasimo di pianto, e forse si sarebbe umiliato e avrebbe domandato scusa alla fanciulla, se ella, d’improvviso, non fosse balzata su, tentando di scappare.

D’un balzo fu anch’egli in piedi, la rincorse e l’afferrò quasi brutalmente. [p. 103 modifica]

— Non gridare, — le disse però con voce supplichevole. — Non voglio farti del male. Voglio solo che tu mi ascolti. Ti tengo, appunto per dirti che tu non devi aver paura di me... Ecco, vedi, ti potrei far del male, ma non voglio, non ci penso neppure.

— Lasciami, allora, lasciami, Pietro. — ella disse minacciosa, svincolandosi.

Egli le recinse la vita con un braccio, avvicinò il viso di lei al suo e la baciò sulle labbra; poi la lasciò.

Tremava tutto, e come in sogno udi ch'ella piangeva convulsa e diceva:

— Vile, vile... dirò tutto al babbo... ti farò mandar via...

E quando si trovò solo nella cucina silenziosa, ove la gran fiamma cigolante del tronco pareva cosa viva, ripetè a voce alta le parole di Maria:

— Vile, vile... dirò tutto al babbo... ti farò mandar via...

Tutto era perduto. Era forse meglio andarsene prima di venir cacciato via come un cane. Che avrebbe fatto dopo? Dove sarebbe andato? La sua vita, oramai, non aveva più scopo.

Rimise in ordine il cucito di Maria, ch’ella nella fuga aveva lasciato sparso per terra, e sedette sulla scranna, aspettando il ritorno del padrone.

— Appena rientra gli racconto tutto, poi vado via. Ebbene, egli forse mi perdonerà. Gli dirò: sono uomo anch'io; la passione mi ha tolto il senno. Voi che siete uomo di mondo, padrone mio, [p. 104 modifica]voi che stassera stessa avete peccato, scusatemi e perdonatemi se ho baciato vostra figlia... Baciata! L’ho baciata! — pensò all’improvviso.

E un brivido di voluttà, come non l’aveva sentito nell’atto del bacio, gli serpeggiò per tutta la persona. Allora, nonostante tutti i suoi timori e le sue incertezze, chinò il viso fra le mani e si sprofondò in un sogno di amore: aveva qualche cosa da ricordare, e fra il ricordo e il desiderio, entrambi disperati, la sua passione diventava più che mai forte e feroce.