La sesta crociata, ovvero l'istoria della santa vita e delle grandi cavallerie di re Luigi IX di Francia/Parte seconda/Capitolo IV

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Capitolo IV.

Della gran Corte che ’l Re bandì a Salmuro, poi della fellonia del Conte della Marca, e come questi ne fu punito.


Ora ritorneremo a nostro proposito e materia, e diremo che, appresso queste cose, il Re tenne una gran corte e magione aperta a Salmur in Angiò, e ciò ch’io ne dirò sarà di tutta verità per ciò ch’io vi era. E ben vi certifico che ciò fu la più impareggiabile cosa ch’io vedessi anche, e la più adorna ed apprestata. Alla tavola del Re mangiavano il Conte di Poitieri, cui egli avea fatto novellamente Cavaliere il giorno di Santo Giovanni che non ha guari era passato, il Conte Giovanni di Dreux ch’egli avea fatto altresì Cavaliere novello, il Conte della Marca e il Conte Piero di Brettagna. E ad un’altra tavola davanti il Re all’indiritto del Conte di Dreux, mangiava il Re di Navarra che molto era parato ed adorno di drappi d’oro in cotta e mantello, la cintura, il fermaglio e la corona d’oro fino, davanti il quale io trinciava. Davanti il Re San Luigi servivano del mangiare il Conte d’Artois e suo fratello, ed il buon Conte di Soissone, il quale trinciava del coltello: e per la tavola del Re guardare erano Messere Umberto di Belgioco, che poi fu Connestabile di Francia, e Messer Onorato di Coucy, e Messer Arcimbaldo di Borbone. E ci avea dietro questi tre Baroni ben trenta de’ loro Cavalieri in cotte di drappo di seta per buona guardia, e dietro questi Cavalieri ci avea gran [p. 40 modifica]quantità di Uscieri d’arme e di sala, che erano al Conte di Poitieri e che portavano sue armi battute sopra zendado. Il re si era abbigliato orrevolmente il più ch’egli avea saputo farlo, sicché saria cosa meravigliosa e lunga a raccontare; a tanto che udii dire a molti della compagnia che giammai essi non avean veduto tanto di sorcotti nè d’altri guarnimenti di drappo d’oro a una festa, com’egli ci avea a quella là.

Appresso quella Festa il Re condusse il Conte di Poitieri sino al detto loco di Poitieri per riprendere suoi feudi e signorie; ma uno inconveniente arrivò allora al Re dal Signore della Marca, che pure avea mangiato alla sua tavola a Salmur. Perchè assembrò egli segretamente gran genti d’arme tanto quanto potè incontra il Re, e le rattenne a Lesignano presso Poitieri. Il buon Re avrebbe ben voluto essere a Parigi; e gli fu forza di soggiornare a Poitieri quindici giorni senza ch’egli ne osasse sortire. E si diceva che il Re e ’l Conte di Poitieri aveano fatto malvagia pace col Conte della Marca. Perchè egli convenne che ’l Re, per accordarsi, andasse parlare al Conte della Marca ed alla Reina d’Inghilterra sua donna, la quale era madre dello Re d’Inghilterra.

E tantosto appresso che ’l Re se ne fu ritornato di Poitieri a Parigi, non tardò guari che il Re d’Inghilterra e il Conte della Marca si allearono insieme a guerreggiare contro il buon Re San Luigi colla più gran compagnia di guerra ch’essi poterono ammassare e soldare; e si recaro di [p. 41 modifica]Guascogna davanti il castello di Taglieborgo, che è assiso sopra una molto maschia riviera che ha in nome Carenta, sulla quale non avea là presso che uno piccolo ponte di pietra assai stretto per ove si potesse passare. E quando il Re lo seppe, mosse e s’addirizzò verso loro a Taglieborgo. E sì tosto come le nostre genti appercepiro quelle dell’oste nimica che aveano dal loro lato il detto castello di Taglieborgo, incontanente molto perigliosamente si presero a passare gli uni per di sovra il ponte, gli altri per battelli, e cominciaro a correr sovra gli Inghilesi, ed a donare ed a ricevere grandi colpi. Il che veggendo il buon Re, se ne va egli in gran periglio a mettersi per mezzo gli altri. E bene ci avea il periglio molto grande perchè, per un uomo che ’l Re aveva quando e’ fu passato, gl’Inghilesi ne aveano ben cento. Ma ciò non ostante quando essi Inghilesi videro il Re passato si cominciaro ad isbigottire così come Dio volle, e se n’entraro di dentro la città di Saintes. Ed egli avvenne che nella mislea ci ebbe alquanti di nostre genti per mezzo gl’Inghilesi che entraro con essi nella cittade e vi furono presi.

Donde poi ho udito dire ad alcuno di loro che in quella nottolata il Re d’Inghilterra e il Conte della Marca ebbero grande discordia l’uno all’altro nella detta cittade di Saintes, secondo che poterono intendere. E dicea lo Re d’Inghilterra che il Conte della Marca lo avea inviato chiedere dietro promessa ch’e’ troverebbe in Francia grande favore e soccorso; il che non essendo, e facendone [p. 42 modifica]dibattimento, si mosse il Re d’Inghilterra della città di Saintes, e se ne andò in Guascogna d’onde s’era partito; sicché vedendo il conte della Marca ch’egli era solo dimorato, e conoscendo ch’e’ non poteva ammendare il mal fatto, si rese prigioniero del Re con sua donna e figliuoli. Donde poi avvenne che ’l Re n’ebbe gran quantità di terre dal Conte donandogli pace, ma io non so bene appunto chente e quali, per ciò ch’io non c’era presente, giacchè non avea allora vestito anche usbergo1, e solo ho per udita che insieme alle terre il Conte quetò al Re ben diecimila lire di parigini di rendita che ciascun anno esso riceveva da lui.

  1. Questa pace fu fermata nel 1242. I possessori di feudo d’usbergo, lo vestivano a 21 anni, cioè quando avevan raggiunta la maggiore età; dunque il n. a. sarà nato intorno il 1222.